Il sondaggismo,malattia fraudolenta del bipolarismo
 











Ne abbiamo più e più volte parlato, ma tornarvi di sopra è necessario, perché la malattia è pericolosa e recidivante. Ci riferiamo al sondaggismo, vale a dire a quella procedura, elevata al rango di scienza, che pretende di testare, con approssimazione ai decimali, le tendenze, gli umori dell’elettorato su ogni sorta di questioni e, massimamente, sulle loro propensioni elettorali.
Con la stessa aurea di neutrale veggenza che gli antichi attribuivano agli aruspici, i nostri moderni sciamani infestano i talk show televisivi, i telegiornali, la carta stampata, propinando ogni sorta di rilevazioni. Con cadenza settimanale scopriamo cosa i cittadini pensano chiedono e desiderano, ne misuriamo le oscillazioni millimetriche. Così la politica, quella politicante, quella che vive di improvvisazione e di calcoli strumentali, si muove di conserva, come falena attorno ad una fonte di luce, attenta a cogliere, in tempo reale, l’efficacia di una trovata, diun’invenzione propagandistica.
Addestrati a questa pessima pedagogia, i partiti - in primis quelli che hanno abbandonato una reale pratica democratica per affidarsi all’illusionismo via etere - promuovono la demagogia più deteriore. La politica tende cioè a comportarsi esattamente come un’azienda che organizza le proprie linee di produzione in base ai risultati di una campagna di marketing. E’ l’umore registrato dal sondaggio che informa la proposta (lo diciamo con indulgenza) programmatica, non viceversa. Così, la già consistente tendenza all’omologazione degli schieramenti che si fronteggiano nell’arena bipolare riceve un’ulteriore spinta.
Poi, c’è un aspetto del sondaggismo che chiameremo "militante", subdolamente manipolatorio, attento a "testare" le opinioni del pubblico limitando, con tecniche raffinate, il campo delle scelte, il perimetro dentro il quale il cittadino, l’intervistato può formulare le proprie opzioni.
Abbiamo ormai collezionato svariati esempi di questenon innocenti incursioni nel "mercato" del voto. Si pensi alle ultime elezioni amministrative, quando la Federazione della Sinistra veniva accreditata (se addirittura non le toccava essere derubricata sotto la sigla "altri") di un 1% a fronte di un esito poi riscontrato prossimo al 4%. In quell’occasione, Nando Paglioncelli si difese spiegando che la sua Ipsos non aveva sondato l’orientamento nelle aree interessate al voto, ma nell’insieme del Paese. Argomento, come ognuno può capire, di lana caprina. E toppa peggiore del buco.
Oggi la storia si ripete per le elezioni regionali del Molise: identici sondaggi fraudolenti, identica smentita dal voto reale. Il fatto è che si deve ad ogni costo dimostrare che la sinistra radicale, il Prc, la FdS, già cancellate dall’informazione, sono fuori mercato politico, perché non omologabili alla vulgata che contrappone coalizioni fra loro intercambiabili. Ecco come il sondaggio confezionato su misura può veicolare il (presunto) "votoutile".
Tuttavia, raccomandiamo cautela agli apprendisti stregoni perché rischiano di rimanere vittime dei loro stessi giochi di prestigio. In quanto, contrariamente alla convinzione diffusa, è accaduto che nel Molise abbia vinto uno screditatissimo candidato del centrodestra, sostenuto in questa occasione anche dall’Udc.Eloquente dimostrazione che non basta la repulsione per l’indecente governo di Berlusconi a mettere le ali all’alternativa, che per affermarsi ha bisogno di un vero progetto di cambiamento, in assenza del quale vince sempre il gattopardo.  Dino Greco

 

 









   
 



 
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