Lontano dai "papa toys", come si potrebbero definire i noti "boys", e altrettanto distante dai festeggiamenti del primo maggio a San Giovanni, la festa dei lavoratori a Roma è arrivata fino a Tor Bella Monaca, quartiere dell’"ultraperiferia" metropolitana grazie all’organizzazione del comitato No Masterplan. Un primo maggio, questo dell’ottavo Municipio, autofinanziato dal comitato di lotta e programmato per proseguire la battaglia contro l’abbattimento delle torri del quartiere per cementificare secondo le decisioni del sindaco Alemanno e per continuare a ribadire che il 12-13 giugno ci sarà il referendum e i cittadini vogliono battersi per una gestione dell’acqua che sia pubblica, partecipata e democratica: 2 Sì per l’Acqua bene comune. Il verde della pineta che verrà abbattuta per edificare è stato il luogo di festa, riflessioni, incontri e numeri che oggi lasciano ancora indignati e preoccupati i cittadini del quartiere. Si tratta diabbattere torri e palazzine per 28mila abitanti e di ricostruirne per 44mila, quasi vicini al doppio. Credere che ogni famiglia, a dire di Alemanno, avrà la propria abitazione e le rimanenti saranno destinate alla vendita non sembra facile. E non è chiaro. Non è la questione delle torri a preoccupare di più. Costano per essere mantenute e se è necessario che vengano sostituite. Alemanno però vuole buttare giù anche palazzine che non presentano nessun disagio. Il suo è solo un progetto economico. E dove andranno a finire gli occupanti? Perché buttare beni già esistenti?" I cittadini si interrogano e non trovano risposte che possano tranquillizzare. A novembre scorso il sindaco Alemanno era stato incalzato all’Auditorium. E le sue risposte furono poco convincenti. «Quello che chiamate spazio verde non è altro che un’estensione incolta di erba fatiscente - disse - luoghi in cui si consumano reati e in cui stazionano i drogati». Il punto, ovviamente è che contenitore econtenuto vanno di pari passo. Ma questo Alemanno non riesce proprio ad intenderlo. E a chi gli fece presente che a Tor Bella Monaca il problema è che «non c’è un servizio sociale a misure delle esigenze e che il disagio è dilagante», il sindaco rispose con le solite promesse. E i posti di lavoro? «Senza occupazione si resta fermi allo stesso punto. Non ci sono interventi che tengano se non aumentano gli impieghi», sostengono i cittadini. Un altro nodo critico riguarda il tema dei cosiddetti abusivi. Che fine faranno coloro che da anni abitano a Tor Bella Monaca occupando gli alloggi popolari? Ci sono intere famiglie che si sono battute in modo onesto per un tetto ma che non sono rientrate nelle graduatorie, di loro che ne sarà? E’ disposta Renata Polverini a fare una sanatoria? L’impegno dell’amministrazione comunale è quello di non lasciare nessuno senza un tetto. «Anche gli abusivi avranno una casa come gli altri assegnatari, ovviamente con delle misure aggiuntive che evitinoingiustizie», rispose Alemanno all’Auditorium. Ma a quale prezzo? Ci sarà lo sradicamento sociale? Forti perplessità riguardano il reperimento delle risorse: «Chi vi ha dato i soldi? E soprattutto perché fate prima le case per i privati e poi quelle per chi ne ha davvero bisogno?», chiedono i cittadini. E qui, come si dice in gergo, casca l’asino. Perché l’amministrazione comunale non ha una lira e quindi aumenterà il potere dei privati che dichiareranno di volerci mettere i soldi. Loro una idea in testa ce l’hanno. E ciò vuol dire la sostanziale privatizzazione di Tor Bella Monaca. Intanto, quello che è fortemente deficitario è la "pubblicizzazione" del quartiere. E da qui si può avere una traccia di che fine farà l’idea stessa della casa popolare pubblica. Sabrina, per esempio, abita nelle torri di viale Santa Rita da Cascia, dal 1987, in un appartamento con due camere e un bagno. E’ un’assegnataria dell’Ater. Si lamenta perché le torri hanno bisogno di lavori di manutenzioneordinaria, ma sottolinea che spesso avvengono lavori «senza senso», così li definisce. E fa riferimento a un impianto antincendio cambiato ben due volte nell’arco di un breve periodo. R 18. Andrea si lamenta perché da due giorno sono senz’acqua a causa della rottura di una pompa. R 4. E la Signora Evelina, sempre del comitato, racconta di aver fatto la domanda al Comune per ricevere casa nel 1973 e di averla ricevuta nel 1983 perché donna divorziata, con due figli, di cui uno con handicap. Evelina, fa parte anche lei del comitato ed è in prima linea per questa battaglia contro la cementificazione di Tor Bella Monaca perché è una di quelle donne che si è ritrovata a dover lottare da subito: racconta della raccolta delle firme negli anni ’80 per far arrivare i mezzi pubblici al Municipio, ma anche dell’atto di forza per far aprire le scuole. E’ stata lei a farsi dare le chiavi dal Comune per aprire le scuole. Ed è indignata per quegli spazi dedicati alla ludoteca e al centroanziani che hanno dovuto occupare perché Alemanno l’ha poi voluti destinare alla boxe. E perché i disagi e le problematiche spesso trovano ingiustamente solo la strada della soluzione con i propri mezzi, a Tor Bella Monaca pochi giorni fa c’è stato anche Massimo Filipponi. In molti lo ricorderanno per aver perso la casa popolare a seguito di un incendio. E’ avvenuto a febbraio. Dove vive oggi? E dopo due mesi? Massimo ha avviato la sua protesta in modo decisamente singolare: in attesa di una nuova dimora alloggia a sue spese in un albergo. L’amministrazione se ne disinteressa. Questo ha spinto Filipponi a stampare volantini con la fattura relativa al suo soggiorno in albergo, pari a 3.095 euro dal 29 febbraio al 19 aprile e le ha poi distribuite a consiglieri e cittadini. Perché poi, chiede Filipponi, la consigliera Vanda Raco, ha invece ricevuto 7mila euro di rimborsi? Perché i soldi per gli amministratori ci sono e per un cittadino no? Un primo maggio di incontri,confronti e riflessioni, perché chi vive il disagio dell’emergenza abitativa vuole cercare la strada della risoluzione e non lasciarsi andare alla disperazione passiva di chi non sa dove e come combattere. Valerio Micheli
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