Tre persone hanno perso la vita e una è dispersa a causa delle piogge e delle piene che hanno interessato le Marche e l’Emilia Romagna. Una vittima a Reggio Calabria. Basilicata di nuovo in ginocchio per le alluvioni. Poche ore di pioggia e il territorio italiano è nuovamente disastrato. Danni ingenti nel sud italia. Messina messa in ginocchio da frane e allagamenti. In Basilicata sconvolto il patrimonio zootecnico. Anche Calabria e Puglia scontano le conseguenze del nubifragio. Cronaca di tragedie annunciate. La denuncia di Massimo Gargano (audio), presidente dell’Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni) Clima e speculazione edilizia La variabilità del clima è diventata una costante e va ad incidere su una macchina della prevenzione fortemente deficitaria. La mancanza di un piano integrato d’intervento, la speculazione edilizia amplificano le sciagure e si paga economico e costo di vittime. La difesa del suolo pare lasciata a sestessa dal governo. I danni al sud Sono bastate quattro ore di pioggia intensa per devastare il sud Italia. Ieri mattina diverse frane si sono riversate su Messina scaricando un’ immensa quantità di acqua e fango. La città è stata messa in ginocchio, bloccate entrambe le autostrade. A fine giornata si sono contati i danni alle case, fabbricati industriali, mezzi di trasporto e attrezzature. Particolarmente critica la situazione in Basilicata: qui, ad essere colpiti, soprattutto gli animali. A Metaponto un’azienda zootecnica è stata travolta dall’alluvione. La Prefettura ha chiesto l’intervento dell’Esercito e ha mobilitato le autorità sanitarie e veterinarie per fronteggiare l’emergenza. Anche in Puglia danni e allagamenti hanno colpito la Regione e un elicottero della Marina Militare ha tratto in salvo cinque persone in difficoltà nelle campagne della zona di Ginosa (Taranto). Il dissesto idrogeologico Nelle regioni meridionali gli effetti del maltempo che, come abbiamovisto hanno colpito anche molte zone del centro, con vittime nelle Marche, hanno di nuovo messo in evidenza come il dissesto idrogeologico sia provocato da una dissennata corsa all’edificazione, spesso al di fuori di qualsiasi regola. In questi anni sono mancati interventi specifici e preventivi, gli organismi preposti alla difesa del suolo mostrano alla corda così come sembra non esistere un piano organico. I Consorzi di Bonifica Centri di prevenzione potrebbero essere i Consorzi di bonifica presenti sul tutto il territorio nazionale che però non riescono ad intervenire in maniera adeguata. «I consorzi di bonifica -dice Massimo Gargano, presidente dell’Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni)- vivono questo tipo di stagione: sono delle eccellenze per le competenze affidate al nord, funzionano decentemente al centro e poi c’è la problematica sud, si parla della Sardegna dove vengono espropriate alcune funzioni o della Sicilia dove i consorzi sono stati commissariati da18 anni». Manca un piano Proprio a Messina anche la Cgil aveva chiesto gli interventi indispensabili per la messa in sicurezza del territorio, soprattutto all’indomani della tragica alluvione del 1 ottobre del 2009. Il governo però sembra continuare a sottovalutare la situazione. Ciò viene testimoniato ancora da Gargano che ricorda come «il 15 di febbraio tutta la filiera del suolo di questo paese si è raccolta intorno all’Anbi che ha presentato un piano di mitigazione del rischio idraulico, un piano che vale 5milioni e 700.000 euro che sembrano tantissimi, ma se pensiamo che nei mesi di ottobre, novembre e dicembre in alcune regioni italiane ci sono stati danni per 3miliardi di euro noi non possiamo pensare che si possa continuare a stare con il naso all’insù aspettando che esca il tempo buono». La speculazione edilizia Elemento centrale del disastro continua ad essere la speculazione edilizia, i dati parlano chiaro, in Italia ogni giorno vengono edificati 700 ettari diterritorio e la variabilità climatica non viene affrontata con l’attenzione che merita. Ad ogni occasione non si paga solo un tributo di vite umane ma si determina anche un danno economico complessivo. Anche le aspettative per il futuro non sono rosee, una realtà che il presidente dell’Anbi sottolinea con pessimismo: «Non abbiamo perso la speranza, ma abbiamo la sensazione che è la stessa di un autore campano che scrisse “Io speriamo che me la cavo”, questa è la cultura dominate in questo paese».a.f-
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