Sos sanità, 1300 licenziamenti Vendola convoca tutti i partiti
 











Il tempo sta per scadere. Una settimana, non di più. Poi quasi tutti a casa. Medici e infermieri "a termine". "Potrà restare in servizio il 30 per cento del personale per il quale sono state chieste le deroghe", azzarda l’assessore al Bilancio, Michele Pelillo al termine del Consiglio regionale che ha approvato una legge sulla semplificazione normativa. Cinquecento, forse seicento degli oltre 1861 per i quali il governatore pugliese, Nichi Vendola ha chiesto al deroga per farli restare in servizio anche oltre il termine tassativo di scadenza dei loro contratti (36 mesi). Per 1300, al momento, c’è solo la prospettiva della disoccupazione.
Una situazione "drammatica", l’ha definita il presidente della commissione sanità, Dino Marino (Pd). Una situazione "disperata", ha insistito nelle ultime ore anche il capogruppo della Puglia prima di tutto, Francesco Damone. L’epicentro dell’emergenza è nella provincia di Foggia che è poi anche l’epicentro delterremoto politico che scuote il Pd e la maggioranza di centrosinistra. Ieri c’è stato lo sciopero dei camici bianchi, a Manfredonia, roccaforte del Pd, c’è una grande mobilitazione per difendere lo status di ospedale intermedio, mentre si preparano a chiudere reparti a San Severo, Cerignola, Lucera, "persino nel Policlinico di Foggia", ricorda Marino.
L’assessore alle Politiche della salute, Tommaso Fiore, conferma. Annuncia che il caso-Foggia sarà al centro di un incontro in Prefettura nel capoluogo
dauno. Ma conferma il collasso prossimo venturo: "I direttori generali si trovano ad avere un margine d’azione piuttosto ristretto, avendo da una parte la minaccia del penale, con l’interruzione di pubblico servizio e dall’altra quella della Corte dei Conti. D’altra parte è per attuare le disposizioni della penultima finanziaria che si è resa necessaria l’interruzione di numerosi rapporti di lavoro". Cosa fare? "Vi sono due exit strategy possibili - spiega Fiore - la prima è quelladelle deroghe al blocco delle assunzioni, la seconda è il piano straordinario di accorpamento dei servizi ospedalieri".
Il problema è che non c’è troppo tempo. È escluso che arrivino le deroghe. È possibile che la situazione si sblocchi. Lo ha fatto intendere il ministro alla Salute, Ferruccio Fazio, l’altro giorno in commissione sanità alla Camera: rispondendo a un’interrogazione ha detto che c’è la volontà del governo di cancellare il tetto del 50 per cento per la spesa dei contratti a termine sul budget del 2009. Potrà accadere con la legge di stabilità ma ci vorranno due mesi, secondo quanto l’onorevole Gero Grassi ha riferito a Pelillo. Troppi per salvare tutti i precari forzati della Puglia. L’alternativa è accorpare ospedali. "Con il piano straordinario di accorpamento degli ospedali, invece, si possono garantire i livelli essenziali di assistenza e le prestazioni d’urgenza", dice Fiore. "Questo significa chiudere reparti", semplifica il consigliere regionale del Pd, PinoRomano. Il gruppo del Pd ha una proposta: "Prorogare per almeno sei mesi tutti i contratti del personale medico e sanitario in scadenza il prossimo 31 ottobre, per impedire che il sistema sanitario pugliese subisca una vera e propria paralisi, con il rischio di non poter più garantire i livelli minimi di assistenza ai propri cittadini", scrivono il capogruppo Antonio Decaro e il segretario del partito Sergio Blasi. "A tale azione immediata - aggiungono - dovrà seguire, in tempi rapidi, una iniziativa istituzionale tesa a risolvere alla radice la emergenza attuale".
La situazione rischia di sfuggire di mano. Il momento è drammatico e a sottolinearlo c’è anche l’insolita convocazione di tutti i capigruppo, anche dell’opposizione di centrodestra, fatta dal governatore Nichi Vendola per domani, nel suo ufficio, nella sede della Presidenza sul lungomare. Incontro con all’ordine del giorno un insolito "provvedimenti urgenti". Forse è proprio la norma "salva-precari".PieroRicci-larepubblica

 









   
 



 
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