Salute pubblica condivide in una nota le preoccupazioni dell’associazione Alta Marea rispetto all’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell’Ilva di Taranto. Correttamente l’autorizzazione viene vista come un “passo indietro” perchè, fra gli altri, rinvia a data da destinarsi il controllo in continuo delle diossine, esclude dal monitoraggio le emissioni delle cokerie, consente un incremento consistente della capacità produttiva e chiede di misurare gli inquinanti presenti in acqua non nel punto di uscita dalla fabbrica ma quando si sono già diluiti in mare. Salute Pubblica ritiene che le istituzioni, accettando una siffatta autorizzazione, abbiano contraddetto le affermazioni degli anni scorsi e si stupisce del loro generale compiacimento per il così scarso risultato ottenuto. Salute pubblica guarda con attenzione anche al procedimento penale in corso a Taranto con ipotesi di reato di disatro colposo e doloso avviato in seguito alladenuncia di alcuni allevatori. Da tempo, famiglie residenti nei pressi delle centrali a carbone e del polo chimico di Brindisi hanno indirizzato un analogo esposto alla locale Procura della Repubblica. Tuttavia, se nel caso del procedimento tarantino la procura ha richiesto l’avvio di una indagine epidemiologica volta ad accertare eventuali danni sanitari collegati all’inquinamento, nel caso brindisino non ci risulta sia stato fatto altrettanto. A Brindisi, inoltre, fatte salve le autocertificazioni delle industrie (registro INES) nulla si sa sulla dispersione in aria acqua e suolo di inquinanti quali per esempio gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), le diossine, l’arsenico, il mercurio ed altri metalli pesanti nonché delle sostanze radioattive emmesse dal carbone. A ciò si aggiunga che a Brindisi, sul versante sanitario, si è ancora in attesa dei dati del registro tumori. Dati che sono stati, al contrario, già resi pubblici a Lecce e recentemente a Taranto. In più, difronte ai pochi ma significativi dati sanitari ad oggi disponibili si riscontra da parte delle istituzioni una sostanziale indifferenza. Ci riferiamo, tra gli altri, al dato delle malformazioni alla nascita a Brindisi che risulterebbero al di sopra della media europa; all’eccesso di decessi per tumore al polmone tra le donne di Ceglie Messapica e ad alcuni eccessi tra le donne di Torchiarolo. Salute Pubblica si appella ai cittadini e alle istituzioni affinché non si abbassi la guardia nel richiedere con forza i controlli ambientali, soprattutto delle sostanze che non sono misurate dalle centraline di monitoraggio, ma che non per questo sono meno pericolose poiché – allo stesso modo di quelle misurate - si disperdono nell’ambiente ed entrano nella catena alimentare. L’associazone si appella, infine, alle istituzioni preposte affinché effettuino quelle indagini sanitarie non ancora svolte in vicinanza delle fonti di rischio ed approfondiscano i dati significativi già resi pubblicie che da tempo avrebbero dovuto essere oggetto di attenzione. Il Consigliere regionale dell’IdV, Patrizio Mazza ha diffuso la seguente dichiarazione: “La presentazione dei dati relativi al registro tumori per Taranto e provincia effettuata ieri presso il salone degli specchi di palazzo di città porta ad esprimere alcune considerazione di carattere tecnico, alcune di carattere politico ed altre di carattere sociale. Le considerazione di carattere tecnico sono le seguenti: i dati presentati sono relativi all’anno 2006, praticamente 5 anni or sono, sono dati ancora parziali, in quanto per poter validare un registro occorrono almeno tre anni di valutazione, e rappresentano uno spaccato abbastanza lontano da quella che potrebbe essere la situazione attuale. Inoltre c’è da sottolineare che su Taranto città incidono tumori nell’ordine del 20% e 30% in più mediamente rispetto alla provincia di Taranto. Tali valori assumono significato maggiore nel riscontrare che il dato è similesia per gli uomini che per le donne; ciò se confermato anche per gli anni successivi porterebbe alla seguente ulteriore considerazione di carattere sociale: “il fatto che ci sia un incremento di tumori in Taranto rispetto alla provincia, sia per i maschi che per le femmine, fa dedurre che il fenomeno non è legato al lavoro che una persona compie”, e “nemmeno è addebitabile alle abitudini alimentari”, da qui la conseguenza che “Taranto città ha un qualcosa di diverso sul piano ambientale rispetto al resto della provincia”. Ovviamente il qualcosa di diverso si riflette negativamente sulla incidenza di tumori, da cui l’incremento del 20% e 30% rispetto alla provincia; ciò andrebbe analizzato con i dati che si andranno a consolidare nei prossimi anni . Si deduce che Taranto città ha un ambiente industriale compromesso sul piano dell’inquinamento, come testimoniano tutte le recenti estrinsecazioni sia di carattere giornalistico, sia quelle della magistratura, concludendo che il motivoprincipale per cui Taranto dimostra di avere una maggiore incidenza di tumori è legato all’ambiente industriale ed alle sue immissioni nella globalità. E’chiaro che poi tutto va dimostrato con un monitoraggio come hanno in animo di effettuare sia ARPA che le Autorità sanitarie. Noi oggi possiamo fare un plauso per il lavoro svolto per quanto riguarda i primi dati del registro, con la considerazione che l’inquinamento industriale è motivo principale dell’aumento dei tumori sull’area metropolitana di Taranto. La considerazione di carattere politico è sempre la stessa che sostengo fortemente: cioè che non si può uscire fuori da questa situazione se non si pensa in maniera seria a come realizzare alternative di lavoro per chi ‘lavora e/o vive in un ambiente inquinato’, come testimonia il registro tumori. Fintanto che non si realizzeranno le alternative non se ne verrà fuori perché il lavoro è un fatto importante, ragione per cui la politica deve sforzarsi enormemente per creare nuove ediverse situazioni economiche, produttive e lavorative in quanto solo in queste condizioni possiamo pensare a come eliminare un ambiente che determina un incremento dei tumori su Taranto”.
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