Se la vera anti-politica è questa finta opposizione
 











Quando esci dalle redazioni dei giornali e ti fai un giro al bar il mantra è sempre lo stesso: “So’ tutti uguali”, dicono a Roma. E noi bravi democratici (non del Pd, me ne guardo bene: in senso lato) che leggiamo i quotidiani di carta e sul web e guardiamo il tg di Mentana e compriamo i saggi e ci indignamo su Facebook e andiamo alle manifestazioni e così via, stiamo lì pazienti ad argomentare che non è vero, che le differenze eccome se ci sono… Ci sentiamo un po’ come quando De Gregori canta “La Storia siamo noi”, sì, la storia siamo noi. “Noi” siamo diversi.
Però i numeri, nella loro freddezza, non lasciano scampo. E trovarsi tra le mani il “Rapporto sul voto in Parlamento nella XVI legislatura (aprile 2008 – settembre 2011)” di Openpolis, titolo “L’opposizione che salva la maggioranza“ ti fa quasi rivalutare i “vaffa” delle piazze di Beppe Grillo. Giovanni Sartori sul Corriere della Sera si interrogava sul come mai la sinistra non stiariuscendo a crescere davvero nei sondaggi e quindi in popolarità, nonostante lo spettacolo indegno offerto dai berluscones. Il rapporto di Openpolis lo spiega benissimo con tabelline e schemi traducibili nel semplicissimo assioma: perché l’opposizione non fa l’opposizione.
Considerate le votazioni che si sono svolte da inizio della XVI legislatura sino al 20 settembre 2011, alla Camera che Senato, quelle nelle quali la maggioranza è stata salvata arrivano al 35% del totale. Più di un voto su tre. Poche chiacchiere, ecco i numeri: per 5.098 volte la maggioranza poteva essere battuta. E così non è stato perché i nostri eroi non erano in aula. Nel secondo semestre del 2008, alla Camera, il 58% dei voti sono stati salva-maggioranza; al Senato, nel primo semestre del 2009 è successo il 48% delle volte. Sapete chi è il deputato che per più volte ha salvato la maggioranza non partecipando al voto? Pierluigi Bersani (2306 volte). Al terzo posto c’è Di Pietro, al quinto D’Alema e al sestoFioroni. E i deputati che hanno fatto meglio l’opposizione? La numero 1 è stata Rosy Bindi (solo 12 voti salva-maggioranza), poi una sequela di semi-sconosciuti che però hanno il merito di fare il proprio lavoro (per chi se lo fosse scordato: l’opposizione). Stesso gioco al Senato. La peggiore? Emma Bonino (1331 volte). Dietro di lei Sergio Zavoli e Franco Marini. Mentre la migliore è la Pd Cinzia Maria Fontana (13 voti).
Se questi strateghi che da oltre venti anni ci ammorbano con questo riformismo da strapazzo sempre a perdere, avessero fatto davvero l’opposizione, stando seduti al loro posto come financo i bambini di prima elementare sanno fare, sarebbero saltate leggi come il “salvataggio” di Alitalia, che è costato ai contribuenti svariati miliardi di euro; la “Legge per contrasto criminalità organizzata e immigrazione clandestina”; “Legge sui rifiuti in Campania 2008?; la finanziaria del 2009; “Legge sullo scudo fiscale”; “riforma Brunetta della pubblica amministrazione”;“Sospensione delle demolizioni in Campania”; “Decreto sul terremoto dell’Aquila”. Roba per cui noi settimanalmente vediamo questi figuri scannarsi a Ballarò con Gasparri-Cicchitto-Lupi ecc. Peccato che appena la telecamera si spenge vanno (quando ci vanno) in Parlamento e tutto resta com’è.
Il rapporto di Openpolis – arcinoto covo di bolscevichi, grillini, indignados no global e no Tav falsificatori di numeri –  dice testualmente: “I numeri svelano la comoda finzione della rappresentanza parlamentare che scade spesso nella rappresentazione dove in molti, anche se non tutti per fortuna, sono presi da così tante altre faccende – altri incarichi pubblici, da attività professionali o di partito – che alla fine, quella di parlamentare, si riduce ad essere solo una sorta di incombenza ben remunerata, da gestire come si può tra le altre”. E poi: ”Questa è una deriva che va contro lo spirito della Costituzione e vìola le norme che i parlamentari stessi si sono dati attraverso i lororegolamenti”. Infine: “La Carta fondamentale affida a ciascun parlamentare il potere di decidere attraverso il voto le leggi, nell’interesse e in rappresentanza di tutta la comunità nazionale. I regolamenti di Camera e Senato stabiliscono che andare in Commissione, in Aula, studiare, approfondire, ascoltare e capire i problemi delle comunità e, alla fine, votare, è un preciso “dovere” di ciascun deputato e senatore, di maggioranza e di opposizione. Chi non lo fa, mina il ruolo cardine dell’istituzione Parlamento nel nostro sistema costituzionale e democratico”.
L’anti-politica che tanto sdegna i dirigenti dell’opposizione dimostra di essere tutt’altro che un moto di indignazione anti-politico. Rappresenta anzi la richiesta di un’altra politica, intesa nel senso letterale del termine: “Arte di governare la società”. Governare, non spartire la torta. L’anti-politica vera sono loro.
PS. Solo una piccola postilla: che la sinistra non cresca nei sondaggi è parzialmente vero. È ilbinomio Pd-Idv che messo insieme vale come nel 2008. La sinistra extraparlamentare, che appunto in parlamento non c’è perché nel 2008 non aveva raggiunto il 3%, adesso vale oltre il 10%. Con Grillo si arriva al 15%. Chissà perché.Matteo Pucciarelli









   
 



 
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