Corrotti, corruttori, corruttibili e il potere che li salva dai processi.
 







Rosario Amico Roxas




I trenta denari sono diventati solo simbolici, per indicare il tradimento retribuito; ma ai nostri giorno non sono più trenta; nessuno si sputtanerebbe per “soli” trenta denari” e meno che meno il patriottico Scilipoti che transumò nelle fila del cavaliere, spinto da spirito d’amor patrio e di grande sensibilità per il bene comune. Si offrì alle platee televisive per sostenere il suo sacrificio voluto solo ed esclusivamente per  favorire il governo nella sua attività di benefattore del popolo italiano. Me per meglio operare sempre nell’interesse del popolo  a Scilipoti fu promessa la possibilità di intervenire direttamente come membro del governo, elevandolo a dignità istituzionale.
Ma non appena iniziò l’itinerario del pagamento delle promesse fatte per avere in cambio i numeri  in parlamento, ecco spuntare i primi ostacoli. Il prescelto per un ministero subito, quello dell’agricoltura che amministra  le sovvenzioni europee,non risultò gradito al Presidente della Repubblica, per la semplicissima ragione che si tratta di un personaggio in  odore di coinvolgimenti mafiosi.
Quanto poi all’aumento dei sottosegretari per soddisfare gli appetiti  arretrati dei transumanti, diventati “responsabili”, niente da fare, occorre un DDL e non basta un decreto, stante il fatto che non emergono motivi di urgenza.
E’  così che il patriottico Scilipoti si incazza (anche  uno come Scilipoti nel suo piccolo si incazza) e avverte il presidente del consiglio, con un ultimatum perentorio,  di mantenere le promesse, altrimenti i responsabili (palesemente paradossale il nome che si sono dati !) si riterranno liberi da impegni.
Ne deriva la constatazione che quella transumanza fu promosso alla luce di un vile baratto il cui scopo rimane quello di mantenere il potere per evitare i processi.
Il cavaliere, commentando i fatti della Libia, ebbe a dichiarare che il suo amico Gheddafi decise dirimanere al potere quando “qualcuno” paventò l’ipotesi di deferire il colonnello folle di Tripoli al tribunale internazionale, allo scopo di evitare di essere processato per crimini  contro l’umanità, imputazione degna di un dittatore sanguinario.
Anche il cavaliere ha forzato  la mano ai corruttibili per rimanere al potere e sfruttare la carica per evitare i processi; ma i suoi processi non riguardano reati degni di un dittatore sanguinario, ma si tratta di reati di un quarraquaquà  ubriaco   di potere ed esaltato da se stesso, che si è convinto (complici i suoi servi pseudo-fedeli) di essere al di sopra delle leggi, dentro un’aurea di intoccabilità.
Gheddafi e Berlusconi hanno così un medesimo scopo per mantenere il potere ed evitare i processi, solo che i reati di Berlusconi prima che delle condanne meritano il pubblico ludibrio.









   
 



 
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