La morte di Gheddafi e le ipocrisie dell’Occidente
 











Così muore un tiranno, hanno intitolato, senza fantasia, alcuni quotidiani, e servizi televisivi. Visione, appunto: la visione degli ultimi istanti di vita di Muhammar Gheddafi (la grafia non rende giustizia alla lingua araba, ma continuiamo a scrivere così, per capirci), ha rappresentato il momento culminante di giubilo dei libici osannanti per la “libertà conquistata”, a giudicare dai resoconti di regime. Del nostro regime monocratico, non tanto perché il nostro presidente del Consiglio come un (modesto) tirannello, che si accontenta di veline portate a domicilio da lenoni e ruffiane, ma sognando di essere un Cesare, destinato a passare alla storia non dei bordelli, ma della Grosse Politik; ma soprattutto perché la cloroformizzazione dello spirito critico è diventata la peggiore delle forme di dispotismo.
L’ultima riprova si è avuta, appunto, a leggere, ascoltare, vedere i servizi e i commenti sulla “fine del regime”. Disturba, nell’unanimismosconcertante, l’ipocrisia. Si veda il solito Adriano Sofri, che scrive una lunga e dotta articolessa densa di citazioni e riferimenti, dall’Antico Testamento a Omero e via seguitando. Esprime concetti e sentimenti condivisibili, sia pure nello stile aulico e vagamente profetizzante che ha adottato; la deplorazione, la pietà, lo sdegno davanti a quelle immagini che non potremo dimenticare. Ma non era, Sofri, tra coloro che hanno sostenuto la giusta causa della guerra alla Libia? Non ci aveva spiegato quanto fosse necessario combattere il tiranno, per “proteggere” i civili dalle sue atrocità? Ora si indigna, anche lui si indigna.
Si indignano tutti. A cominciare da coloro che hanno teorizzato questa nuova, non ultima, delle “nuove guerre” post-1989. Tutta la variopinta schiera dei difensori dei diritti umani. E ancora Sofri, il giorno dopo, ha commemorato Antonio Cassese, grande giurista, “uomo dei diritti umani”. Già: Cassese, scomparso prematuramente, un simpatico partenopeo, cheho avuto modo di conoscere, discutendo (e bonariamente litigando) con lui proprio sul tema dei diritti umani che, nella concezione di Cassese (non certo il solo), apparivano diritti a senso unico. Diritti da proteggere quando si manifestavano violazioni da parte di alcuni, diritti ignorati o svalutati quando a violarli erano “gli altri”. Chi? L’Occidente, in una parola sola. Gli Stati Uniti, e i loro alleati/subordinati. Di cui l’Italia è il fiero rappresentante. L’Italia che raramente ha saputo avere momenti di politica estera (Andreotti ha tentato, pur nell’atlantismo, di avere una “linea”, quanto meno), e che ora, con il maestro di sci Franco Frattini, che si crede ministro degli Esteri, in sodalizio con il picchiatore fascista (ex, per carità!), che si crede ministro non della Difesa, bensì della Guerra, ha toccato vertici abissali forse ineguagliabili. Ipocrisia, insipienza, arroganza: un cocktail micidiale.
Su YouTube la performance di La Russa che cerca di parlare l’astrusalingua inglese fa impallidire le migliori scene di Totò. Le dichiarazioni di entrambi questi figuri dopo la morte di Gheddafi sono entrambe da antologia dell’horror. La torcia che fruga nella bocca di Saddam Hussein, i colpi sparati a bruciapelo forse contro il volto di Osama bin Laden, il cui cadavere peraltro ci è stato misteriosamente nascosto, l’assassinio di Ceausescu e consorte, sotto gli occhi della videocamera… “Madamina, il catalogo è questo”, canta Leporello nel Don Giovanni di Lorenzo Da Ponte, musicato da Mozart. Ecco, il catalogo degli orrori è questo, lungo, senza fine. Abbiamo aggiunto altri nomi. Nuove immagini. Nuovi suoni e rumori: le urla sguaiate degli assassini, i colpi di kalashnikov per far giungere al Cielo il proprio giubilo, ma anche le ultime parole smozzicate della bestia ferita, coperta di sangue, mentre il cacciatore si appresta a finirla.
La morte del tiranno, appunto. Turba, avvilisce, e sgomenta la violazione di quei diritti che si dichiara di volerproteggere, l’efferatezza belluina, l’osceno trionfo del telefonino che riprende in diretta gli istanti crudeli di quell’accanimento contro chi non si può difendere; e l’ultima sigaretta del figlio del dittatore, prima della implacabile giustizia dei vincitori. Personalmente sono disturbato altrettanto dai commenti: sia quelli improntati a una tardiva pietà, sia quelli sconvolgenti di chi ha confermato la propria contentezza. Riflettiamo, chi si scandalizza oggi (tutti, a parte i nostri ministri), non sono gli stessi che hanno organizzato non solo l’aggressione alla Libia, ma la caccia all’uomo? Non sono forse i civili governanti del civile Occidente, che hanno deciso che la popolazione libica andava da noi difesa? Difesa da Gheddafi? E quella siriana, non andrebbe difesa da Assad? Come mai due pesi e due misure? E i Palestinesi, a cui ancora recentissimamente, si è negato il diritto a uno Stato, ancorché minimo, non andrebbero protetti dalle angherie dei governanti israeliani e daicoloni che continuano a impiantarsi sulle terre loro sottratte? E non è forse la NATO, che ha del tutto sostituito l’ONU, nella gestione delle situazioni di “crisi” sul piano internazionale, ad essere responsabile della distruzione di una nazione, quella libica, prima che del linciaggio di un uomo?
Il ministro La Russa ha sbraitato: chissà quanti sarebbero stati i morti se non fossimo intervenuti… Ma intanto perché non ci dicono quanti sono stati i morti da noi procurati? Noi italiani, dico, che abbiamo fatto la parte del leone nei bombardamenti, salvo essere esclusi dal salotto dei parenti ricchi, e lasciati in anticamera, quando si è trattato di spartire il ricco bottino… E l’ONU, che ora emette qualche flebile vagito, chiedendo l’autopsia del cadavere e una inchiesta, non ha avallato tutto ciò? Quella ONU che poi diventa impotente davanti alle violazioni del diritto internazionale, e dei diritti umani da parte di Israele o degli stessi USA. Insomma, noi abbiamo armato le manidei carnefici, e ora meniamo scandalo. Noi abbiamo mostrato come sia dissolto il diritto internazionale, che nel lontanissimo 1625 aveva provato a creare Ugo Grozio, con l’opera De iure belli ac pacis, opera che teorizza non soltanto lo ius ad bellum, ossia quando si abbia diritto a condurre una guerra, ma anche lo ius in bello, vale a dire le norme e le regole del conflitto militare.
Anche i banditi tra loro hanno delle leggi, scrive Platone. Il felice Occidente, forse le ha, ma valgono a corrente alternata: valgono, e non sempre, “tra noi”, ma non con “gli altri”, appunto. E se noi siamo gli esponenti della “Civiltà”, gli altri sono ovviamente i “barbari”. E ora dopo che i potenti mezzi aerei della Santa Alleanza Occidentale hanno scovato con raffinatissimi sistemi di individuazione il tiranno, e hanno indirizzato i loro missili sul piccolo convoglio in cui si trovava, hanno poi lasciato il lavoro finale, il “perfezionamento della pratica”, ai libici: tanto, loro sono i barbari.E il sangue di Muhammar Gheddafi, e dei figli, e dei suoi “fedelissimi” (ma non erano tutti “mercenari”?), ricadrà su essi, non certo sulle candide manine grassocce di Frattini, o su quelle adunche di La Russa. Gli stessi che fino a poco fa si inchinavano al passaggio del leader libico, chiamandolo “grande statista” e “difensore della pace, “amico dell’Italia”...
La palma d’oro, tra tutti i commenti, la guadagna, nondimeno, ancora una volta, il nostro barzellettiere di governo, il quale talora sfoggia il suo “latinorum”. L’uomo politico n. 1 d’Italia, anzi, d’Europa: no, mi correggo: a suo stesso dire, della storia universale, secondo solo a Gesù Cristo, un grande, indubbiamente, ma certo non uno statista... Ebbene, costui che poco prima si era reso ridicolo agli occhi del mondo, con la sua accoglienza all’Illustre Ospite Gheddafi, davanti al quale si è genuflesso, spingendosi al baciamano, proprio costui, impunito, ha sentenziato: Sic transit gloria mundi. Ma un dubbio mi assale:era un commento alla fine di Gheddafi, o una (involontaria) profezia, magari scaramantica, su se stesso? Angelo d’Orsi-micromega

