Ho trovato il trafiletto nella bacheca della Professoressa Teresa Maria Rauzino. Sapete dove buttare l’olio della padella dopo una frittura fatta in casa? Sebbene non si facciano molte fritture, quando le facciamo, siamo soliti buttare l’olio usato nel lavandino della cucina o in qualche scarico, vero? Questo è uno dei maggiori errori che possiamo commettere. Perché lo facciamo? Semplicemente perché non c’è nessuno che ci spieghi come farlo in forma adeguata. Il meglio che possiamo fare è ASPETTARE CHE SI RAFFREDDI e collocare l’olio usato in bottiglie di plastica, o barattoli di vetro, chiuderli e metterli nella spazzatura. UN LITRO DI OLIO rende non potabile CIRCA UN MILIONE DI LITRI D’ACQUA, quantità sufficiente per il consumo di acqua di una persona per 14 anni. Se poi siete così volenterosi da conferirlo ad una ricicleria pubblica ancora meglio, diventerà biodiesel o combustibile. Se tu scegli d’inviare questa e-mail ai tuoi amici,l’ambiente e i ns. figli ti saranno molto riconoscenti! E, il mio primo atto è stato di copiarlo ed incollarlo su una mail che ho subito inviato al comune di San Giovanni Rotondo, pregando il Commissario Prefettizio di prendere in considerazione la questione e di parlarne, in attesa dell’elezione del nuovo sindaco e della nuova giunta, con la ditta appaltatrice dei servizi ecologici della città. Non ne so la ragione, ma la mia mail è stata AUTOMATICAMENTE restituita al mittente. Inutile formulare ipotesi sul perché di ciò, tanto non potrei ottenere alcun contraddittorio. Piuttosto – mi son detto – è meglio provare ad allargare il “target” ed indirizzarmi a tutti i possibili sindaci ed assessori all’ambiente dell’intero territorio (e, possibilmente, anche dell’extra-territorio, fin dove la stampa può far eco alle mie parole). Un tempo non inquinavamo né l’acqua né il territorio (e nemmeno le immondizie che venivano sparse sotto gli uliveti o ammucchiate in discariche a cieloaperto prettamente comunali, prima che si inventassero quelle collettive, che penalizzano solo alcuni Comuni): i nostri oli di frittura venivano raccolti in casa e, lavorandoli, poi, con della soda caustica, ottenevamo un sapone da bucato veramente efficace contro lo sporco. Successivamente, il benessere, l’usa e getta, di qualunque prodotto, il menefreghismo – anche! – ci hanno portato a deteriorare l’ambiente, un ambiente che teniamo in prestito e che non è nostro, ma in cui viviamo e dobbiamo fa vivere i nostri figli, i figli dei figli, eccetera, fino a quando ci sarà parvenza d’uomo su questa maltrattata Terra. Che possiamo fare, con l’olio esausto? Raccogliamo il suggerimento di Aljaz Vavpetic del Comune di Cuneo, facciamolo nostro ed organizziamoci, sia pure in un modo un tantino diverso. Noi cittadini ci impegniamo a non “sversare” gli oli esausti nei lavelli delle nostre cucine, né nei R.S.U., sia pure racchiusi in bottiglie, i signori sindaci ed i loro assessoriall’ambiente, mettano tutta la loro buona volontà e la loro bravura, e istituiscano un servizio di raccolta/recupero di tali oli, esclusivamente con il sistema del PORTA-A-PORTA, magari solo a cadenza mensile, per non sostituire inquinamento ad inquinamento. Se, infatti, dovessimo essere noi cittadini a conferire gli oli di frittura presso i depositi delle imprese appaltatrici del servizio ecologico, finiremmo per inquinare l’aria con l’emissione di CO2 dalle nostre auto. Mi par ovvio che le imprese debbano esperire le dovute ricerche per sapere quali altre ditte, a loro volta, raccoglieranno il prodotto da riciclare, per ottenerne “biodiesel” o, comunque, altri prodotti non inquinanti. Vincenzo Campobasso
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