ATTIVITÀ LAVORATIVE CON MATERIALI AD ELEVATO CONTENUTO DI RADIOATTIVITÀ NATURALE
 











Con NORM, acronimo di Naturally Occurring Radioactive Materials, si indicano i materiali generalmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali in concentrazioni superiori alla media della crosta terrestre. I NORM costituiscono la materia prima, il prodotto o il residuo della lavorazione in numerose attività industriali, nelle quali il rischio radiologico è generalmente incidentale in relazione al processo e non elevato in confronto a quello derivante dall’esposizione ad agenti chimici. È perciò necessario identificare e porre sotto sorveglianza tali processi industriali. Le fonti di pressione ambientale relative ai NORM sono dunque le attività lavorative che implicano l’impiego, lo stoccaggio oppure la produzione di materiali e/o di residui che provocano un aumento della esposizione della popolazione a causa del contenuto di radioattività naturale. Queste attività sono diventate recentemente anche oggetto della normativaitaliana di protezione dalle radiazioni ionizzanti, come descritto nell’Allegato A (Decreto Legislativo n. 230/95 come modificato dal Decreto Legislativo n. 241/00). In particolare, il Decreto Legislativo 26 maggio 2000 n. 241 prevede l’esecuzione di controlli dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti per un certo set di attività lavorative che implicano l’impiego o la produzione di NORM. Queste attività sono individuate nell’Allegato I-bis del D.L.vo 241/2000 (richiamato all’art.10 ter):
- industria che utilizza minerali fosfatici e depositi per il commercio all’ingrosso dei fertilizzanti;
- lavorazione di minerali nella estrazione di stagno, ferro-niobio da pirocloro e alluminio da bauxite;
- lavorazione di sabbie zirconifere e produzione di materiali refrattari;
- lavorazione di terre rare;
- lavorazione ed impiego di composti del torio (elettrodi per saldatura, produzione di lenti, reticelle per lampade a gas);
- produzione di pigmento al biossido dititanio;
- estrazione e raffinazione di petrolio e estrazione di gas.
Le informazioni qui presentate sono state raccolte a partire dal 2000 nell’ambito di una linea di attività, dedicata ai NORM, del progetto Centro Tematico Nazionale Agenti Fisici (CTN-AGF), promosso dall’ex-ANPA (oggi APAT) e  realizzato da una compagine di Agenzie Ambientali Regionali/Provinciali coordinata da ARPA Veneto. L’obiettivo finale del lavoro è quello di valutare l’impatto radiologico sull’ambiente causato dalle attività produttive che impiegano o producono NORM presenti sul territorio nazionale, attraverso la creazione e il popolamento di una banca dati con le tipologie di lavorazioni interessate, le informazioni sulla localizzazione e sul dimensionamento degli impianti e sui cicli lavorativi e con i valori di riferimento delle concentrazioni di attività delle materie prime usate, dei prodotti e dei residui generati durante il ciclo produttivo delle lavorazioni considerate. Le attività finorasvolte hanno visto la predisposizione di standard informativi ad hoc, che sono stati spediti, attraverso le rispettive Associazioni di categoria, alle aziende interessate dalla raccolta di informazioni specifiche, la misura della concentrazione di attività (attraverso spettrometria gamma e analisi di radiochimica) su alcuni campioni prelevati in diverse aziende, l’elaborazione dei dati sperimentali e bibliografici allo scopo di stimare la dose efficace collettiva alla popolazione, attraverso l’utilizzo di un modello semplificato ovvero di un software dedicato. Le lavorazioni indagate sono state selezionate fra quelle previste nell’Allegato I-bis del D.L.vo 241/00 sulla base della rilevanza del rischio radiologico e dell’importanza economica per il territorio nazionale; a queste è stata aggiunta la produzione di energia elettrica nelle centrali a carbone, che produce come residuo ceneri usate nei materiali edili. Si è inoltre deciso di trattare anche la lavorazione del minerale diferro, metallo non compreso fra quelli menzionati dall’Allegato I-bis. I risultati fin qui raggiunti sono molto buoni, ma richiedono un ulteriore sforzo riguardante soprattutto la raccolta dei dati che caratterizzano nel dettaglio le attività lavorative considerate; per il completamento di tale ricognizione è necessario vincere le resistenze delle singole aziende alla divulgazione di dati considerati sensibili in un quadro legislativo non ben definito.
Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT), Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale, di C. Zampieri e F. Trotti e al, 2004.









   
 



 
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