La sconfortante nullità della politica italiana
 











Quando Sarkozy e Cameron hanno deciso unilateralmente di bombardare la Libia, forzando la risoluzione dell’Onu sulla no fly zone, pensavano probabilmente di chiudere la partita con Gheddafi in pochi giorni. Nonché, nel frattempo, di trascinarsi dietro non solo un riluttante Obama, ma anche un’Europa frastornata dalle rivolte in Maghreb e in alcuni paesi arabi. Se le cose fossero andate così, i dividendi politici ed economici sarebbero stati rilevanti. Un ruolo riconosciuto di avanguardia nel mondo occidentale, il favore dell’elettorato, il controllo delle risorse petrolifere…
Ma si è trattato invece di un errore strategico clamoroso o, se vogliamo, di un atto avventuristico (a partire dalla chiusura di qualsiasi pressione diplomatica su Gheddafi), gravido di conseguenze. Per cominciare, Sarkozy e Cameron sapevano ben poco dei ribelli, del loro radicamento sociale e della loro capacità politica e militare. Pensavano che Gheddafi avesse perso ilcontrollo di tutta la Libia, mentre da allora è risultato evidente che il regime del colonnello dispone comunque di consenso, almeno nella parte occidentale del paese, e di ingenti risorse militari. La disinformazione praticata da Al Jazeera e altre emittenti ha dato l’illusione, nei primi giorni della guerra civile, che il conflitto sarebbe stato breve. E ora tutti - Usa, Europa, per non parlare dell’Italia - si trovano di fronte a una guerra dalla durata imprevedibile, in una regione in cui, oltretutto, non c’è un paese che non possa esplodere domani.
Quello che impressiona di più, in questa vicenda, è l’ottusità politica, per non parlare della facilità con cui si pensa che bombardando tutto si risolva, e delle reazioni ideologiche e isteriche della "sinistra" bombardiera. Due guerre devastanti e perdute, in Afghanistan e Iraq, non hanno insegnato nulla. E cioè che gli effetti dell’esportazione della democrazia con le bombe sono sempre, nel medio e nel lungo periodo, terrificanti.Producono distruzioni impensabili, spostamenti di popolazioni sofferenti, reazioni alla lunga ostili contro quelli che si vantano, all’inizio, di essere dei liberatori. Insomma, un pantano politico infinito e una devastazione dell’umanità.
In questo quadro di confusione, tracotanza e mancanza di idee spicca la nullità della politica italiana. Dopo aver scocciato mezzo mondo per l’arrivo di venticinquemila profughi e migranti, che qualsiasi paese civile avrebbe accolto e sistemato senza problemi, i nostri ineffabili Berlusconi, Frattini, Maroni e Bossi fingono di litigare sulla partecipazione ai bombardamenti. Ma nessuno sembra avere la minima consapevolezza del significato politico e simbolico di un’entrata dell’Italia nella guerra di Libia.
Sì, di un paese che ha commesso atroci delitti contro l’umanità ai tempi di Mussolini, Graziani e Badoglio. Peraltro, senza mai ammetterli.
E, spiace dirlo, nemmeno il nostro Presidente della Repubblica sta spiccando per indipendenza digiudizio in questo campo. Si direbbe che i nostri governanti abbiano accettato, una volta per sempre, la subordinazione ai paesi europei dominanti, agli Usa,alla Nato e alle sue servitù militari. Ed eccoci qui, piccola provincia di un impero senza centro, coinvolti in conflitti più grandi di noi, mentre altri si annunciano all’orizzonte. Finirà che bombarderemo anche la Siria, faremo corpi di spedizione nello Yemen, manderemo i parà in Cirenaica e Tripolitania, dove le ossa dei loro commilitoni giacciono a migliaia, dai tempi dell’avventurismo di Mussolini?
A dirla così, sembra una fantasia da ipocondriaci, ma è la semplice realtà che si annuncia. E vedendo le reazioni dell’opposizione all’insensatezza della politica del governo, vengono i brividi. Come se la questione fosse sostituire la Lega, essere più realisti del re, e non pensare politicamente a quanto sta avvenendo.
Ma, di grazia, dove è finito il dibattito politico in Italia? A furia di correre dietro ai bunga bunga, ealtre squallide facezie, questo è il risultato. Alessandro Dal Lago









   
 



 
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