Rifinanziamento della guerra, LEGALITÀ, VALORI E REALISMO DEL NO In Afganistan è in corso una guerra di aggressione, contraria alla legalità internazionale nell’avvio e nella conduzione. La partecipazione dell’Italia a questa guerra è incompatibile con la Costituzione, è stata decisa per mera subordinazione e viene sostenuta per «non essere esclusi dal governo del mondo». La guerra include, per definizione, la distruzione di esistenze umane e l’accettazione della soppressione dei propri simili come «mezzo di risoluzione delle controversie». Questa ci pare una semplice descrizione dello stato di cose: una constatazione, non un’interpretazione. La «guerra al terrorismo» è una metafora insensata se si traduce in aggressione armata a un paese, mietendo migliaia di vittime civili. L’idea d’instaurare con le armi democrazia e diritti, in sé contraddittoria, ha esibito nei fatti il suo fallimento. Ancheper chi non la «ripudia», anche per chi la sostiene, la guerra in Afganistan non riesce a enunciare propri obiettivi condivisibili, realistici, raggiungibili. La politica internazionale va riducendosi a politica militare. In Iraq, come in Afganistan, come in Palestina, le vie della diplomazia e del dialogo sono abbandonate e sostituite dall’uso della forza. L’Italia potrebbe realisticamente essere un soggetto attivo di politica internazionale connotato da una volontà incondizionata di pace, da un assoluto rifiuto della guerra. Confermando la partecipazione alla guerra in Afganistan, il governo Prodi rinuncia a costruire questa identità per sottomettersi e conformarsi a scelte già risultate sterili e devastanti. La disponibilità alla guerra non è «un» tema accanto ad altri, ma definisce in maniera essenziale e decisiva le formazioni e i soggetti politici. Il movimento per la pace – e dunque contro la guerra – non ha «governi amici» a priori. Deve in ogni casosottrarsi a transazioni o “comprensioni”. Il nostro più netto rifiuto degli orientamenti governativi sull’Afganistan non esprime soltanto coerenza nelle convinzioni. Include una richiesta e una proposta. EMERGENCY
CONTRO LA GUERRA SENZA SE E SENZA MA Via dall'Iraq, via dall'Afghanistan Si è svolta il 15 luglio c/o il Centro Congressi Frentani -Roma- Hanno partecipato: Vittorio Agnoletto, don Aldo Antonelli, Riccardo Bellofiore,Silvio Bergia, Piero Bernocchi, Marco Bersani, Norma Bertullacelli,Giorgio Bocca, Emiliano Brancaccio, sen. Mauro Bulgarelli, on.A Salvatore Cannavò, Mariella Cao, Sergio Cararo, Massimo Carlotto, Barbara Casadei, Mauro Casadio, Luca Casarini, on. Paolo Cento,Stefano Chiarini, Giulietto Chiesa, Enzo Collotti, Giorgio Cremaschi,Angelo Del Boca, don Vitaliano Della Sala, sen.José Luiz Del Rojo, Nadia De Mond, sen. Loredana De Petris, Tommaso DiFrancesco,Manlio Dinucci, Mario Dogliani, Angelo d'Orsi, Valerio Evangelisti,Ferdinando Faraò, Dario Fo, Jacopo Fo, on. Mercedes Frias, don Andrea Gallo, sen. Fosco Giannini, Nella Ginatempo, Haidi Giuliani, sen.Claudio Grassi,Beppe Grillo, Sabina Guzzanti, Margherita Hack, Enzo Jannacci,Paolo Leonardi, Walter Lorenzi, Piero Maestri, sen. Luigi Malabarba, Maurizio Mantani, Mario Martinelli, Alberto Masala, Alessandra Mecozzi,Enrico Melchionda, Alessandro Metz, Milva, Gianni Minà, Mario Monicelli,Raul Mordenti, Luciano Muhlbauer, Gavino Murgia, Alfonso Navarra, Maso Notarianni, Diego Novelli, Emma Nuri Pavoni, sen. Anna Maria Palermo,Maurizio Pallante, on. Gianluigi Pegolo, Enrico Piovesana, Riccardo Pittau, Massimo Raffaeli, sen. Franca Rame, Riccardo Realfonzo, sen. Fernando Rossi,Paolo Rossi, on. Franco Russo, Paolo Sabatini, sen. Cesare Salvi,Luciano Scalettari, Vauro Senesi, sen. Gian Paolo Silvestri, Nando Simeone, Bruno Steri, Bebo Storti, Gigi Sullo, Stefano Tassinari, sen. Dino Tibaldi, sen.Franco Turigliatto, sen. Olimpia Vano, don Alberto Vitali,Luciano Zambelli, Adriana Zarri, Assalti Frontali, Banda Bassotti, Cisco, La Gang, Modena City Ramblers,Radici nel Cemento.
Trucchi afghani All'assemblea «autoconvocata» di domani a Roma (dalle 9,30 in poi al centro congressi di via dei Frentani) Emergency distribuirà un «volantone» che svela trucchi e segreti della guerra in Afghanistan. Dal «trabocchetto della riduzione delle truppe», «riferita al tetto massimo raggiunto in passato», 2.400, e non «al numero di soldati attualmente dispiegati», 1.350, fino al business della ricostruzione. «Dopo una fase decrescente del conflitto durata tre anni, la guerra è ricominciata più violenta che mai (2 mila morti nel 2005, 2.500 nella prima metà del 2006)», scrive Emergency.
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