DOSSIER
CASE DI CURE PRIVATE
"ATTI IMPROPRIAMENTE-DELINQUENZIALMENTE CREATI AI DANNI DELLO STATO"
 











Firmavano delibere, attestavano il falso, truccavano i documenti. Sono i pubblici ufficiali finiti sotto indagine. Ventinove i nomi di funzionari della Regione Puglia e dipendenti delle Asl, iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Bari nell’inchiesta sugli accreditamenti illeciti al sistema sanitario pugliese. Un vero e proprio esercito di tecnici super potenti. Erano i manager pubblici infatti che riuscivano a pilotare provvedimenti, a proporre emendamenti legislativi, a falsificare certificati per accontentare imprenditori e politici amici. Ovviamente in cambio di regali e favori. Soprattutto assunzioni di parenti e amici. Ma in qualche caso la guardia di finanza registra anche uno scambio di soldi, una mazzetta da 4500 euro; il regalo di una borsa Louis Vuitton da 940 euro; il recapito a domicilio di un cestino di salumi emiliani con un "culatello" pregiato.
Ma i dirigenti infedeli pronti a vendersi sono ancora di più se sicontano anche i funzionari pubblici, sia dipendenti della Regione Puglia sia del Comune di Bari, indagati nell’inchiesta sui parcheggi interrati e sugli appalti vinti dal gruppo Degennaro. La loro complicità, secondo gli investigatori, era ripagata, a seconda dei casi, con un soggiorno di una settimana in un resort sullo Jonio, l’acquisto di un appartamento con lo sconto, la richiesta di un posto auto nel parcheggio interrato, l’iscrizione del figlio all’università Lum, lavori di ristrutturazione in casa. Bisognava insomma soddisfare tutte le esigenze.
Il numero dei tecnici sotto inchiesta sale così a oltre 50. Sulla carta sono lavoratori pubblici ma nei fatti somigliano molto più a dipendenti privati. Ci sono i dirigenti responsabili del settore gestione e programmazione sanitaria della Regione Puglia Lucia Buonamico, Domenico My e Fulvia Tamma e il dirigente delle politiche per lo sviluppo rurale della Regione Puglia, Gennaro Russo. E sono coinvolti dirigenti medici e revisori deiconti delle Asl, funzionari dello Spesal e tecnici di prevenzione. I nomi sono talmente tanti che anche la Regione Puglia ci vuole vedere chiaro e per questo l’ufficio personale ha inviato una richiesta alla procura di Bari per conoscere ufficialmente la lista dei dipendenti indagati. Anche se, fino a sentenza, non potrebbero essere adottati provvedimenti disciplinari o amministrativi. Il rischio però, come già avvenuto nel caso del ciclone Degennaro abbattutosi sugli uffici tecnici del Comune di Bari, è che ci sia una paralisi amministrativa a più livelli.
"Il settore Programmazione e gestione sanitaria dell’assessorato alle Politiche della salute  -  annotano i finanzieri nell’informativa finale sugli accreditamenti - è pervaso dal malcostume e da una totale assenza di senso di responsabilità per l’amministrazione della cosa pubblica, in totale spregio delle regole e dei principi di probità, imparzialità e trasparenza, è in questo ambiente che distinti comitatidi
affari hanno trovato le condizioni ideali per insinuarsi, ramificarsi sino al punto da condizionare il corso e l’esito delle procedure amministrative di autorizzazione e accreditamento al sistema sanitario regionale delle strutture sanitarie private".
Girava a bordo di una potente Audi A8, aveva un ufficio in pieno centro a Bari, sedeva in tribuna d’onore allo stadio e amava viaggiare. A reddito zero. Il "faccendiere" Francesco Ritella, il numero uno della società Kentron, non dichiarava alcun reddito. Eppure sulla carta risultava socio di molte società. Non solo la sanitaria Kentron S. r. l. ma anche aziende nel settore dei supermercati e delle carni. L’imprenditore 39enne di Putignano ricopriva anche la carica di presidente della società di calcio del Noci. Ma per il fisco risultava senza reddito. Incredibile ma vero. E’ quanto emerge dall’informativa finale dell’inchiesta sugli accreditamenti sanitari illeciti, redatta dal nucleo di polizia tributaria della guardia difinanza di Bari che traccia un profilo dettagliato del "piccolo Tarantini". Anche Ritella come Gianpi definito "faccendiere". Aveva legami con i politici locali e nazionali, di destra e di sinistra; conosceva i grandi imprenditori e aveva amicizie con funzionari pubblici e anche finanzieri. Insomma Ritella aveva tessuto una ricca rete di relazioni che gli avrebbe consentito di fare affari.
