Abita nello stesso quartiere della Fibronit, la fabbrica che produceva amianto. E forse per questo si è ammalata. A trentacinque ha contratto il mesotelioma pleurico, la forma di tumore causata dal contatto con le fibre. Da alcuni mesi sta cercando di seguire una terapia per combattere la forma di tumore. La donna abita a Japigia, nella zona di via Archita da Taranto. Tra i residenti della zona della fabbrica e tra gli operai ovviamente è la più giovane ad avere mai contratto il mesotelioma. La trentacinquenne non ha familiari tra gli ex lavoratori della Fibronit, dalla strada che costeggia i capannoni contaminati di amianto ci è passata in macchina, tante volte, come migliaia di cittadini baresi, ma nulla di più. Si è ammalata perché sin da bambina ha respirato l’aria del quartiere e il quartiere, per anni, ha convissuto con una bomba ecologica. Prima della giovane donna ci sono stati gli ex operai, e altri residenti, come un ingegnere, anchelui giovanissimo, figlio di un ex dipendente, ammalatosi e poi morto a causa del mesotelioma. "E’ la prima volta che una donna, così giovane, contrae questa malattia", dice Nicola Brescia, presidente del comitato Fibronit. La notizia del nuovo caso di malattia tra i residenti della zona arriva ad una settimana di distanza dalla conferenza dei servizi, convocata per discutere il progetto di messa in sicurezza definitiva dei capannoni. Perché da tre anni, dopo la bonifica provvisoria, nell’area dell’ex Fibronit è tutto fermo. "Vogliamo garanzie, sapere se la messa in sicurezza provvisoria a tutt’oggi sia ancora efficace", dice Nicola Brescia. Le pareti esterne dei capannoni sono state isolate con un materiale in grado di contenere la dispersione di amianto e la superficie esterna del giardino è stata coperta di tessuto non tessuto. "L’erba è cresciuta. Ci chiediamo se il materiale, usato per isolare il terreno, sia ancora intatto", aggiunge Brescia. Gli interrogativi saranno postidurante la conferenza dei servizi chiamata a dare il via libera al progetto definitivo che prevede l’abbattimento dei capannoni. Per i lavori la Regione Puglia ha stanziato dieci milioni di euro. L’area, dopo la bonifica, ospiterà un parco. La convocazione della conferenza dei servizi, prevista per giovedì, era attesa da mesi. Ed è stata commentata positivamente dal sindaco Michele Emiliano che spiega: "I ritardi che negli anni erano stati accumulati sulla questione Fibronit, nel tentativo di costruire palazzi con le fondamenta nell’amianto anche a rischio di ammazzare altre centinaia di persone, sono stati finalmente recuperati e la strada verso la realizzazione del parco alla memoria delle vittime dell’amianto è ormai in discesa". Le procedure per la messa in sicurezza sono molto complesse. Per evitare la dispersione di amianto, nella fase di abbattimento dei capannoni, sarà realizzata una tensostruttura modulare. Il materiale, frutto delle operazioni di demolizione, saràsmaltito in appositi contenitori, che saranno confinati smaltiti in un’area di 15mila metri quadri ricavati all’interno della struttura. "Con gli uffici ministeriali spiega Maria Maugeri, delegato del sindaco all’Ambiente abbiamo già concordato un’ulteriore campagna di carotaggi del terreno per un’analisi di maggior dettaglio dell’inquinamento del sottosuolo. Ora mi auguro si passi il più celermente possibile alla fase decisionale in modo da poter appaltare e far partire i lavori". Gabriella De Matteis-la repubblica
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