Il territorio della Capitanata ha un’attitudine alla produzione energetica da fonti rinnovabili ( vento e sole , ma anche biomasse) , pertanto è in essere una vera e propria corsa all’”oro” da parte di imprese piccole e grandi con la benedizione delle Amministrazioni locali che provano ad uscire dalla crisi economica sollecitando l’istallazione di impianti di energia rinnovabile. Nello stesso tempo l’assenza di un Piano Provinciale per l’Energia sempre annunciato, ma mai effettivamente redatto ed approvato, fa sì che il territorio della Capitanata continui ad essere terra di conquista di imprenditori senza scrupoli, che hanno come solo fine quello di realizzare ingenti utili economici a scapito della salute dei cittadini e del territorio. Infatti giacciono all’assessorato all’ambiente della Provincia centinaia di progetti per ricavare energia da fonti rinnovabili ( eolico, fotovoltaico e biomassa), di cui si conosceben poco. Fatto salvo che l’associazione è assolutamente favorevole allo sviluppo delle energie rinnovabili e che ad esse non ci sono alternative credibili. Questa dichiarazione di principio non esclude che qualche volta bisogna anche dire “ NO”. E’ il caso dell’impianto di cogenerazione della AGRITRE (Tozzi Renewable Energy) S.r.l. che consiste nell’installazione di una centrale termoelettrica (inceneritore) da 80 MW termici e 25 ,2 MW elettrici a ciclo combinato, alimentata a biomasse vegetali solide, da realizzarsi nel territorio di Sant’Agata di Puglia, in località Viticone, ai confini con i comuni di Deliceto e Candela. L’impianto si prefigura come il più grande d’Italia per quanto riguarda impianti di cogenerazione a biomassa,che non sia CDR. Dagli atti che si è avuto la possibilità di visionare, l’impianto di cogenerazione a biomasse solide funzionerà per 8.000 ore all’anno e assorbirà: l) 160.000 tonnellate di pagliacon tasso d’umidità assai contenuto, pari a 480 ton. al giorno e 20 ton. l’ora; 2) 18.721 ton. di cippato , pari a 56 ton. al giorno ; 2) 23.400 mc./gg di acqua per alimentare la caldaia generatrice di vapore, pari a 65 mc/g e 2.299 mc per usi domestici pari a 6,3 m3/gg; 3) 1.200 t/a di urea pari 3, 5 tonnellate al giorno per il processo SNRC di abbattimento dell’NOx , di resine per il trattamento acque ai fini, tra l’altro di produzione dell’acqua demineralizzata utile alla produzione di vapore; 4) 35 tonnellate all’anno di soda caustica, pari a 1,5 quintali al giorno; 5) 30 tonnellate di Acido cloridrico , pari a 1 quintale al giorno; 6) 2 tonnellate all’anno di olio lubrificante ; 7) calce idrata; 8) 5.600 mc all’anno di metano , pari a 16 mc al giorno per l’accensione; 9) 0,4 tonnellate di trifosfato sodico; 10) 0,4 tonnellate di deossigenante; 11) 0,2 tonnellate di alcalinizzante. Per contro restituirà nello stesso anno: 1) 200.000 MWdi Energia Elettrica, pari a 550 MW al giorno e 25 MW/h; 2) 6.875.00 ton.di vapore se immesso liberamente nell’atmosfera a 70°C; 3) 3.264.000 mc al giorno di fumi a 155°C e da purificare; 4) 0,45 tonnellate annue di oli esausti; 5) 0,5 tonnellate annue di resine; 5) acqua ancora calda e inquinata; 6) il calore generato dalla CTE e immesso nell’ambiente, se non altrimenti utilizzato, è di 3 MW di calore per 1 MW di energia elettrica prodotta, per un totale annuo di ca. 480.000 MW di calore equivalente; 7) 12.000 ton.di polveri sottili e ceneri volanti pari a 36 t/g e 1,5 t/h; 8) 67.000 ton. di ceneri pesanti e scorie, pari a 200 t/g e 8 t/h.; 9) 30 kg/h di fanghi, circa (come residuo secco), da sistema trattamento acque durante lo svuotamento della vasca; 10) 2,5 tonnellate di imballaggi. Tali residui dovranno essere conferiti a discarica autorizzata. Emetterà in atmosfera: □ NOx (ossidi di azoto) , principali colpevoli di pioggeacide e lo smog fotochimico 7,53 g/s; □ SO2 (anidride solforosa) sostanza è fortemente irritante per gli occhi e il tratto respiratorio. Per inalazione può causare edema polmonare ed una prolungata esposizione può portare alla morte 3,78 g/s; □ CO ( ossido di carbonio) responsabile dei cambiamenti climatici 3,78 g/s; □ Ammoniaca; □ Acido cloridrico ; □ Diossine e furani (PCDD + PCDF); □ PM 10 ( polveri sottili) 0,378 g/s; □ PM 2,5 ( polveri sottili) 0,302 g/s; □ Composti inorganici del cloro espressi come acido cloridrico (HCl); □ Composti inorganici del fluoro espressi come acido fluoridrico (HF). Questo è quanto ci regalerà l’impianto ed a questo bisogna aggiungere che la località del Viticone è vicinissima alla centrale Edison di Candela e quindi gli inquinanti emessi dalle due centrali si sommeranno in un’area limitata , con grossi problemiambientali e con il pericolo di desertificazione dei terreni nelle immediate vicinanze delle due centrali. L’inquinamento ambientale indotto dall’ impianto a biomasse, pur nel pieno rispetto delle norme vigenti, peggiorerà l’attuale qualità dell’aria del territorio con le emissioni da camino e con quelle del traffico veicolare indotto (ossidi di azoto, polveri fini (PM10) ed ultra fini (PM2,5) e peggiorerà anche la qualità del suolo, e dei prodotti agricoli di questi stessi suoli, con le ricadute di composti organici persistenti (diossine, furani, idrocarburi policiclici) e di metalli pesanti. I rischi sanitari indotti da questa contaminazione, per quanto piccoli possano essere stimati, non possono essere giustificati dai benefici collettivi indotti dalla realizzazione dell’impianto, il cui principale scopo è quello di massimizzare gli utili dei proponenti, in base agli attuali incentivi alla produzione di elettricità da biomasse. Il pericolo se non la certezza chel’impianto una volta realizzato, passati i cinque anni previsti, comporterebbe il rischio di bruciare spazzatura, come già successo in altre centrali italiane, e trasformare la centrale in un INCENERITORE. considerato che la caldaia (forno a griglia mobile) è "flessibile per ogni tipo di combustibile"e basterebbe una semplice autorizzazione provinciale per bruciare il Combustibile da Rifiuto (CDR), combustibile certamente più facilmente disponibile, di potere calorifico più alto, il cui uso è permesso anche dalle normative nazionali ed europee e con prezzi probabilmente più bassi delle biomasse. Addirittura non è escluso, come già oggi avviene nei cementifici, che il produttore di CDR, cioè l’ente pubblico, paghi il gestore degli impianti per la termovalorizzazione di questo singolare combustibile. E se la combustione delle biomasse comporta certamente qualche problema, la combustione di CDR, anche della sola frazione biodegradabile, comporta problemi ambientali esanitari più grandi. Nella nostra provincia è già accaduto con il termovalorizzatore ( inceneritore) della E.T.A. (Marcegaglia )che si è trasformato da impianto a biomasse in inceneritore di CDR (Combustibile da Rifiuti) a Borgo Tressanti ( Manfredonia). L’impianto, inoltre, spreca il 75% del potere calorifico della biomassa bruciata, infatti dagli atti risulta che il recupero del calore sarà solo del 25%, cioè solo 20 MW , per eventuali e future serre nelle vicinanze. Cosa molto improbabile in quanto a circa qualche migliaia di metri vi sono già le serre di Ciccolella, alimentate dalla centrale a turbogas della Edison, il che fa pensare che gli 80 MW termici verranno tutti immessi in atmosfera con notevoli cambiamenti nella qualità dell’aria , del suolo e nel microclima. Il sistema di controllo delle emissioni, pur previsto, viene gestito dalla società proponente che dovrebbe inviare i dati all’ARPA, il che sta a significare che il “controllato” controlla “sestesso”. Questo impianto non potrà portare alcun beneficio economico agli operatori agricoli potenzialmente inseriti nell’area di approvvigionamento dell’impianto dell’AgriTRE, infatti è previsto un guadagno di 10 € ad ettaro, togliendo dalla superficie agricola la paglia che tritata ed interrata migliorerebbe la fertilità del suolo. Gli agricoltori potranno, sì, vendere la paglia ricavando un misero utile, ma l’anno successivo per avere le stesse produzioni dovranno aumentare la concimazione , ricorrendo alla chimica, con le conseguenze che questo comporta a partire dall’aumento nelle falde acquifere di nitrati e nitriti e non solo. Ci sembra, inoltre, molto difficile un accordo con una miriade di agricoltori per l’acquisto della paglia, considerato che non esistono più i grandi latifondi e che la proprietà è parcellizzata. E’ pensabile, inoltre, che la non localizzazione dei centri satellite di stoccaggio serva ad aggirare la “filiera corta” ea forzarne l’interpretazione, in quanto se il centro satellite è posto a 70 chilometri, ma la paglia viene raccolta molto più lontano, si può ritenere soddisfatta la “filiera corta”, prevista dalla norma. L’utilizzo di biomassa , pur presentato come ambientalmente vantaggioso, sul piano locale non è condivisibile, in quanto perturbativo di abitudini consolidate quale la raccolta della paglia per uso zootecnico. Un altro grave problema che comporterà l’impianto è la gestione delle ceneri da biomasse . L’impianto produrrà 2,5 tonnellate al giorno di ceneri umide, leggere e polveri residue . Tali ceneri hanno un elevato livello di tossicità, in particolare le ceneri volanti raccolte dagli impianti di depurazione dei fumi. La presenza di un’ intensa attività agricola nell’area interessata alle ricadute dei fumi della centrale, comporta che le emissioni di composti organici persistenti e bioaccumulabili e metalli finiranno nella catena alimentare andando a minarela salute pubblica. L’impianto in questione, mediante i