IN ITALIA IL VACCINO ANTICOCAINA
 







di Eleonora Martini




La cocaina dà dipendenza psichica o fisica? E chi ne abusa lo fa perché diventa schiavo della sua molecola chimica o delle performance personali, apparentemente potenziate dalla sostanza, necessarie per sentirsi vincenti? Quali che siano le risposte, per il momento la scienza viene in aiuto a chi proprio non ce la fa a smettere con un vaccino anticocaina.
Ha superato le prime due fasi di sperimentazione (sono 4 in totale) negli Usa e in Gran Bretagna e, in attesa di una probabile terza fase di test anche in Italia, il vaccino sarà presentato ufficialmente lunedì 5 e martedì 6 a Verona nel corso del congresso internazionale «Cocaina Verona Congress» organizzato dall'Osservatorio regionale delle dipendenze e sponsorizzato dalla regione Veneto (di centrodestra). L'evento è però patrocinato anche dal ministero della Salute e quello della Solidarietà sociale dell'attuale governo.
«La cocaina ha molecole piccolissime per cui non riesce a stimolareuna risposta immunitaria dell'organismo e arriva direttamente al cervello, in particolare nella zona che secerne la dopamina, l'ormone della gratificazione. Anche la cannabis e le amfetamine stimolano questo ormone», spiega il direttore dell'Osservatorio, Giovanni Serpelloni, che è anche l'autore del primo studio di fattibilità per l'avvio della sperimentazione di eroina controllata nella regione Veneto. «Nel 2000 - continua Serpelloni - gli scienziati pensarono di aggregare una proteina, che è una struttura più grossa, alla molecola di cocaina, per renderla più consistente e quindi far sì che il corpo umano la riconosca e stimoli la produzione di anticorpi. Usarono come proteina una parte del bacillo inattivato del colera. In questo modo gli anticorpi impediscono il passaggio della sostanza al cervello e non c'è più possibilità che eserciti lo stimolo della gratificazione». Negli Usa e in Inghilterra il vaccino - prodotto dalla azienda britannica ex Xenova, ora Celtic Pharma - è statosperimentato dal 2001, dal National institute on drug abuse e dalla Yale university, su circa 250 cocainomani, un numero alto per queste prime fasi che testano la sicurezza e la tollerabilità. Ora, per la terza fase, quella più allargata, la sperimentazione potrebbe essere effettuata, se il ministero dà l'ok, anche in Italia. E la regione Veneto si è detta disponibile.
«A giudicare dai primi risultati il vaccino sembra non avere controindicazioni e non produrre grossi effetti collaterali - spiega ancora Serpelloni - ha però una durata limitata: dai 6 ai 9 mesi. Poi gli anticorpi declinano e il soggetto è di nuovo esposto alla cocaina. Se non si somministra di nuovo il vaccino c'è una ricaduta del 74,8% dei casi. Inoltre non può essere la panacea perché è necessario anche un supporto psicologico». «In Italia sono circa 300 mila i consumatori di cocaina, di cui 17 mila hanno chiesto aiuto ai Sert nel 2005, il 12% in più dell'anno prima - dice il senatore Uds Antonio De Poli,assessore alle politiche sociali - Nel Veneto sono circa il 4% dei giovani tra i 12 e i 24 anni». Il profilo degli attuali consumatori di cocaina, secondo Serpelloni, è cambiato: «Una volta era la droga dei ricchi, poi quella dei manager, poi per una spinta di marketing degli spacciatori, che usano piccoli calibri al costo accessibilissimo di 10 euro, il consumo è dilagato tra i giovanissimi ed è trasversale a tutte le età e classi sociali. D'altra parte, se una volta era differenziato lo spaccio di droghe leggere da quelle pesanti, oggi non è più così: lo spacciatore fornisce tutto, come una specie di supermarket, a danno soprattutto dei consumatori meno consapevoli». Serpelloni, che considera molto dannosa anche la cannabis, riferisce però che non potrebbe mai esserci un vaccino anti-Thc «per una questione biologica: la cocaina è una sostanza esterna che non esiste dentro l'organismo, mentre sia la morfina che il thc sono sostanze simili a sostanze endogene, prodotte dal nostrocervello». «Non mi convince l'uso di sostanze chimiche per risolvere questioni di tipo sociale - è il parere del tossicologo Nunzio Santalucia - ma ben venga un farmaco sostitutivo della cocaina, come ce ne sono per l'eroina (la morfina) e per l'alcol. Poi bisognerà capire come e a chi andrà somministrato».da Il manifesto
 
 
 









   
 



 
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