"E’ faccendiere con conoscenze nel mondo politico e dell’alta finanza - lo descrivono i militari - il dominus La dolce vita di Ritella è costellata di amicizie, di viaggi, di regali. Prima fra tutte quella che vantava di avere con il presidente dei DS Massimo D’Alema a cui l’imprenditore barese avrebbe fatto anche un regalo di Natale.
Una rete di relazionie di contatti con le "sfere alte" utile per ottenere favori. Era un meccanismo collaudato quello che il manager della Kentron Francesco Ritella aveva messo in piedi. Così il numero uno della società sanitaria di Putignano.
L’informativafinale consegnata dalla guardia di finanza di Bari traccia nel dettaglio i rapporti dell’imprenditore barese con politici di tutti i livelli. A partire dal senatore Alberto Tedesco, all’epoca assessore regionale alla sanità, al presidente dei Ds Massimo D’Alema.
"Si aveva modo di sondare il contesto relazionale in cui si muoveva il Ritella - annotano i finanzieri - veniva ascoltato colloquiare amichevolmente con Mauro Masi, Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri; prendere accordi con la moglie del vicepresidente della Regione, Sandro Frisullo, per il viaggio di fine anno a Barcellona; incontrarsi con Giuseppe Fortunato segretario di D’Alema al Ministero degli Esteri". E ancora, scrivono i militari, Ritella "ha occupato in tribuna d’onore allo stadio olimpico di Roma posti riservati a nome del Presidente dei Ds per assistere alla partita di Champion League Roma vs Manchester United". Insomma la rete di contatti era consolidata.
A dimostrarlo ci sarebberoanche alcune intercettazioni tra la dirigente regionale Lucia Buonamico e suo genero. "Una cosa comunque è certa - dice la donna al telefono - che quello che dice Francesco poi un po’ alla volta si verifica, Francesco appartiene alle sfere alte allora il Ds proprio il Ds non il Partito Democratico...". Poi raccomanda al genero di avvicinare sempre più Ritella, in modo da poter contare, una volta terminati gli studi, su un appoggio politico per la sua carriera nella dirigenza sanitaria pubblica "Tu sbrigati a laurearti, secondo me se prendi un master in management sanitario poi, non devi mai tu che sei giovane, allontanarti da Francesco mai! Ti devi sempre più avvicinare... per gli ovvi motivi che sappiamo!".
Massimo D’Alema si dichiara "completamente estraneo" agli addebiti della informativa nei suoi confronti emersa nell’inchiesta sugli accreditamenti sanitari in Puglia, sottolineando come si tratti di "vecchia informativa di polizia, elaborata da alcuni esponenti della guardia difinanza, con la quale si cerca di coinvolgermi in vicende dalle quali sono totalmente estraneo e di cui non so nulla". "Tale informativa, d’altro canto - ha sottolineato D’Alema - non ha dato luogo ad alcuna iniziativa giudiziaria, data la sua vaghezza e infondatezza, né io sono stato mai ascoltato neppure come teste nelle indagini sulle vicende citate".
Firmavano delibere, attestavano il falso, truccavano i documenti. Sono i pubblici ufficiali finiti sotto indagine. Ventinove i nomi di funzionari della Regione Puglia e dipendenti delle Asl, iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Bari nell’inchiesta sugli accreditamenti illeciti al sistema sanitario pugliese. Un vero e proprio esercito di tecnici super potenti. Erano i manager pubblici infatti che riuscivano a pilotare provvedimenti, a proporre emendamenti legislativi, a falsificare certificati per accontentare imprenditori e politici amici. Ovviamente in cambio di regali e favori. Soprattutto assunzioni di parenti eamici. Ma in qualche caso la guardia di finanza registra anche uno scambio di soldi, una mazzetta da 4500 euro; il regalo di una borsa Louis Vuitton da 940 euro; il recapito a domicilio di un cestino di salumi emiliani con un "culatello" pregiato.
