GOOGLE, pc PER UN PUGNO DI DOLLARI
 







di Carola Frediani




Ha iniziato il nuovo anno con la stessa energia di un tappo di champagne, volando oltre le più rosee aspettative. L'irresistibile ascesa di Google ha sedotto anche gli analisti della banca d'investimento Piper Jaffray, che all'alba del 2006 hanno fissato il prezzo obiettivo del suo titolo a quota 600 dollari entro l'anno. Seicento dollari: un botto di capodanno a scoppio ritardato che ha gettato in fibrillazione esperti di tecnologia e investitori. Per capire lo shock di questa previsione bisogna riconsiderare la traiettoria del motore di ricerca più popolare del web: si quota in borsa il 19 agosto del 2004 a 85 dollari, ma già dopo un anno raggiunge il picco di 311 - più che triplicando in undici mesi il valore di partenza - mentre ora veleggia intorno ai 435 dollari. Tutte le volte sembrava che non potesse esserci un di più, ma il valore è continuato a salire, come un termometro impazzito. Secondo l'analista Internet di Piper, Safa Rashtchy,Google continuerà a vedere crescere vendite e ricavi per tutto il 2007, così come le quote di mercato (che già nel 2005 sono aumentate del 5 per cento negli Stati uniti). Ma in quale momento (o a quale cifra) il titolo del motore di ricerca non sarà più da considerare forte ma semplicemente assurdo? si chiede ora la rivista Business Week, secondo la quale già oggi la società di Mountain View si sta aggirando in territori rischiosi e infidi. Malgrado il successo e il glamour hi-tech che la circondano, resta un'azienda con un'unica e in qualche modo aleatoria fonte di guadagno: la pubblicità attraverso le ricerche web. Lo scorso anno ha generato il 99 per cento dei suoi 6 miliardi di dollari di fatturato attraverso le inserzioni abbinate alle pagine con i risultati delle sue ricerche. E se oggi controlla il 64 per cento di tale mercato non è detto che riuscirà a mantenere questo vantaggio competitivo nel prossimo futuro, visto che sicuramente giganti come Microsoft e Yahoo! nonresteranno a mangiare la polvere. I primi a esserne consapevoli sono probabilmente gli stessi leader di Google, che da tempo hanno dato prova di voler uscire dalla gabbia dorata delle ricerche Internet per proiettarsi sul più vasto panorama delle applicazioni basate sul web: servizi presentati sempre attraverso l'understatement della fase beta (cioè in forma sperimentale) ma sfornati a ciclo continuo: la casella di posta elettronica gmail, l'homepage personalizzata, l'aggregatore di notizie Google Reader, per citarne alcuni.
Tanto che qualcuno aveva visto in queste continue aggiunte la progressiva trasformazione del search engine in portale. Chi addirittura in software house. Pochi però si erano spinti fino a immaginare che l'immateriale liquida consistenza del suo business model potesse rapprendersi all'improvviso in un computer. Hardware. Materia. Economia della calce e del mattone, per dirla all'americana.
È forse questo il carbone che la Befana porterà al Ces di Las Vegas, lafiera dell'elettronica di consumo che si apre domani e dove Larry Page, cofondatore di Google, è atteso per il 6 gennaio? Un computer della Grande G, col suo marchio e il suo sistema operativo? Si tratta di indiscrezioni che sono circolate insistentemente all'inizio del 2006, complice soprattutto un articolo del Los Angeles Times, secondo il quale già dopodomani l'azienda di Mountain View potrebbe presentare (per conto suo o in partnership con qualche grosso rivenditore) un apparecchio in grado di connettersi a Internet per soli 200 dollari. C'è chi lo descrive come un pc a basso costo, privo di pacchetti per la produttività, alla office, ma capace di sfruttare le risorse e le applicazioni web, in primis quelle offerte da Google; e chi lo tratteggia più simile a un media center, a una device capace di connettersi, oltre che alla Rete, anche alla tv di casa, forse pure al cellulare. In ogni caso si tratterebbe quanto meno di un economico terminale per la connessione. Uno strumento chepotrebbe aggiungersi alle soluzioni pensate per colmare il divario digitale, come il laptop da 100 dollari promosso da Nicholas Negroponte, il guru del Mit di Boston. E che potrebbe avere potenzialità dirompenti se associato a forme di connettività internet diffusa, quali quelle rappresentate dal WiMax. Di sicuro andrebbe nella direzione indicata dal cosiddetto web 2.0: pescare nella Rete tutti quegli strumenti che prima erano depositati nel nostro hard disk. Per intenderci, l'incubo di Bill Gates.
Parte di queste voci sono state già ridimensionate: Wal-Mart, il gigante della vendita al dettaglio che inizialmente era stato indicato come possibile partner di Google nella nuova avventura dell'hardware, ha negato categoricamente. E una parziale smentita sull'intenzione di produrre un proprio pc è arrivata anche da Google. Ma secondo alcuni era poco convincente nonché poco convinta. Insomma, bisognerà aspettare venerdì per sapere con certezza quale sorpresa ci riserverà l'enfant prodigedelle ricerche web. Che nella sua storia ha sempre dimostrato il desiderio e la capacità di stupire. E considerando le attese per il valore delle sue azioni dovrà continuare a farlo ancora di più.da Il Manifesto 










   
 



 
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