GIEGO DELLA VALLE il NOSTRO BOMBER
 







di Guglielmo Ragozzino




Diego Della Valle

Diego Della Valle ha di nuovo attaccato ieri Silvio Berlusconi indicandolo, pur senza nominarlo, come «il responsabile dietro ai furbetti». Il giorno prima, in un'intervista a la Repubblica sui diritti calcistici (Fulvio Bianchi e Fabrizio Bocca) gli aveva dato del «bugiardo», ricevendo in cambio una promessa di querela. Della Valle è un industriale di successo con forti interessi nella Bnl, Banca nazionale del Lavoro e nella Rcs, Rizzoli Corriere della Sera. Anni fa è diventato famoso per certi suoi scarponcini reclamizzati da Gianni Agnelli. Insomma, il fatto che Della Valle avesse l'Avvocato come testimonial ne fece dal niente un industriale di successo. Ora c'è un antichissimo detto, che suona così: sutor nec ultra crepidam che nella mia lingua natia equivale a ciapelet fa el tu mestié. «Ciapelet» naturalmente vuol dire ciabattino. Un antico pittore avrebbe detto così a un calzolaio che dopo aver indicato a ragione un errore neicalzari di un personaggio dipinto, si era creduto autorizzato a criticare il resto.
Ora il mondo si è rovesciato; i ciabattini valgono in borsa più di Agnelli, collezionano azioni di banche e di giornali, entrano nei salotti buoni, comprano squadre di calcio, e soprattutto parlano; e quando parlano, dicono senza tema qualche verità di troppo. Della Valle ha parlato a Firenze, città della squadra di calcio da lui presieduta, nell'ambito di un forum di Symbola «Fondazione per le qualità italiane». E' importante collocare le sue frasi in un contesto che è quello della Margherita o forse del futuro Partito democratico come piacerebbe a Walter Veltroni, Ermete Realacci, Alessandro Profumo, Carlo De Benedetti che compaiono insieme ad altri industriali, banchieri, politici, uomini d'ambiente nell'elenco del comitato promotore. E' importante che sia Della Valle a parlare come portavoce della soft economy e del mondo politico assennato. Ce n'è per tutti.
Per esempio dice: «I Ds nonc'entrano niente, forse uno che ha stratifato si è tirato dietro Fassino che ha parlato un po' troppo». E chi sarà mai questo stratifoso? Vi veniamo incontro: è uno con i baffi.... E ancora: « i Ds non c'entrano niente, né le Coop, né la Confindustria, né i salotti. Se i salotti ci fossero ancora questo branco di pezzenti stava ancora a Miami col motorino». L'accenno non è chiarissimo per chi non abbia visto l'ultimo film sulle Vacanze a Miami. Ma «pezzenti» è una parola che capiscono tutti. Come anche è chiarissima la critica feroce ad Antonio Fazio e al banchiere Fiorani che Della Valle mette sullo stesso piano, infimo.
L'industriale della fabbrica Tod ha cominciato molto presto. In una situazione di disorientamento e di possibile sbando ha tenuto insieme la compagine degli azionisti della Rcs, prima e dopo l'uscita dei Romiti, con molte dichiarazioni e prese di posizione pubbliche contro gli scalatori, in particolare Stefano Ricucci.
Parlando fuori dai denti, ieri a Firenzeha ricordato di aver contattato molti politici, senza mai risparmiarsi, per far conoscere a tutti i pericoli della situazione che si stava verificando. Il suo secondo obiettivo era quello di tenere la Bnl fuori della portata degli scalatori come Consorte e l'Unipol. In sede di un convegno confindustriale, in autunno, ha avuto modo di ricordare agli esponenti democratici di sinistra, come Pierluigi Bersani - che non gradì per niente - la loro scarsa voglia di intervenire, la loro impassibile equidistanza, in tutti i tre casi di scalate, a partire da quella dei furbetti o furbini del quartierino.
Quando Silvio Berlusconi, più impettito che mai andò a fare i suoi incontenibili sproloqui alla trasmissione di Bruno Vespa, «Porta a porta», il conduttore chiamò in causa appunto l'industriale calzaturiero che intervenendo da lontano svolse una terribile filippica, tutto considerato sconclusionata, ma che colpì a fondo il nostro premier che sullo schermo appariva sempre più livido. Dunqueerano parole forti, discorsi a bersaglio; e sbagliavamo noi a non cogliere il bandolo della matassa (e magari a cambiare, sbadigliando, canale: eravamo di fronte a un formidabile passaggio politico e non ce ne eravamo accorti).
Poi Berlusconi esagerò, toccando nel vivo larghe fette del padronato con il suo accordo con la Juventus e poi con il suo uso inqualificabile di Forza Italia come massa d'urto per evitare una legge sul calcio gradita a tutti gli altri partiti. Non ne sapevo niente ha detto e fatto ripetere Berlusconi dai suoi dipendenti, in parlamento e in azienda. E Della Valle, durissimo: ma se l'ho fatto avvertire di quanto stava accadendo. Per cui è un bugiardo».da Il Manifesto










   
 



 
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