L’inevitabile è accaduto e alla centrale nucleare di Fukushima è allarme massimo. Che la situazione stesse precipitando lo si intuiva dai disperati e a volte inutili tentativi che la società di gestione la Tepco stava tentando per fermare quello che molti esperti avevano già annunciato: il plutonio non è più contenuto nelle vasche di raffreddamento. La conferma è arrivata dallo stesso governo giapponese che ha dichiatato di ritienere «possibile» una fuoriuscita di plutonio dalla centrale nucleare di Fukushima. Lo ha ammesso in una conferenza stampa il capo di gabinetto, Yukio Edano, che ha annunciato «più controlli anche nelle aree intorno all’impianto». Tracce di plutonio sul terreno sono state registrate in cinque punti del terreno all’esterno della centrale. Nelle stesse ore il premier Naoto Kan, ha assicurato al Parlamento che il governo è «in stato di massima allerta» per Fukushima, dove la situazione resta «imprevedibile» perchè i sistemi diraffreddamento di molti reattori sono guasti e le fughe radioattive si sono moltiplicate dal giorno del sisma. Per quanto riguarda la fuoriuscita di plutonio,il portavoce del governo ha provato a tranquilizzare sottolineando che si tratterebbe di livelli ancora bassi ma tali da porre nuovi pericoli per i tecnici impegnati alla messa in sicurezza di Fukushima. Sta di fatto però che già 200mila persone che vivevano nel raggio di 30 km dalla centrale e stando a quanto dichiarato dalla ong russa Ecodefence le radiazioni sono uguali o molto vicine a quelle registrate a Chernobyl. Quanto all’acqua contaminata, i problemi maggiori sono segnalati al reattore numero 2 dove la radioattività è di 1.000 millisievert/ora, pari a quattro volte il livello massimo annuale a cui può essere esposto un lavoratore in condizioni d’emergenza. L’acqua che viene iniettata nel reattori è stata ridotta per alleviare la pressione sui serbatoi e contenere le perdita, ma tutto questo ha portato a un aumentodella temperatura. Il raffreddamento del combustibile avrà comunque la precedenza sui problemi della fuoriuscita di liquido, ha spiegato Edano. La situazione peggiora di giorno in giorno e le prospettive sono molto incerte. E lo si intuisce anche dalle comunicazioni che arrivano dalla Wnn, l’agenzia stampa delle mulinazionali nucleari che cerca di tranquillizzare ma fa anche un’ammissione della gravità della situazione in tutta l’area: «L’ammontare complessivo della radioattività in mare, così come le quantità di radionuclidi, nei pressi di Fukushima Daiichi ha registrato un andamento decrescente negli ultimi due giorni, anche se alcuni rimangono ben al di là normali limiti regolamentari. Dieci chilometri a sud, nell’impianto danneggiato di Daiini, i livelli nello stesso periodo sono aumentati, il che indica un flusso di acqua e la dispersione delle sostanze in mare. Attualmente esiste un quadro poco chiaro dei lavori nei dintorni del sito, incluso il modo in cui alcuni radionuclidisi siano spostati dal nucleo del reattore o dalle piscine del combustibile nucleare esausto all’attuale localizzazione. Dal momento in cui l’incidente è iniziato più di 18 giorni fa, l’acqua è apparentemente fuoriuscita dagli edifici, è stata più volte irrorata sulle piscine del combustibile esausto e sversata dall’elicottero. Inoltre sono cadute pioggia e neve». E se c’è chi lotta c’è anche chi sparisce. Un piccolo giallo si sta sviluppando sulla sorte del capo della Tepco, la società che gestisce la centrale. Dalla breve conferenza stampa del 13 marzo, due giorni dopo la catastrofe, nessuno ha più visto Masataka Shimizu in pubblico. Da allora, il manager sessantaseienne è praticamente scomparso e alle continue domande su dove sia, i portavoce rispondono rimandando a "una piccola malattia" per il superlavoro. C’è da dire che "svanire" in tempo di crisi è una tradizione dell’elite giapponese, ma questa volta, di fronte all’ampiezza del disastro, la rabbia del pubblico impazza: sulweb c’è addirittura chi chiede la pena di morte o il suo processo davanti ad una corte penale. Se le voci sulla sorte del capo della Tepco sono varie (dalla fuga all’estero al ricovo in ospedale alla morte suicida), non sembrano esserci dubbi sulle sue prossime dimissioni. Fino all’11 marzo, Shmizu era stato molto lodato per aver fatto crescere nuovamente i profitti della Tepco dopo le perdite causate dai danni ad una centrale nel terremoto del 2007. La sua ricetta era stata semplice: taglio dei costi. Nel suo ultimo rapporto annuale sottolineava l’importanza di costruire centrali "resistenti ai disastri", ma rimarcava con orgoglio che la compagnia aveva tagliato i costi delle ispezioni "non rinviandole ma riducendo la loro frequenza". Non fu una buona decisione e purtroppo gli eventi lo stanno provando. Quella in corso a Fukushima è una vera guerra e come in tutti i conflitti i protagonisti, cioè i soldati, passano in secondo piano. Ma ieri per la prima volta dall’incidente sonocomparse sui siti le prime notizie di chi rischia la vita per provare a spegnere qualcosa che non si può spegnere. "Tutti noi, incluso me stesso, siamo vittime del disastro. Ma stiamo tutti lavorando sodo per rispettare i nostri doveri come tecnici della Tepco, prima di pensare a noi stessi come vittime del disastro". Sono le parole scritte in una mail inviata da un lavoratore della Tepco agli amministratori della società a Tokyo. Tra tutte le email inviate, una frase centra il nocciolo quella questione: "Piangere è inutile. Se ora ci troviamo all’inferno, tutto ciò che possiamo fare è darci una spinta per andare verso il paradiso". Simonetta Cossu
|