La proiezione pubblica, allo scorso festival di Locarno, è stata un successo tanto che, ci dice non senza orgoglio il regista, hanno messo in cartellone diverse repliche straordinarie. I coproduttori svizzeri e tedeschi, Arte e le altre televisioni svizzere che lo hanno finanziato erano molto soddisfatti. Arte sul canale franco/tedesco lo ha mandato in onda lo scorso 26 dicembre, sia in Svizzera che in Germania preparano l'uscita in sala e in dvd, intanto Feltrinelli sarà al prossimo festival di Solothurn (si apre il 22). Giustissimo, infatti è un bel film, maneggia il suo soggetto con piglio lucido, e una ricerca che scommette su punti di vista differenziati. Alessandro Rossetto. che ne firma la regia, accorda il soggetto alla sua sensibilità di documentarista «impuro» (lo conosciamo per Chiusura e Bibione Bye Bye One), e partendo da una storia lavora per moltiplicarne le letture, sposta continuamente il piano d'osservazione, spalanca nuoveconoscenze, interrogativi crescenti, ricerca. In Italia però Feltrinelli resta invisibile. Non è stato dato ai numerosi festival che lo hanno richiesto, non si prevede una distribuzione in sala o televisiva rimandando all'ipotesi abbastanza vaga di un «uso interno», una presentazione nello stesso momento in più librerie. Una situazione piuttosto paradossale se si pensa che la produzione italiana è l'Eskimosa film (ha tra i suoi prossimi titoli Cappuccino a Ramallah di Michel Khleifi e We believed, ancora provvisorio, di Mario Martone) di Carlo Cresto-Dina che fa parte proprio del gruppo editoriale Feltrinelli. Dunque? Quale è il mistero? Carlo Cresto-Dina ha rivendicato (alla radio, nel corso di Hollywood Party) la strategia di una sola circolazione all'estero. Ancora più paradossale visto appunto che si racconta una storia italiana, Giangiacomo Feltrinelli, la sua vita e la sua militanza politica fino alla morte sul traliccio di Segrate il 14 marzo 1972 mentre preparava una bomba, edella casa editrice da lui fondata che negli anni si è affermata come una potenza culturale e economica. Cosa è allora che preoccupa la stessa Feltrinelli al punto da «oscurare» il suo prodotto? Forse il modo in cui Rossetto ripercorre l'intera vita e le scelte rivoluzionarie dell'editore pure se poi Feltrinelli non è la sua biografia. Nè tantomeno è un'«agiografia» della casa editrice, anche se il progetto nasce in occasione dei cinquant'anni. Racconta Rossetto: «Il titolo in lavorazione era Il mestiere di fare libri, si parlava della figura di Giangiacomo ma anche di Carlo e in genere del mondo dell'editoria ... In risposta ho proposto un lavoro centrato su due librerie Feltrinelli, quella di Napoli che è un porto di mare, e un'altra a Bari. Il film dei cinquant'anni è passato a qualcun altro, non si sono trovati, e così lo hanno proposto a me. Ho subito chiesto una coproduzione, non volevo che sembrasse un lavoro 'su commissione', e mi sembrava giusto anche nell'interesse dellaFeltrinelli. Ho lavorato insieme a loro in stretto contatto, rendendomi disponibile coi coproduttori stranieri anche a piccole negoziazioni si stile che rendessero il tutto più fruibile a un pubblico non italiano. Comunque rivendico assolutamente questo film». Certo è che quegli anni, nel caso un periodo che va dal 1956 ai primi anni Settanta, con radici che affondano nella Resistenza, nel nostro paese si preferisce che restino oscuri, o meglio oscurati (ce ne sono voluti voluti ventisei per far cadere in prescrizione la condanna a Oreste Scalzone, ieri) da quell'opera di rimozione, fastidio, uso strumentale privo di memoria e consapevolezza storica che ne trasmettono il racconto a «senso unico» (terrorismo) cancellando la potenza di un movimento, e soprattutto i legami sempre attuali (e irrisolti) col presenre. Rossetto invece la storia di Feltrinelli, grazie anche a magnifici materiali d'archivio montati con sapiente senso del contemporaneo da Jacopo Quadri, la declina alpresente. Intesse i dettagli all'epoca in cui accade, gli anni italiani e internazionali prima e dopo quel 14 marzo 1972, il «privato» e il tempo di un uomo, Giangiacomo Feltrinelli che ci dice la voce off nasce da un delle famiglie più ricche d'Europa, a quattordici anni è già coi partigiani, nel 1944 si iscrive al partito comunista ma sempre da eretico, nel 55 fonda la casa editrice il cui primo successo sarà Il dottor Zivago, pubblicato nonostante il divieto di Togliatti. Una scelta che lo costringe a uscire dal partito. C'è l'incontro con Inge Schoental, «amore a prima vista», ci sono i loro viaggi nel mondo cercando scrittori e talenti con passione, Blixen, Grass, Marquez. Le librerie sono luoghi di performance, si leggono testi censurati (basta guardare le fotografie bellissime di happening col Gruppo 63), si discute. Però sono anche gli anni delle prime bombe, per piazza Fontana finiscono in galera Valpreda e gli anarchici, dei golpe nel mondo, dei colonnelli in Grecia.Feltrinelli come altri teme un colpo di stato fascista in Italia. E non è il solo, la lotta diventa esce dai confini, , si vede Feltrinelli con Fidel che gli dice come si fanno le lasagne, Regis Debray che doce di Feltrinelli in Bolivia. Un rivoluzionario è caduto titolò Potere operaio il giorno della sua morte. La Storia, e non solo quella di Feltrinelli, specie nei fuoricampo è tutta qui. E si mescola al «dopo», il lavoro della Feltrinelli, la costruzione di un'impresa che diviene enorme. Gli incontri con gli scrittori, Doris Lessing e Amos Oz, le negoziazioni dei diritti, il lavoro di Carlo Feltrinelli, figlio di Giangiacomo, e dell'editor Alberto Rollo, quel «mestiere di fare libri» che diceva Rossetto. Se fosse questo invece a infastidire di più? Entrare nel «rituale» del lavoro quotidiano senza mitologie, mostrarne il farsi fuori dall'immagine di superficie. Ruoli, competenze, scelte. Ci racconta ancora Rossetto che parecchi ragazzi giovani, nelle proiezioni all'estero,lo hanno ringraziato per avergli fatto conoscere una storia di cui non sapevano nulla. Ma fuori dai nostri confini c'è anche l'abitudine a un «cinema di realtà» che non sia solo il servizio in televisione, il braccio di ferro noiosissimo di chi grida più forte o il film appiattito sul suo soggetto che basta da sé a giustificarlo. È un documentario di messinscena, a taglio obliquo, che pratica Rossetto. Senza stigrmatizzare «verità» ma producendone una possibile scintilla al di là delle sue stesse immagini. Feltrinelli è quanto ognuno ha voglia di prendersi: l'avventura di un modo di fare cultura e un'utopia politica senza la quale non sarebbe stata possibile. Non farlo vedere in questa prospettiva è un gesto incomprensibile.da Il Manifesto
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