Octavi Quintana dirige il settore di investigazione sanitaria della Commissione europea e coordina tutti i progetti di ricerca comunitari contro il virus della febbre aviaria. L'infezione di un gatto è una novità? No, è già successo con altri felini in Tailandia e Cina. Non si tratta di un fenomeno pericoloso per l'uomo sia perché pochissimi felini sono stati colpiti sia perché non è stato sinora rilevato nessun caso di passaggio di epidemia dai gatti agli uomini. L'etichetta proposta dal consiglio dei ministri per le carni di pollo è uno strumento utile o solo una risposta alla fobia da aviaria? Risponde alle due cose. Qualsiasi sistema di vigilanza epidemiologica è utile: aiuta a capire da dove viene un problema e a risolverlo. Poi, certo, c'è la paura ma tuttavia è bene ripetere che sino ad ora non si è rilevato alcun caso di trasmissione all'uomo per via digestiva: nessun uccello infetto ha creato problemi a persone chelo hanno digerito. I casi rilevati lasciano credere che tutti i contagi siano avvenuti per via respiratoria. Oltretutto da noi non si mangia pollo crudo e a 70 gradi il virus si inattiva. Non ci sono rischi nemmeno con le uova visto che se un uccello ha la febbre aviaria le sue uova muoino. In Francia e Olanda è stato deciso di vaccinare i polli. Quali i possibili effetti sull'uomo che mangia quei polli ? Vaccinare vuol dire immettere una minima parte di virus nell'animale. Però mi pare un'eventualità remotissima che questo virus, entrato nella catena alimentare, possa provocare alcun tipo di problema all'uomo. Va anche detto che esistono dei precedenti preoccupanti, anche se in un contesto diverso. Fino al primo gennaio 2006 in molti mangimi si aggiungevano antibiotici perché l'animale non prendesse infezioni. La carne aveva antibiotici e la gente li assumeva in maniera continuata, diventando resistente all'antibiotico stesso. I rischi per l'uomorispetto a una possibile pandemia? La malattia potrebbe prodursi per una mutazione dell'H5N1 che si ricombina con il normale virus dell'influenza dando come risultato un altro virus che presenta le caratteristiche di entrambi, ossia la trasmissione aerea e la virulenza del virus della febbre aviaria: nei casi umani fino ad ora rilevati in Asia la mortalità è stata del 50%. Nella mutazione il virus può anche perdere molta letalità e convertirsi in una febbre banale. Adesso non sappiamo se e quando muterà e con che forza. Dal punto di vista del cittadino è importante sapere che un rischio c'è ma che è un rischio paragonabile a tanti altri: come fumare o andare in macchina. Il problema è che viene percepito in maniera diversa perché è incontrollabile e perché l'allarme si avvicina sempre di più. Come ci si prepara contro una possibile pandemia? Per combattere questa malattia, che peraltro ancora non esiste, ci sono tre forme. In primis il sistema diallerta precoce, cioè individuare immediatamente il focolaio. Poi gli antivirali: oggi c'è il Tamiflu ed il Relenza che sinora hanno funzionato ma che se usati massicciamente potrebbere perdere di efficacia. Dal 2000 stiamo sperimentando antivirali alternativi, in modo che il giorno in cui il Tamiflu ed il Relenza non funzioneranno più ne avremo di nuovi. Quindi il vaccino. Quelli tradizionali consistono nel coltivare il virus in uova di pollo ma il problema - con la febbre aviaria - è che essendo per l'appunto «aviaria» uccide le uova. Per cui stiamo provando dal 2000 nuovi sistemi alternativi. Per esempio, utilizzando il virus dei polli che ha infettato gli allevamenti in Olanda e Belgio nel 1998. Di fatto questo vaccino non ci servirà a nulla ma ci aiuterà a fabbricarne uno per l'H5N1. Molto importante è la ricerca sui coadiuvanti che si aggiungono al vaccino per moltiplicarne l'effetto, in modo che una dose possa servire per 20, 40 o 50 persone diminuendo anche gli effettisecondari. A questo vanno aggiunto le ricerche condotte da un laboratorio americano, Chiron, che ha anche un grande centro a Siena. Ed infine puntiamo su un progetto che si chiama vaccino universale - che che si sta sviluppando a Gand - e che consiste nel tentativo di trovare un vaccino valido per tutti i ceppi di influenza. In pratica: allerta precoce per isolare chi ha la febbre, dar loro e a chi sta loro intorno antivirali creando una specie di cordone sanitario e immediatamente iniziare a produrre vaccini che tuttavia non arriveranno prima di 5-6 mesi. L'Europa è probabilmente preparata, il problema però è in Africa. Lì non c'è né sistema di allerta né sistema sanitario. Così che se ci sarà un'infezione lo sapremo solo quando avrà raggiunto dimensioni enormi, tali da non poter essere controllate dagli antivirali che peraltro non ci sono. L'infezione continuerebbe ad estendersi per arrivare fino a noi con l'immigrazione e i viaggi. E i brevetti? Nei vaccininon sono importanti perché il difficile è fabbricarli, non tanto conoscerne il principio. I brevetti sono invece importanti per gli antivirali. E i paesi poveri chiedono di eliminarli. Sì, ma per i paesi poveri non si risolverebbe il problema. Il problema per loro non è solo la mancanza delle medicine ma il sistema sanitario che non esiste o è molto destrutturato. Bisogna far arrivare gli antivirali a chi ne ha bisogno e sotto la supervisione di un sanitario. Roche ha un accordo con Usa e Ue? Tamiflu si può copiare e credo che in caso di pandemia si arriverà ad un accordo con la casa produttrice.da Il Manifesto
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