Centrosinistra. Restare a galla per non morire
 











I partiti di centrodestra e di centrosinistra danno sempre più la sensazione di essere già morti e sepolti. Almeno stando al gradimento degli italiani nei loro confronti. Nonostante ciò, i leader centrosinistri e centrodestri cercano di dare ancora qualche segnale di vita. Da una parte Berlusconi e dall’altra Bersani. Il leader del Pd coglie l’occasione giusta ovvero quella del 25 aprile, per dire che il suo partito e la ricorrenza della liberazione sono la stessa cosa. Francamente detto da un partito che si è arreso alle banche e ai mercati, dando il via libera al governo dei Professori non è un bel vanto. Ma lasciamo perdere certe ricorrenze che tutto hanno meno che di unire il Paese. Bersani ci tiene a sottolineare che la scelta del Pd di appoggiare Monti è stata tutta in funzione del salvataggio dell’Italia. Visto come siamo messi forse sarebbe stato meglio andare al voto per mettersi in discussione. Invece la dirigenza del Pd ha preferitorimandare le nozze con i fichi secchi. La verità è che se fossero andati a Palazzo Chigi, avrebbero dovuto applicare la lettera della Bce senza battere ciglio. E gli italiani li avrebbero rincorsi con i forconi fino al Polo nord. Così fanno finta di rappresentare un programma diverso da quello messo in campo da Monti. E’ un po’ come la storia dei rimborsi. Di Pietro dopo averli presi per oltre 10 anni adesso sbraita contro i rimborsi, raccogliendo firme per un nuovo referendum inutile. Che squallore! Quanta ipocrisia. Perché non ha pensato bene di restituirli allo Stato invece di investirli in immobili?
A proposito di ciò, la proposta del segretario del Pd di tagliare parte del finanziamento appare piuttosto debole. Soprattutto rispetto a quella del Pdl che lo vorrebbe azzerare del tutto. E così la gara per tornare in auge passa attraverso le penitenze.
“Il sistema che proponiamo -spiega Bersani- è basato su due pilastri: contributi ai partiti per i voti validi ottenuti econtributi in proporzione a piccole donazioni ricevute”. Con il solito corollario di proposte sui controlli che convincono poco. Chi controlla chi? Invece sulle voglie di un voto anticipato, Bersani frena, riaffermando che la parola data non verrà meno. “Io vedo dall’altra parte del disagio, perché non funziona il tentativo di mettersi al riparo dalla vicenda Monti per non pagare   dazio”. In quanto, a suo dire, Monti non è venuto dopo i partiti ma dopo Berlusconi per riparare ad una eredità catastrofica.
Purtroppo la toppa al vestito Italia si vede, eccome. I danni peggiori li sta facendo infatti il governo dei Professori, con riforme che portano solo depressione e miseria. Tornando al tema del finanziamento pubblico, il leader del Pd cerca di recuperare un po’ di credibilità, sostenendo che il sistema attuale non va bene perché non è trasparente e poi quando il Paese tira la cinghia la politica deve tirarla due volte. Ultima nota la questione del pareggio di bilancio.“Il fiscal compact -chiosa Bersani- bisogna approvarlo perché siamo legati a un vincolo europeo sottoscritto dal precedente governo e poi confermato”. Ma se vince Hollande - aggiunge - diventa credibile la possibilità di una integrazione del fiscal compact con misure che lo bilancino e lo rendano praticabile perché senza misure di crescita quel fiscal compact è difficilmente praticabile.
Intanto dobbiamo ringraziare Prodi, Ciampi e Napolitano per questa bella idea di Europa con la camicia di forza dell’euro patacca.michele mendolicchio









   
 



 
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