La recessione che da oltre tre anni ci affligge appartiene ad una forma molto dura da superare e sconfiggere. Gli economisti usano per consuetudine definizioni tecniche per differenziare il tipo di recessione che colpisce l’economia della propria nazione nel periodo in esame. Con la “V” viene indicata una crisi puramente congiunturale, che spinge in basso i mercati nella necessità di riaggiustare ai valori reali le quotazioni salite troppo, ma si esaurisce in fretta (pochi mesi, o poco più di un anno) e cede il passo ad una ripresa più o meno rapida e stabile. La recessione a “W” indica invece una crisi più grave, che inizialmente fa sperare nella classica crisi congiunturale (la “V”), ma poi dopo una breve risalita (parziale) ricade di nuovo in un periodo più o meno breve di recessione prima del definitivo recupero. Con la “U” si indica una crisi ancora più grave, che dopo la caduta in recessione si dibatte a lungo nella crisi con modestiaccenni di risalita seguiti subito da ricadute anche più gravi. In questi casi i paesi colpiti sono costretti ad avviare riforme strutturali che toccano nel profondo l’economia del proprio paese, prima di riuscire a vedere una ripresa sostanziale e definitiva. Negli USA molti economisti ritengono che la recessione iniziata nel 2008 sia di questo tipo. Infine c’è la recessione a “L” che vede i mercati dei paesi interessati entrare in recessione e rimanere nella fase recessiva per molti anni, producendo quindi una “depressione” economica molto grave. È successo agli Stati Uniti negli anni ‘30 e al Giappone negli anni ‘90 (ma con una crisi molto meno virulenta). Ho voluto cominciare con questa classificazione tecnica delle recessioni sia perché non è difficile da capire anche a chi non ha studiato economia, ma soprattutto perché consente di notare la differenza tra la recessione che ha colpito gli Stati Uniti e quella che ha colpito l’Europa. Mentre negli USA la recessione è stataaffrontata sfruttando almeno in parte l’esperienza disastrosa della crisi degli anni ‘30, e quindi adottando le misure economiche adeguate a contenere perlomeno gli effetti più gravi della crisi, in Europa sono stati commessi una serie imperdonabile di errori che non solo non hanno né alleviato né tantomeno risolto la crisi, ma addirittura l’hanno aggravata fino al punto da temere proprio, volendola rappresentare nei termini grafici di cui sopra, di essere entrati in una crisi “VL” (non classificata per ora dagli studiosi), che intuitivamente significa una crisi che nel secondo anno sembrava risolta (la “V”), ma che a causa di irresponsabili scelte di austerity avviate assolutamente fuori tempo, sta ora entrando in una fase ad “L” che sarà difficilissimo (e forse impossibile) risolvere pienamente. Alcuni economisti qualificati e avveduti avevano messo già da lungo tempo l’allarme sulla folle strategia adottata dalla Banca Centrale Europea (e dai governi d’Europa, che camminavano inordine sparso) che portava chiaramente al disastro. Io stesso già da inizio estate 2011 ho cominciato a suonare la sirena, (adesso lo fanno tutti i giornali, ma in Italia Rinascita lo ha fatto per prima) e in due articoli specificamente rivolti a questa problematica, ho indicato con precisione già nel titolo quali erano i rischi, vedasi: “Tsunami economico in vista” Rinascita, 7 giugno 2011 http://www.rinascita.eu/ 8738 ) ed “Europa condannata alla depressione” Rinascita, 12 dicembre 2011 http://www.rinascita.eu/ 12099. Alcuni danno la colpa di tutto all’euro. Ma l’euro è solo una moneta, uno strumento; la colpa sarebbe casomai di chi lo manovra. Se ti ammazzi andando in macchina perché ti si rompono i freni o succede un guasto tecnico, la colpa non è tua. Ma se guidi male e non guardi dove vai, la colpa è solo tua. In ogni caso l’euro va fin troppo bene, la politica delle banche centrali che lomanovrano è efficace. L’euro è stabile nonostante la crisi, come mai? Perché sta bene così ai burattinai che lo manovrano. In un momento di turbolenza e debolezza dei mercati come questo, non è interesse nemmeno degli speculatori complicare le cose aprendo anche una guerra sulle monete, che spingerebbe alcune banche centrali alla difesa o addirittura a chiedere azioni di protezionismo ai propri governi. Tuttavia, tornando all’Europa, quello che appare più incomprensibile (alle persone competenti e serie) è come sia stato possibile che personaggi che occupavano posizioni chiave nella BCE (Trichet in primis) abbiano potuto credere davvero che le politiche di austerity, volte a riequilibrare l’eccessivo indebitamento di alcuni stati europei, avrebbero prodotto nei mercati massicce iniezioni di fiducia tali da fornire una solida spinta alla ripresa economica a livello del continente. Prima di tutto lui e gli altri managers di peso della banca dovevano sapere che, anche se la suateoria (della fiducia) avesse avuto successo, i “mercati” sono insaziabili, più li lasci liberi di fare e più ti mettono il cappio al collo per accontentarli. In secondo luogo come puoi pensare, soprattutto dopo aver visto cosa succedeva in Grecia, che la popolazione si sarebbe lasciata spogliare di tutto solo allo scopo di accontentare l’avidità dei mercati? Anche se ammettessimo che una parte della popolazione ha vissuto al di sopra della possibilità economica del paese, non sono stati certo gli operai e i pensionati ad aumentarsi da soli gli stipendi e le pensioni. Quindi è sempre la classe politica ad avere la responsabilità dello spreco, e lo fa di solito non per il bene che vuole al popolo, ma (quando non ruba in proprio) per interessi elettorali, che raramente coincidono con i veri interessi del popolo e del paese. Il risultato è che oggi il dio “Mercato” è arrivato persino a chiedere sacrifici umani ad un popolo disorientato e disarmato (contro la speculazione). E liottiene grazie a personaggi incoscienti e incompetenti che sono arrivati alla guida dei paesi avendo (forse) competenza tecnica, ma senza avere adeguata competenza sociale e rispetto per la persona come tale, che dovrebbe sempre avere la precedenza, in una società civile, sull’utile e sulla competizione stessa. Sono ormai diverse dozzine i lavoratori e i piccoli imprenditori, in Italia, in Grecia e in tutta Europa, che hanno sacrificato la loro vita a questo dio inumano e loro, coloro che ci dovrebbero guidare e proteggere dalle vessazioni, cosa fanno? Ci continuano a dire che è tutto necessario, perché occorre calmare i mercati. Altrimenti succederebbero sfracelli! In nome del dio Mercato siamo sprofondati ... no, non al Medio Evo che è persino troppo “moderno”, ma addirittura a migliaia di anni fa, quando la civiltà del tempo sacrificava vittime umane per ingraziarsi qualche dio pretenzioso e sanguinario. Tutto questo è assurdo e deve finire il più presto possibile.RobertoMarchesi (Dallas Texas)
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