Non c'è in Italia, finora, un allarme ocratossina, anche se continuano le polemiche sull'immissione di grano contaminato nel mercato italiano. Il pm di Torino Raffaele Guariniello, che conduce da un anno indagini a tappeto su una vasta gamma di cibi, rassicura i consumatori. L'ocratossina è la sostanza cancerogena le cui tracce sono state trovate in una partita di grano duro importata dal Canada, sequestrata lo scorso settembre nel porto di Bari. Il grano era destinato, per lo più, all'azienda molitoria di Francesco Casillo, l'imprenditore di Corato (Bari) arrestato due giorni fa, uno dei maggiori importatori di frumento in Europa. La muffa cancerogena era presente, in percentuali tre volte superiori ai limiti di legge Ue, nel carico di circa 58.000 tonnellate di grano che, perciò, non era utilizzabile nemmeno come cibo per animali. Casillo aveva però prodotto false analisi tanto da riuscire ad ottenere il dissequestro del carico. Di conseguenzasono state immesse sul mercato farine di grano duro avvelenate e di prodotti derivati, secondo i magistrati di Trani. La Confindustria di Bari assicura però di aver accertato, con esami indipendenti, la sicurezza alimentare della pasta pugliese, mentre la Federazione italiana panificatori richiede ai fornitori di farine una dichiarazione di conformità e alle aziende la sospensione dell'utilizzo, in caso di dubbi sulla provenienza. La Federconsumatori Puglia ha deciso invece di costituirsi parte civile. La Flai-Cgil e il Prc vedono, invece, l'episodio come una conseguenza del neoliberismo e della deregolamentazione del mercato globale. Per i Verdi pugliesi, infine, «occorrono etichette serie che indichino la provenienza e l'intera filiera del prodotto».da Il Manifesto
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