Presidi di protesta, sit-in e persino appelli al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non sono serviti: la colata di cemento sul costone di lama in località Mezzaluna, nella marina di Carovigno, avanza. Sull’area di interesse archeologico e naturalistico, sito di antica formazione geologica caratterizzato dalla presenza di sorgenti di acqua dolce e di macchia mediterranea, stanno per sorgere dodici villette a schiera. Il cantiere allestito qualche giorno addietro dal consorzio Carisciola, gode di una sentenza a favore del Tar, al quale i proprietari avevano presentato ricorso dopo la bocciatura del progetto da parte della Soprintendenza ai beni archeologici e monumentali di Lecce. Favorevole, per inciso, anche il parere dell’Autorità di Bacino regionale che diede l’ok al Piano di fabbricazione comunale, datato 1973, dichiarando edificabile la zona. Alla Regione ha fatto appello il fronte del no, allegando alla richiesta di interventoindirizzata all’assessore per la Qualità del territorio Angela Barbanente, una relazione firmata dall’archeologa Carmela Iaia, che sostiene: “Ciò che oggi risulta evidente agli occhi di tutti è che il territorio, specie quello paralitoraneo, è affranto dal cancro della speculazione edilizia e rischia di perdere molto più di semplici resti del passato, con un danno non solo a ciò che attiene l’archeologia, lo studio e la ricostruzione del passato, ma anche per quanto attiene alle biodiversità faunistiche e floristiche”. L’assessore Barbanente ha risposto a stretto giro di posta: “Assicuro che la sottoscritta ha dato mandato agli uffici regionali competenti di assumere circostanziate informazioni in ordine al procedimento tecnico-amministrativo che consentirebbe la realizzazione degli interventi nel sito in questione, in coerenza con l’intensa attività posta in essere dall’assessorato alla Qualità del territorio nell’ambito delle proprie competenze di indirizzo e controllo finalizzatealla tutela del cospicuo patrimonio culturale pugliese”. Il pasticciaccio, a quanto pare, è nato proprio sulla scorta dei pareri della Soprintendenza stessa. Il primo pronunciamento dell’ente per la salvaguardia del patrimonio ambientalistico e archeologico fu favorevole all’edificabilità della zona nel 1995, epoca in cui l’amministrazione comunale licenziò gli strumenti attuativi del Piano di fabbricazione comunale. La stessa Soprintendenza, solo nel febbraio 2007 ha bocciato il progetto del consorzio edile Carisciola, dichiarando che “l’intervento proposto, se realizzato, per ingombro volumetrico e articolazione planimetrica altererebbe gravemente i valori paesaggistici dell’area oggetto di intervento, consistente in un’ampia superficie libera che traguarda la linea di costa solcata dalle lame di Mezzaluna; tale circostanza insieme alle vicinanze dei volumi edilizi al ciglio della gravina, determinerebbe la chiusura di ogni prospettiva panoramica vanificando i presuppostidel vincolo paesaggistico imposto sul sito”. Ragioni bocciate dal Tar, in risposta dal ricorso dei privati, come del tutto “insufficienti” e soprattutto “contradditorie” con il parere favorevole espresso in prima istanza dalla Soprintendenza stessa, al Piano di fabbricazione del Comune carovignese. L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vittorio Zizza, tuttora in carica, contro il progetto edilizio si costituì in giudizio al fianco della Soprintendenza, e il primo cittadino mal sopporta che si strumentalizzi politicamente la vicenda: “La posizione del Comune e di questa amministrazione è stata cristallina”, dichiara, “Il Tar ha dato ragione ai privati, e la Soprintendenza non ha ritenuto di presentare ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, non possiamo davvero fare più nulla”. “Non possiamo fare fede alle sentenze della magistratura solo quando ci conviene”, aggiunge il sindaco Zizza, sindaco Pdl. repubblica-Sonia Gioia
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