Vivisezione no stop meno cavie ma soffriranno il triplo
 











Un animale sottoposto a vivisezione inevitabilmente soffre, ma non deve soffrire troppo. E siccome le battaglie animaliste a qualcosa saranno pure servite, perlomeno a danneggiare l’immagine degli scienziati alle prese con cavie sanguinanti, ecco la nuova direttiva europea sull’animal testing che promette angelicamente di ridurre il numero delle bestiole nei laboratori. Con un inganno: le cavie diminuiranno, ma si potranno riutilizzare per diversi esperimenti. Aggirato l’ostacolo, le aziende farmaceutiche esultano.
La direttiva del Parlamento europeo , e nelle premesse cerca di tranquillizzare le coscienze sugli orrori della sperimentazione a vivo: i ricercatori, recita il testo elaborato anche dall’ex ministro dell’Agricoltura Paolo de Castro, dovranno diminuire la quota di angoscia, dolore e sofferenza inflitta agli animali e tentare di trovare un’alternativa alla vivisezione quando questo sia possibile. Tra le specie impiegate nei laboratori,soltanto cani, gatti e scimmie dovranno avere una scheda personale, mentre potranno essere effettuate visite a sorpresa per verificare che i camici bianchi osservano le regole del buon vivisettore. La soppressione delle cavie deve poi essere affidata a personale qualificato e, nel caso le sperimentazioni siano così dolorose, praticare l’eutanasia prima che l’atrocità raggiunga livelli insopportabili. Non solo: al termine dell’animal testing, cani e gatti dovrebbero essere accolti nelle famiglie.
Il punto contestato dagli animalisti è naturalmente la possibilità di sottoporre lo stesso animale a svariati esperimenti di intensità "moderata" ed è per questo che la Leal, la Lega antivivisezionista, ha promosso una raccolta di firme - cinquantacinquemila ad oggi- da portare a Bruxelles. Per gli animalisti la direttiva costituisce un ritorno al Medioevo, visto che le nuove normative sono più morbide di quelle attualmente in vigore in Italia e non obbligano gli sperimentatori ad alcunacautela. Semplicemente la raccomandano, ecco tutto. In realtà l’armamentario dello sperimentatore, accusa la Leal, rimane in vigore: sarà possibile sperimentare senza anestesia, somministrare scosse elettriche, sperimentare sulle scimmie e sugli altri primati, costringere gli animali a estenuanti prove fisiche come il nuoto forzato.
Ogni anno in Europa almeno dodici milioni di animali vengono sottoposti agli esperimenti medici. Molti nascono e muoiono in laboratorio e, come conferma il testo in approvazione, vengono torturati anche quando si trovano ancora nel grembo materno. Ciò che allarma nella nuova direttiva è anche la possibilità di chiedere delle deroghe per sperimentare su cani e gatti randagi quando non siano disponibili altri animali e quando questo sia "essenziale" per tutelare l’ambiente o la salute umana o animale, un punto per ora ancora vietato in Italia dove vige una legge tutto sommato restrittiva se paragonata con il via libera in preparazione a Bruxelles. Neilaboratori italiani gli animali utilizzati più spesso sono ratti, molto raramente primati come le scimmie, e comunque la sperimentazione è sottoposta a speciali protocolli. Gli animalisti temono che il recepimento della direttiva sull’animal testing l’Italia possa peggiorare le condizioni delle sperimentazioni e causare maggiori sofferenze alle cavie. D’altra parte non sono pochi i ricercatori e gli scienziati che da tempo hanno abbandonato la pratica della vivisezione perché inutile per la scienza visto che il dna umano è diverso e la capacità di assorbire un farmaco da parte del signor Mario Rossi è sicuramente differente da quella del suo cane. Tanto è vero che da qualche tempo si sta facendo strada la consapevolezza, tutta medica, che un farmaco agisce diversamente se il paziente è maschio o femmina, e dunque il fattore di genere, e non solo quello di specie, fa comprendere come molte sperimentazioni siano semplicemente fallaci.  Beatrice Macchia









   
 



 
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