 









   
 



 
01-04-2016 - Stefano Rodotà: Il referendum? Riporta il potere nelle mani dei cittadini
22-01-2016 - Se il diritto all’aborto c’è solo sulla carta
11-11-2015 - Vatileaks, indagati gli autori dei due libri-inchiesta Nuzzi e Fittipaldi
08-11-2015 - Cassa depositi e prestiti, trasparenza cercasi. Segreti i verbali della commissione parlamentare di vigilanza
03-06-2015 - Come rottamare Renzi in tre mosse
06-03-2015 - Gattopardi di provincia: aboliti gli enti, non è cambiato nulla
27-02-2015 - Roberto Saviano: perché lo Stato ha perso la guerra contro Gomorra
24-02-2015 - Il governo svende 1500 caserme vuote. Ma paga 30 milioni per affittare i palazzi
23-02-2015 - Gelato, penne e pizza: dalla lira all’euro, quali prodotti sono aumentati di più
22-02-2015 - Jobs Act, la minoranza Pd: "Renzi prende in giro i precari". Alfano: "Cdm di ieri il trionfo di Ncd"
19-02-2015 - Tutte le spese di un anno da Matteo premier
12-02-2015 - Nel Milleproroghe le correzioni su regimi minimi Iva, ma non sugli
11-02-2015 - Per le spese militari l’austerity non esiste
09-02-2015 - Visco: "Crescita si rafforza. Sì alla bad bank, ma lo Stato sia remunerato"
14-01-2015 - Ritorno a casa

Privacy e Cookies