Se la censura non è omeopatica Un blogger sbugiardina la Boiron
 











Si chiama “effetto Streisand" ed è una delle cose per cui amiamo il web. In poche parole significa che quando tenti di censurare o di nascondere una notizia apparsa sulla rete, l’eco di questa notizia si diffonde in maniera direttamente proporzionale all’intensità del tentativo di censura. L’espressione fu coniata nel 2003 quando l’attrice statunitense Barbara Streisand chiese 50 milioni di risarcimento a Kenneth Adelman un fotografo che aveva pubblicato sul suo sito oltre mille immagini delle coste della California. In alcuni scatti appariva anche la villa della signora (che tra l’altro si è sempre definita una liberal) la quale pensò bene di citarlo in giudizio, accusandolo di avere messo a repentaglio la sua privacy e la sua sicurezza. Con il risultato che in pochi giorni il sito fino ad allora semisconosciuto di Adelman fu tempestato di contatti, quasi mezzo milione di internauti scaricarono e diffusero le foto del villone ai quattro angolidella blogosfera.
Praticamente l’effetto Streisand è un antidoto naturale contro la censura i cui anticorpi proteggono la libertà d’espressione di ciascun internauta dalle manovre di chi ha interesse a nascondere le notizie sconvenienti. Qualsiasi rete di comunicazione integrata è salvaguardata da questo principio intrinseco, da questa regola invisibile.
L’ultima illustre vittima dell’effetto Streisand è la Boiron. La nota multinazionale di rimedi omeopatici ha infatti tentato di far chiudere i battenti a un giovane blogger italiano, Samuele Riva (http://www.blogzero.it/2011/08/02/boiron-omeopatia-querela-denuncia-blog/), “reo" di aver pubblicato degli articoli in cui sostanzialmente si afferma che i granuli omeopatici commercializzati dalla compagnia francese non possiedono alcuna traccia del principio attivo reclamizzato, e che l’intera impalcatura concettuale dell’omeopatia non possiedealcuna base scientifica, né validità sperimentale. Gli avvocati della Boiron Italia hanno intimato al provider di rimuovere gli articoli e di interdire a Riva l’accesso al blog: in caso contrario avrebbero sporto denuncia per diffamazione, chiedendo il classico mega-indennizzo.
“Se non fosse successo veramente penserei ad uno scherzo: com’è possibile che una multinazionale di quel calibro (689 milioni di euro di incassi nel 2010, oltre 4000 dipendenti), quotata in borsa, non abbia nulla di meglio da fare che girare il web alla ricerca di piccoli siti che parlano male di loro o che, più semplicemente, cercano di divulgare informazioni (peraltro comprovate scientificamente) sull’omeopatia?", scrive Samuele sul suo Blog. Naturalmente in pochi giorni la notizia ha cominciato a rimbalzare nel web in decine e poi in centinaia e centinaia di siti e portali d’informazione. Approdando persino sull’home page della prestigiosa British Medical Journal un’autorità massima nel campo delle rivistemediche. A quel punto il piccolo blog, visitato in media da un centinaio scarso di internauti ogni giorno (Samuele è un ingegnere informatico appassionato di divulgazione scientifica) è stato letteralmente sommerso di contatti e commenti: così come un vendicatore dormiente è improvvisamente riapparso l’effetto Streisand, portando la Boiron a più miti consigli.
Travolti dal loro stesso zelo gli avvocati i della multinazionale sono stati costretti a compiere una goffa marcia indietro, spiegando che il caso sarebbe nato da “un fraintendimento "(sic) sul significato della parola "intimare" e che non perderanno "tempo ed energie andando fino in fondo per vie legali". Come dire: forti con i deboli e deboli coi forti.
Ps: ironia della sorte, il giorno stesso in cui il caso è apparso sul sito del Bristish Medical Journal, negli Usa una class-action di cittadini ha citato a giudizio proprio la Boiron perpubblicità ingannevole. L’oscillococcinum, il più noto e propagandato rimedioomeopatico antinfluenzale (viene assunto da decine di milioni di persone in tutto il mondo) non presenterebbe infatti alcuna traccia o molecola del suo supposto principio attivo (cuore e fegato di anatra), ma solamente di lattosio e saccarosio, gli ingredienti di una comune caramella. Davvero brutti tempi per i venditori di granuli zuccherati e di acqua “dinamizzata".  Daniele Zaccaria









   
 



 
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