processi di combustione, produrrà fumi con polveri di dimensione tale da non poter essere in alcun modo filtrate. Si tratta di nanoparticelle che hanno grande facilità di penetrazione nell’organismo umano. Più piccole sono e più in profondità possono arrivare, sino ad intaccare il nucleo delle cellule. Più piccole sono e più tempo possono restare sospese in aria, tanto da poter essere trasportate con i venti a distanze enormi. Altra caratteristica di queste polveri: sono pressocché eterne. Una volta prodotte non sono più eliminabili. La tutela della salute dei cittadini e del territorio sembra non essere l’interesse primario di chi amministra, perché in questo modo si stravolge la vocazione naturale del territorio e si consuma in modo scriteriato il suolo, e quello che oggi sembra essere sviluppo, nei prossimi anni potrebbe essere degrado, desertificazione e abbandono. Si è dimenticato cheanche i nostri figli dovranno viver su questo territorio. Non è sicuramente con la costruzione di una centrale termoelettrica di queste dimensioni , che potrà essere risolto il problema economico del Comune; ben altre possono e devono essere le politiche per tentare di non cadere nel baratro del dissesto. Si ritiene che i cittadini vadano informati e che vi sia la massima trasparenza e partecipazione nell’adozione di provvedimenti che vanno ad incidere sul territorio stravolgendolo per sempre e non la decisione di “pochi” . L’impressione che la costruzione della centrale sia a forte carattere speculativo. Ecco perché Legambiente Circolo “ Gaia” continua a chiedere alla Amministrazione Comunale ed al Sindaco di S. Agata di ritirare la delibera adottata in aprile 2010 in autotutela e che venga fatto un monitoraggio dell’aria, dell’acqua e del suolo prima di prendere decisioni . Nello stesso tempo bisogna avviare un percorso di informazione , di confrontoe di condivisione. prof. Tonino Soldo
COINCENERIMENTO DI RIFIUTI NEL CEMENTIFICIO COLACEM DI GALATINA ALIMENTATO A CARBONE Sconcerto e stupore ha generato in tutti gli abitanti del Sud-Salento la delibera del Consiglio Provinciale di Lecce (approvata all’unanimità) di dare via libera al coincenerimento di rifiuti nel cementificio Colacem di Galatina (LE) alimento a carbone, situato al centro di 6 Comuni in un’area di 50.000 abitanti. Se da un lato il piano rifiuti approvato dal Presidente della Regione Puglia consente il coincenerimento di rifiuti nei cementifici, dall’altro, la Commissione Ambiente della stessa Provincia di Lecce si era espressa sfavorevolmente nel caso specifico di Colacem a Galatina perchè l’ulteriore pressione ambientale derivante avrebbe potuto aggravare la situazione sanitaria dei Comuni interessati, ma anche per il vasto movimento di cittadini e Consigli Comunali che si erano espressi a sfavore. Invece in ConsiglioProvinciale, hanno evidentemente prevalso altri ragionamenti. La decisione è tanto più incomprensibile in quanto poche settimane fa la stessa ARPA Puglia, nell’esprimere parere sfavorevole a proposito della centrale a biomasse Heliantos 2 di Casarano, ha avuto modo di precisare che “…la situazione sanitaria del Salento e, in particolare, dell’area centro-sud Salento è così grave da non permettere ulteriori pressioni di carattere ambientale”. Infatti, i dati ufficiali dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale della Regione Puglia (pubblicati e resi noti ufficialmente nel 2009) relativi al quinquennio 2000-2005 mostrano nel Comune di Galatina un aumento statisticamente significativo della mortalità complessiva per tumori sia negli uomini (BMR 123,9) che nelle donne (BMR 103,6), mentre per il Comune di Soleto e Sogliano Cavour viene registrato (sia negli uomini che nelle donne) un aumento statisticamente significativo dei tumori polmonari. In aggiunta, per il Comune di Soleto, siregistrava un aumento di mortalità statisticamente significativo per malattie polmonari cronico-ostruttive sia negli uomini che nelle donne. Infine, i dati dell’osservatorio epidemiologico regionale dimostravano per Corigliano d’Otranto un aumento statisticamente significativo (sia negli uomini che nelle donne) altre neoplasie potenzialmente correlate con l’esposizione ad agenti ambientali come il tumore della vescica, mentre la mortalità per tumori della laringe e tumori del cavo orale e faringe risultavano significativamente aumentati (in entrambi i sessi rispetto ai valori normali attesi) in tutti i Comuni del comprensorio (Galatina, Soleto, Sogliano, Corigliano). Dinanzi a tali evidenze, il Consiglio provinciale di Lecce e il Presidente dovrebbero ritirare la delibera accogliendo le richieste dei cittadini e dei Consigli comunali della zona che si sono espressi in tal senso.
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