“Salvezza nazionale”, ma per tutti
 











Che sia davvero un governo di “salvezza nazionale”, la salvezza di tutti e in primo luogo del “terzo Stato”, non dei privilegiati d’establishment e delle cricche: è questo che chiede la schiacciante maggioranza dei cittadini che all’80%, secondo i primi sondaggi, appoggia il nascente governo Monti. Salvezza dal default, ovviamente, tecnicismo che significa in concreto, per chiunque possieda titoli di Stato (milioni e milioni di italiani), perdere in un colpo solo la metà o i due terzi dei risparmi di una vita. Ma “salvezza nazionale” significa anche, altrettanto essenzialmente, liberare il Paese dalla melma onnipervasiva del crimine impunito e della menzogna catodica, autentiche sabbie mobili che lo stavano inghiottendo.
Perciò, se sotto il profilo economico e sociale, l’equità dei sacrifici non può che cominciare dallo scandalo dello scudo fiscale, 107 miliardi tassati al 5% anziché al 30% (esigere quel 25% di differenza dovrebbe esseremoralmente l’abc), e proseguire con la patrimoniale e draconiane leggi anti-evasione (altrimenti pagano solo i ricchi ufficiali, e quelli veri continuano a rapinare), Monti e Napolitano non possono dimenticare che il (quasi) ventennio di melma e macerie in cui il regime ha precipitato il paese poggiava e ancora poggia da una parte sulle picconate inferte ai magistrati fedeli alla “legge eguale per tutti” (e sulla ragnatela di quelli leali alle P3 e P4 in spergiuro della Costituzione) e dall’altra sul monopolio orwelliano del sistema televisivo. “Questione morale” che interessa solo le anime belle, replicheranno troppe sponde “moderate”, incapaci ormai di pensare con categorie diverse da quelle di Giuliano Ferrara. Eppure è solo per il combinato disposto dell’illegalità/impunità e della televisione/menzogna se un metro di autostrada o metropolitana costa in Italia tre o quattro volte più che nel resto d’Europa. La corruzione impunita impone un costo economico altissimo, oltre adevastanti effetti sociali e infine antropologici.
Restituire l’etere televisivo al giornalismo-giornalismo, dove i fatti sono sovrani, realizzando imparzialità e pluralismo, e ripulire politica e istituzioni dalla pletora di leggi ad personam, autentiche leggi-canaglia che strangolano la vita civile, sono due banchi di prova su cui i cittadini giudicheranno il governo Monti, e su cui Monti giocherà la propria credibilità non meno che sullo “spread”. Indulgere su questi temi, anche in dosi omeopatiche, alla continuità e alle “garanzie” che Berlusconi pretende, significherebbe insultare gli italiani onesti.Paolo Flores d’Arcais, da il Fatto quotidiano









   
 



 
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