Il primo a capire che all’interno della sinistra è in corso una cruenta lotta di potere che rischia di bruciare le chance di vittoria del centrosinistra è Antonio Di Pietro, che con acume rustico ma efficace ha appena detto che rinuncerebbe a candidarsi alle primarie per sostenere Bersani e che sarebbe d’accordo per un’alleanza con Casini. Perchè il tutt’altro che ingenuo leader dell’Idv dice di volersi sfilare dalla competizione e fare un passo indietro, rinunciando alla utilissima passerella delle primarie? Forse perché ha capito che la partita è un’altra e lui ne rimarrebbe schiacciato. La leadership di Bersani é tutt’altro che acquisita. Accanto a lui c’è il grosso del partito, ma i piranha attorno alla sua barca non sono pochi. Il più famelico è certamente Renzi, che ha appena finito di celebrare la sua incoronazione alla Leopolda, flirta con ampi settori del centrodestra e potrebbe persino trovare l’appoggio di Montezemolo (avendo perora trovato l’ammirazione e l’attenzione del Foglio di Giuliano Ferrara). Ma il sindaco di Firenze non è il solo: ventre a terra e senza troppi clamori si sta muovendo anche il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, che potrebbe trovare il sostegno di Giuseppe Civati e Deboara Serracchiani (i due hanno chiuso pochi giorni fa la loro Leopolda a Bologna). Questo quanto si muove alla luce del sole, poi ci sono le manovre sotterranee, come quella che vede da settimane impegnato il gruppo Repubblica-Espresso per assecondare i desideri dell’editore. Carlo De Benedetti infatti non ama Renzi (forse perché sa di non poterlo controllare e infatti l’Espresso on line accusa maliziosamente Giorgio Gori, ex direttore di Canale 5, di essere il burattinaio occulto di Renzi) e potendo farebbe a meno anche di Bersani, che non offre grandi garanzie. Ecco allora il progetto ambizioso dell’Ingegnere: lanciare per la leadership del centrosinistra il sindaco di Milano GiulianoPisapia, al quale di recente l’Espresso ha dedicato una copertina e una lunga intervista in cui di tutto si parlava tranne che di Milano. Infine, la vera vittima di tutte queste manovre, resta Nichi Vendola, troppo a sinistra per condividere l’ineludibile alleanza con il centro, troppo outsider per guidare un’ampia coalizione e troppo vecchio anagraficamente per mettersi nel filone rottamatore a cui appartengono Renzi, Zingaretti, Civati e la Serracchiani. Gli spazi per il Governatore della Puglia si stanno assottigliando sempre più ed è lui che rischia di rimanere col cerino in mano perdendo l’ultimo treno utile per la leadership. L’impressione è che Di Pietro abbia capito cosa sta accadendo e per questo si è affrettato a scegliere il cavallo su cui puntare, che poi ad oggi è - al di là di tanti velleitarismi - quello che ha più numeri degli altri e maggiori possibilità di spuntarla. Giuseppe Morello
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