Gli italiani percepiscono sempre più i politici come – per usare la solita logora parola – una “casta” che si fa gli affari suoi, e che se li fa con impunità e senza vergogna. Ad alimentare questa percezione sta la serie interminabile di privilegi di cui gode appunto la “casta”, uscita pressoché indenne dai provvedimenti della “manovra”. I motivi di insofferenza, e di ribellione, sono quindi molti e crescenti, anche perché le informazioni che provengono dal “palazzo” sono sempre più precise e circostanziate, come nel caso dell’assistenza sanitaria integrativa di cui godono i deputati e i loro congiunti. La notizia richiede di essere commentata perché rappresenta una delle più eclatanti diseguaglianze nell’assistenza sanitaria registrate nel nostro paese. I differenti livelli di spesa sanitaria pro-capite (pubblica + privata, che include anche la spesa eventuali assicurazioni integrative) di USA, media dei paesi OCSE eItalia ricavati dai dati OCSE 2009 e la spesa sanitaria pro-capite dei deputati italiani (inclusi i familiari/conviventi) calcolata dalla somma della spesa per l’assistenza integrativa (pagata con i soldi dei cittadini) e la spesa sanitaria pubblica. Il confronto è impressionante: i 630 deputati e i loro 1.109 familiari/conviventi spendono 10.269 dollari pro-capite, una cifra di gran lunga superiore a quella di un cittadino USA (7.961 $), della media dei cittadini OCSE (3.223 $) e dei cittadini italiani comuni (3.137 $). I 630 deputati e 1109 familiari, compresi anche i conviventi di fatto (come hanno deciso, su espressa proposta dell’onorevole Casini) nel 2010 hanno speso (abbiamo speso per loro… ) per assistenza integrativa 10.117.000 (diecimilioni e centodiciassettemila) euro. Come? Qualche esempio: ¦per gli occhiali 480.000 (276 euro a testa, in un anno, compresi i familiari!) ¦per la psicoterapia 257.000 euro ¦per fisioterapia 976.000euro. E via dicendo… Poi, il Parlamento (con responsabilità separate, perché la maggioranza se l’è fatta la manovra e votata ponendo la fiducia) ha imposto o aumentato i ticket per far fronte al crescente indebitamento del paese. Per fortuna ha mantenuto qualche esenzione per reddito e patologia e, ovviamente, ha esentato dal ticket gli onorevoli e i loro familiari e conviventi. Di fatto è così, perché con l’assistenza integrativa glielo rimborsiamo. Nel 2010, 153.000 euro per rimborso ticket! Ovviamente i possibili spunti di riflessioni sono diversi: ¦Perché i deputati italiani, oltre a molti altri privilegi più o meno noti, hanno diritto anche a questo? ¦Perché non riguarda solo loro ma anche i loro familiari (anche i conviventi di fatto)? ¦Perché non si fanno curare solo dal Servizio Sanitario Nazionale (con l’ovvio messaggio positivo che ne deriverebbe)? ¦Perché hanno questo privilegio che non viene esteso a tutti i dipendenti statali? In una parola, perchéun Ministro della Repubblica conta più dell’usciere di una biblioteca pubblica, magari di provincia? In fondo entrambi servono lo Stato, no? Potremmo fare molte altre domande ma, per essere originali, daremo un taglio inaspettato alla questione: tra le varie voci di spesa (alcune esilaranti, come omeopatia, balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura – queste ultime purtroppo ancora sconosciute nella loro sostanza) non poteva mancare quella per le “cure odontoiatriche”. Mettendo da parte l’amarezza per un settore della salute da sempre sottodimensionato (come offerta e servizi) per il cittadino ma che – vedremo – diventa rilevante per la “Casta”, questa voce di spesa può aiutarci a fare una riflessione di più ampio respiro: che cos’è l’odontoiatria in Italia? Il modello odontoiatrico italiano è quello di moltissimi altri paesi del mondo (nord e sud, in questo caso, fa poca differenza): un sistema principalmente privato, incentrato su un approccio moltocurativo e poco (o per niente) preventivo, tendente all’alta tecnologia, individuo-centrico e svincolato dalla medicina di comunità (e figurarsi dalla Primary Health Care). L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che questo modello odontoiatrico è insostenibile, finisce per essere la quarta (!) voce di spesa di un sistema sanitario. Inoltre è incapace di incidere sul peso della patologia: curiamo i malati senza intervenire sui determinanti di malattia; curiamo 1 carie dei denti permanenti su 2 nel mondo occidentale, quando va bene, e 1 su 50 nei paesi a basso reddito. Purtroppo, in Italia, non possiamo sapere quanto costerebbe tutta l’odontoiatria di cui c’è bisogno: il modello largamente privato limita per sua natura l’accesso e sono in molti a rimanerne esclusi. Tuttavia possiamo farci un’idea sul costo di questo tipo di odontoiatria (cioè come la facciamo nel servizio privato e spesso la vorremmo riproporre anche in quello pubblico) se il nostro Servizio SanitarioNazionale volesse “offrirla” a tutti. Basta guardare la spesa per le cure odontoiatriche dei deputati italiani: tre milioni e 92mila euro in un anno; un costo folle e ingiustificabile. Pensate di rapportarlo a tutta la popolazione! Non sarà allora anche questa una riprova che l’odontoiatria che facciamo, insegniamo e promuoviamo è davvero insostenibile e fuori della realtà? Marco Geddes e Guido Benedetti, Osservatorio Italiano sulla Salute Globale
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