Menarini, nuovo maxi sequestro. Il gruppo: "Basta, via dall’Italia"
 











Sequestrato dai carabinieri del Nas di Firenze, su ordine del Gip oltre 1 miliardo di euro alla "Menarini". Le indagini condotte dal Nas hanno consentito al Gip, Michele Barillaro, di emettere un decreto di sequestro preventivo della somma di euro 1.120.493.537,53 a carico di Alberto Aleotti (in foto), amministratore unico del "Gruppo Menarini".
Il gip ha deciso di effettuare un sequestro preventivo a doppio titolo per i reati di truffa e riciclaggio. L’ingente somma comprende anche denaro rientrato con lo scudo fiscale e si ritiene che sia, da una parte, prodotto del riciclaggio e, dall’altra, profitto della truffa.
Già nel 2010 la procura aveva fatto sequestrare 1,2 miliardi di euro "per equivalente", anche se poi il totale fu ridotto a 84,7 milioni dal riesame. A far scattare il maxi-sequestro sarebbero stati elementi di prova raccolti nell’archivio segreto Menarini di Lugano. L’archivio è stato trovato grazie a una chiave trovata dagliinquirenti nelle perquisizioni svolte nel 2010, ai tempi del primo sequestro.
L’analisi delle copiosa documentazione sequestrata presso l’appartamento "segreto" di Lugano ha consentito di svelare l’intero meccanismo societario occulto, composto da 130 societa’, utilizzato negli anni per mettere in atto la condotta criminosa, nonche’ di ricostruire il percorso del denaro dalle "letter box compagnie", societa’ registrate presso paesi esteri a fiscalita’ "privilegiata", alle societa’ fiduciarie che hanno operato il cosiddetto scudo fiscale per conto dell’Aleotti. Le risultanze investigative del N.A.S. di Firenze hanno evidenziato ulteriori elementi che hanno consentito l’emissione del decreto.
Insomma, dopo la vittoria nei mesi scorsi al tribunale del riesame ora per il gruppo sono di nuovo guai. Lucia e Alberto, figli di Alberto Aleotti, hanno commentato così in una nota: "Credevamo che, dopo oltre due anni di indagini, il passo sucessivo alla chiusura delle indagini comunicatapochi giorni fa sarebbe stato finalmente l’inizio del dibattito in giudizio; assistiamo, invece, ad ulteriori incomprensibili aggressioni nei nostri confronti. Nonostante la piena fiducia nella giustizia, siamo seriamente preoccupati per tutto quello che sta accadendo e rifletteremo sulla possibilità reale di fare impresa in questo Paese e sull’opportunità di investire in Italia".









   
 



 
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