La parola d'ordine è «vivere la crisi con serenità». Il ministro della salute Francesco Storace la ripete in tutte le salse nella sua trasvolata nelle aree del sud colpite dal virus H5N1, ma il terzo giorno di convivenza con l'influenza aviaria appare davvero indigesto per le migliaia di cittadini che ieri hanno preso d'assalto i centralini del ministero. Chiedono di saper cosa fare di fronte alla nuova realtà, ma non tutti ottengono risposte. Il call center è intasato e spesso non risponde nessuno. Per Storace, che oggi riferirà al parlamento l'esito dei sopralluoghi, è comunque il «segno che il governo si sta muovendo bene» (anche Berlusconi gli telefona per fargli i complimenti). «Lo Stato c'è», si autocompiace nella sua prima tappa siciliana, a Giarre (vicino a Catania), dove si fa fotografare mentre stringe la mano al carabiniere che nei giorni scorsi ha raccolto uno dei cigni uccisi dal virus: «Il panico è immotivato - spiega -. Non siregistra, al momento, alcun caso di contagio da uccelli selvatici all'uomo, e in Italia i casi individuati sono limitati ai cigni selvatici. La vera priorità è adesso evitare che l'infezione possa arrivare agli animali rurali di allevamento, tra i quali potrebbe determinarsi una epidemia». Il bilancio dei volatili uccisi dall'H5N1 rimane per fortuna fermo ai sei cigni trovati morti nei giorni scorsi in Sicilia, Calabria e Puglia, ma anche ieri sono stati segnalati nuovi decessi sospetti: altri cinque in Puglia e altri due in Calabria. Tutti cigni selvatici, come i precedenti. Per sapere con certezza le cause della morte bisognerà aspettare l'esito delle analisi (come per gli altri sedici già trasferiti nei laboratori padovani), ma intanto si teme il passaggio del virus anche al nord: «In Italia ci aspettiamo altri focolai - spiega Fabrizio Pregliasco della Statale al convegno `Influenza aviaria: prevenire prima di curare', organizzato dalla regione Lombardia - e riguarderanno piùprobabilmente le zone umide del Nord: il Veneto, crocevia storico dei flussi migratori, ma anche la Lombardia, e in particolare il parco naturale del Ticino e le oasi del Wwf nel Nord-Ovest di Milano». Il sistema dei controlli italiano sembra funzionare. Ne è convinto anche il governatore della Puglia Nichi Vendola, che riceve i complimenti di Storace per la collaborazione della «regione rossa». Ma il virus aviario non preoccupa solo l'Italia. Continua a diffondersi soprattutto nei Balcani, l'area che preoccupa maggiormente l'Unione europea. In Grecia, anche se al momento sembra escluso il contagio umano, due persone che vivono nella zona di Salonicco in cui sono stati trovati cigni uccisi dall'H5N1, sono state ricoverate con i sintomi della febbre aviaria. In entrambi i casi i primi test sono risultati negativi, ma si resta in attesa di altre analisi, previsti entro uno o due giorni. In Russia, dove l'influenza aviaria ha già duramente colpito la regione di Krasnodar e ilDaghestan, l'H5N1 minaccia di investire tutto il Caucaso russo. In Bulgaria lo stesso virus è stato identificato ieri per la quarta volta, mentre in Romania sono stati registrati altre decine di focolai, gran parte dei quali dichiarati «sotto controllo» dalle autorità sanitarie. «Non c'e' pericolo per l'uomo, lavoriamo su questa ipotesi da mesi e studiamo da mesi il da farsi», spiega intanto da Bruxelles il portavoce del commissario europeo alla sanità, Markos Kyrprianou. Gli esperti europei però insistono: «Non ci sono ragioni per cedere al panico», e citano il caso della Croazia dove il virus dell'aviaria è stato individuato nell'ottobre scorso: «Il Paese ha applicato le misure di prevenzione indicate dall'Ue e fino ad ora non si è registrato il passaggio del virus agli allevamenti». Le misure adottate sabato dall'Italia sono state intanto ratificate in sede comunitaria, e questo per «dare certezza giuridica» su quanto sta facendo Roma nei confronti degli altri partner europeie dei paesi terzi. A Bruxelles si pone però ora il problema della soppressione degli uccelli selvatici. Una decisione alquanto delicata, prevista anche dall'ordinanza emessa sabato scorso da Storace e sulla quale ieri sono insorte le associazioni ambientaliste. Wwf e Lipu temono abbattimenti indiscriminati: «Il rischio - dicono sollecitando il ministro a correggere il provvedimento - è quello di aprire una vera e propria `caccia all'untore' senza tener conto delle conseguenze ecologiche di abbattimenti inutili e inadeguati e senza alcuna base scientifica».da Il Manifesto
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