La dieta vegana salva la vita Agli (altri) animali. E anche a te
 











L’Unità di Senologia dell’ospedale Martini di Torino ha organizzato un programma di educazione alimentare mirato alla prevenzione dei tumori. Cinque lezioni, una teorica e quattro pratiche, per imparare a cucinare e mangiare vegano, ovvero senza prodotti di derivazione animale. Dall’antipasto al dolce.
Un’iniziativa che nasce dall’incontro tra la psicologa Paola Brusa e la chirurga Manuela Scamuzzi - che si occupano, attraverso l’associazione Aspide, delle donne che hanno subito un intervento al seno a seguito dell’insorgenza di una neoplasia - e Franco Berrino, direttore del dipartimento di Medicina preventiva dell’Istituto tumori di Milano. Lo scorso 8 marzo, l’associazione aveva invitato Franco Berrino ad una conferenza sul tema della prevenzione. Per molte delle partecipanti l’incontro ha rappresentato la scoperta di un nuovo modo di salvaguardare la propria salute e anche di mangiare.
Il cibo come cura e come possibilità di evitare infuturo recidive è un tema che ha contagiato non solo le ex pazienti ma anche molti medici. Come ci conferma Scamuzzi, al corso di educazione alimentare si aspettavano non più di una quindicina di adesioni, invece gli iscritti sono già più di 50 e continuano ad aumentare, tanto che il corso è ormai stato sdoppiato. Ma il dato più sorprendente è che a partecipare saranno anche molti suoi colleghi, personale medico e paramedico. E’ un’apertura che prelude a nuovi scenari, se è vero che da quasi 30 anni l’oncologia mondiale studia il rapporto tra cancro e alimentazione ed è giunta ormai alla conclusione che circa il 30-40% di tutti i tumori può essere evitato attraverso una buona dieta, in particolare una dieta povera non solo di carne ma di tutti i derivati di origine animale, come uova e latticini. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, 3 o 4 milioni di persone, avrebbero potuto evitare la malattia e le sue conseguenze se avessero mangiato in mododiverso.
Fino ad oggi, in Italia, solo voci isolate in campo medico hanno avuto la forza di affermare questa elementare verità. Tra i più noti figurano Umberto Veronesi e Franco Berrino. A quanto pare questa rappresenta solo la prima delle iniziative che l’associazione Aspide ha in programma. L’idea è infatti quella di coinvolgere altre realtà ospedaliere del Piemonte, in modo che venga riorganizzato in senso vegano il menù proposto ai pazienti. Insomma, via le fettine di vitello e largo alle zuppe di cereali e legumi, con contorni di verdure, frutta fresca e secca. In questo modo la degenza in ospedale potrebbe trasformarsi in un’occasione di educazione alimentare e di comprensione di come il cibo possa essere la nostra prima e più naturale medicina.
E, per una volta, emergerebbe quanto il benessere umano e quello animale coincidano.Viviana Ribezzo









   
 



 
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