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Cina, azione diretta animalista salvati 520 cani, è la prima volta |
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Un camion viaggia lungo le polverose strade della provincia di Jilin. L’autista è stanco, viaggia ormai da diverse ore e desidera soltanto arrivare a destinazione, scaricare la merce e andare a riposare. Il lavoro dei camionisti è duro ad ogni latitudine, ma in Cina le distanze a volte sono davvero immense e costringono a viaggi interminabili: da una città all’altra, ore, giorni alla guida, quasi senza soste. Ma all’improvviso, mentre attraversa la cittadina di Bejing, si vede circondato da oltre 200 persone che lo costringono a fermarsi. Protestano, vogliono prendere il suo carico. Cosa trasporta il camion? Merce! 520 cani destinati alla macellazione per rifornire negozi e ristoranti della zona. Qual è il problema? Giustamente l’autista chiama la polizia che interviene e controlla il carico. Tutto in regola. I documenti sono a posto. Parte una trattativa e alla fine gli animalisti convincono l’autista a consegnare il carico dietro pagamento di17mila dollari: la penale che il trasportatore dovrà pagare per la mancata consegna. La Cina è vicina, recitava il titolo di un famoso film di Bellocchio. E oggi ci appare ancora più vicina e familiare immaginando quei 200 animalisti dell’associazione China Small Animal Protection che per la prima volta mettono in atto una vera e propria azione diretta di liberazione animale. Il movimento animalista, nato ormai più di trent’anni fa in occidente sta viaggiando per il pianeta, sta contagiando regioni e mentalità lontanissime da noi. Si sta globalizzando. E per una volta ci viene da esultare per un processo di globalizzazione. In Cina (ma anche in Vietnam e in Corea) il consumo di carne di cane o di gatto è piuttosto diffuso. E’ considerata una carne proteica e prelibata. Molti ristoranti hanno specialità a base di cane: zuppe, bistecche o spezzatini. Ogni anno se mangiano circa 10 milioni. A noi fa certamente impressione immaginare Fido rinchiuso in una gabbia, in attesa diessere prelevato sbrigativamente e ucciso (spesso a bastonate perché pare che questo renda la carne più gustosa) ma in realtà la differenza tra ciò che in questi giorni facciamo noi occidentali civilizzati ai milioni di agnelli pasquali non è affatto diverso. Come non è diverso ciò che facciamo ai vitelli, ai cavalli, ai conigli, ai polli o ai tacchini. E’ una questione culturale. Abbiamo imparato a vedere negli occhi di un cane ciò che ancora non riusciamo a vedere negli occhi di altri animali: la capacità di soffrire, il desiderio, disperato, di vivere. Tutto qui. Chissà, forse in Cina impareranno a considerare i cani diversamente. Il miglioramento del tenore di vita ha consentito a molti cinesi di adottare un animale domestico e così cani e gatti sono entrati nelle famiglie con uno status diverso. Il governo cinese ha pronto un disegno di legge per vietare la vendita e il consumo (anche domestico) di cani. Sono previste multe salatissime e fino a 15 giorni di carcere per icontravventori. Speriamo lo approvino al più presto. Poi, speriamo che quell’onda di consapevolezza che ha fatto fare loro questo passo torni indietro e anche da noi si cominci a rivedere qualche tradizione. Magari cominciando dalle più crudeli e mostruose. Buona Pasqua vegetariana. Viviana Ribezzo
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