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Centrale di Fukushima, cronaca di un disastro (quasi) annunciato |
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Quella centrale doveva essere chiusa. Il cataclisma nucleare in corso resterà negli annali storici a memoria di come l’atomico all’alba del XXI secolo sia ancora fuori controllo e che garantirne in qualche modo la sicurezza sia in pratica impossibile. Stando infatti a quanto rivelato dal New York Times solo poche settimane prima del sisma che ha colpito il Giappone e mandato in tilt la centrale di Fukushima il governo nipponico aveva approvato una estensione operativa per altri 10 anni al reattore No.1, nonostante diversi segnali che indicavano che quel reattore doveva essere disattivato. E’ uno degli aspetti del nucleare. Vista l’opposizione della pubblica opinione nei confronti dell’atomo, molti gestori di questi impianti sono ricorsi spesso al prolungamento dell’operatività che per norma non deve superare i 40 anni. In pratica quello che è accaduto in Giappone è facilmente riassumibile: davanti alla necessità di ottenere fonti energetichealternative al petrolio, si è pensato che era più semplice espandere l’uso del nucleare, senza però investire su nuovi reattori. Così Tokio ha preferito chiudere gli occhi su crepe e mancate controlli ed allungare la vita dei reattori esistenti. Il reattore no. 1 di Fukushima è stato costruito dagli americani della General Electric ed è entrato in servizio nel 1971. Secondo gli esperti, anche tra coloro che sono stati coinvolti nella sua costruzione, hanno dichiarato che il modello è ormai vecchio. E così a danno avvenuto si scopre che nonostante il fatto che gli ispettori che visitarono il reattore no.1 a febbraio segnalarono crepe da stress nel sistema di backup dei generatori, che i sistemi di controllo erano inadeguati, la commissione giapponese approvò l’estensione operativa e mise nero su bianco che la centrale di Fukushima aveva rispettato tutte le norme antisismiche. Quelle fessure mettevano quelle macchine a rischio di corrosione a causa dell’acqua marina e dellepiogge. Se non bastasse gli stessi tecnici della Tepco (l’azienda che gestisce l’impianto) hanno amesso che nessuno aveva ispezionato ben 33 parti del sistema di raffreddamento, come le pompe e i generatori. E questa è solo l’ultima in ordine di tempo. Già nel 2000 e nel 2003 i reattori di Fukushima vennero fermati dopo la alcune informazioni erano giunti alla commissione. Addirittura nel 2003 gli impianti furono messi sotto accusa dopo che si scoprì che la compagnia aveva falsificato i dati delle ispezioni e nascosto difetti di funzionamento nel corso degli ultimi 16 anni. La ragione: risparmiare sui costi di mantenimento. Tutti gli altri reattori a Fukushima e altri 13 sparsi in Giappone si apprestavano, (usiamo il condizionale sperando che non accada) nel corso dei prossimi 10 anni a chiedere autorizzazioni similari. Questa procedura che purtroppo ha preso piede dimostra come prima di pensare alle centrali sia indispensabile una autorità indipendente che sia in grado di direno ai poteri forti dell’economia e del governo. Il problema del prolungamento della vita dei reattori è uno dei temi caldi, oltre al problema delle scorie, che riguarda il nucleare. Il problema non è solo del Giappone. Tra le nazioni che rischiano di più c’è la Russia. Infatti le strette relazioni che intercorrono tra gli ispettori e l’industria nucleare hanno di fatto permesso che nell’ultimo decennio estensioni di operatività rispetto a reattori che avrebbero dovuto essere spenti sono stati concessi alle centrali nucleari di Leningrado, Kola e Kursk. l’organizzazione ambientalista russa Ecodefence ha indetto una manifestazione davanti agli uffici della Rosatom, la corporation nazionale che controllo gli impianti atomici in Russia, per contestare la politica che l’azienda non intende modificare nonostante la lezione di Fukushima. Stando sempre all’organizzazione russa che ha utilizzato una elaborazione prodotta dalla Commissione europea sui rischi nucleari ha determinato chead oggi sono 120 mila le persone che rischiano la contaminazione radioattiva in Giappone.Simonetta Cossu
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