Ecco l’hamburger in provetta Missione: salvare il pianeta
 











Sarà un hamburger a salvare il pianeta. Non è il nuovo slogan della solita multinazionale della ristorazione veloce, ma la profonda convinzione del team di ricercatori olandesi che ha messo a punto la produzione in provetta della celebre polpetta schiacciata. Prodotto partendo da cellule staminali bovine, l’hamburger da laboratorio potrebbe nutrire la popolazione mondiale, in costante aumento con conseguente pressione sulle limitate risorse di madre terra. Inoltre, potrebbe salvare la vita a milioni di animali ed essere di enorme aiuto alla lotta contro i cambiamenti climatici.
L’hamburger artificiale dovrebbe essere pronto in ottobre. E’ stato Mark Post, direttore del dipartimento di fisiologia dell’Università di Maastricht, ad annunciarlo al mondo durante il meeting della American Academy of Arts and Sciences in corso a Vancouver, Canada. Lo scopo della ricerca, ha premesso Post, è sviluppare un modo di produrre carne efficiente sia dal puntodi vista ambientale sia in vista dell’aumento della popolazione mondiale previsto per i prossimi decenni. Nei prossimi 40 anni, ha sottolineato il ricercatore, la domanda mondiale di carne raddoppierà. "E già ora usiamo il 70% della capacità dell’agricoltura per gli allevamenti - ha spiegato Post al Guardian -. Del resto, è noto che l’allevamento contribuisce al riscaldamento climatico con le emissioni di metano, un gas venti volte più potente del co2, che rappresenta il 18% del totale delle emissioni di gas a effetto serra.
E’ chiaro che ci servono alternative". E l’alternativa, dunque, potrebbe venire dalla carne ottenuta in laboratorio grazie alle staminali, con cui si potrebbe ridurre l’attuale impatto ambientale fino al 60 per cento.
Il gruppo di ricerca di Mark Post è riuscito a far crescere piccoli pezzi di muscolo di circa 2 centimetri di lunghezza e un centimetro di larghezza. Il colore è biancastro e assomiglia molto a quello del calamaro. Entro l’autunno queste striscesaranno mescolate con il sangue e con del grasso artificiale per produrre degli hamburger veri e propri. Secondo i calcoli del team, saranno necessarie 3mila strisce unite a qualche centinaio di pezzi di tessuto adiposo.
Per il "prototipo", Post ha utilizzato cellule dei muscoli dello scheletro di bovini coltivate in un siero di feto di vitello. "I tessuti prodotti hanno esattamente la stessa struttura degli originali", ha spiegato lo scienziato assicurando che la carne prodotta in laboratorio potrà essere modificata per presentare alcune qualità. La tecnica può anche permettere di produrre carne da qualsiasi animale. Per quanto riguarda il sapore bisognerà attendere: "Penso che avremo bisogno di lavorare sul sapore separatamente - - ha concluso Post - cercando di capire quali componenti della carne producano effettivamente il gusto".
Altro problema: il costo del primo hamburger in provetta si aggira sui 250mila euro. Il carissimo "prototipo" dovrebbe essere cucinato da HestonBlumenthal, lo chef da tre stelle Michelin del ristorante Fat Duck di Berkshire. Post ha invitato a non lasciarsi impressionare dalle cifre: una volta dimostrato il principio, le tecniche di produzione miglioreranno e di conseguenza scenderanno anche i costi. Per rendere il processo produttivo efficiente e redditizio "avremo comunque bisogno di molto lavoro e denaro", ha detto ancora Post, il cui lavoro è stato fin qui finanziato da un donatore anonimo, desideroso di "vedere diminuire il numero di animali da fattoria abbattuti e di ridurre così le emissioni di gas serra".
Qualunque sia l’opinione sull’uso delle cellule staminali, la ricerca olandese prova quanto la scienza sia impegnata ad aprire nuovi orizzonti alla produzione alimentare. Una sfida da cui dipende buona parte della sopravvivenza futura dell’umanità. Perché, secondo gli esperti, gli attuali metodi sono insostenibili. Alcuni stimano che la produzione di carne dovrà raddoppiare entro i prossimi 50 anni per soddisfarele esigenze di una popolazione in crescita. Durante questo periodo, i cambiamenti climatici, la penuria di risorse idriche e una maggiore urbanizzazione renderanno più difficile produrre cibo. In particolare, sarà difficile tenere il passo della crescente domanda di carne proveniente dall’Asia e dall’Africa, dove gli standard di vita sono in miglioramento.ifq









   
 



 
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