Ma i dirigenti infedeli pronti a vendersi sono ancora di più se si contano anche i funzionari pubblici, sia dipendenti della Regione Puglia sia del Comune di Bari, indagati nell’inchiesta sui parcheggi interrati e sugli appalti vinti dal gruppo Degennaro. La loro complicità, secondo gli investigatori, era ripagata, a seconda dei casi, con un soggiorno di una settimana in un resort sullo Jonio, l’acquisto di un appartamento con lo sconto, la richiesta di un posto auto nel parcheggio interrato, l’iscrizione del figlio all’università Lum, lavori di ristrutturazione in casa. Bisognava insomma soddisfare tutte le esigenze.
Il numero dei tecnici sotto inchiesta sale così a oltre 50. Sulla carta sono lavoratori pubblici ma nei
fattisomigliano molto più a dipendenti privati. Ci sono i dirigenti responsabili del settore gestione e programmazione sanitaria della Regione Puglia Lucia Buonamico, Domenico My e Fulvia Tamma e il dirigente delle politiche per lo sviluppo rurale della Regione Puglia, Gennaro Russo. E sono coinvolti dirigenti medici e revisori dei conti delle Asl, funzionari dello Spesal e tecnici di prevenzione. I nomi sono talmente tanti che anche la Regione Puglia ci vuole vedere chiaro e per questo l’ufficio personale ha inviato una richiesta alla procura di Bari per conoscere ufficialmente la lista dei dipendenti indagati. Anche se, fino a sentenza, non potrebbero essere adottati provvedimenti disciplinari o amministrativi. Il rischio però, come già avvenuto nel caso del ciclone Degennaro abbattutosi sugli uffici tecnici del Comune di Bari, è che ci sia una paralisi amministrativa a più livelli.
"Il settore Programmazione e gestione sanitaria dell’assessorato alle Politiche della salute
- annotano i finanzieri nell’informativa finale sugli accreditamenti - è pervaso dal malcostume e da una totale assenza di senso di responsabilità per l’amministrazione della cosa pubblica, in totale spregio delle regole e dei principi di probità, imparzialità e trasparenza, è in questo ambiente che distinti comitati di affari hanno trovato le condizioni ideali per insinuarsi, ramificarsi sino al punto da condizionare il corso e l’esito delle procedure amministrative di autorizzazione e accreditamento al sistema sanitario regionale delle strutture sanitarie private".(...)
Ennesimo incidente nella struttura sanitaria di Bisceglie. Disposta l’autopsia: accusa di omicidio colposo per il personale in servizio nel reparto
Dieci persone tra medici e infermieri dell’istituto ospedaliero Casa della Divina provvidenza di Bisceglie sono indagate per cooperazione in omicidio colposo dalla procura di Trani. I dieci hanno ricevuto informazioni di garanzia dopo la morte per soffocamento di unsessantenne ricoverato da diversi anni nel reparto ortofrenico dell’ex ospedale psichiatrico. Il paziente è deceduto il 27 novembre, soffocato quasi certamente da un pezzo di pane che non è riuscito a ingoiare.
A quanto è dato sapere, gli infermieri, vista la difficoltà dell’uomo ad ingerire il boccone, sono subito accorsi ed hanno tentato con varie manovre di fargli sputare il pezzo di pane, ma non ci sono riusciti. Inutile anche l’intervento dei sanitari del 118. L’invio delle informazioni di garanzia da parte del pm di turno del tribunale tranese Marco D’Agostino, è stato deciso per consentire agli indagati di nominare consulenti di parte che potranno assistere all’autopsia.(...)
L’istituto Don Uva - Casa divina provvidenza, l’ex ospedale psichiatrico, oggi centro di riabilitazione, che offre servizi delicati (come quelli per l’assistenza all’alzheimer), in regime di convenzione con il sistema sanitario regionale. E’ un ente privato, che fornisce prestazioni per il pubblico,pagate dal pubblico.
Negli ultimi anni espressioni quali: errore sanitario, responsabilità ospedaliera, colpa del medico, malasanità, ricorrono sempre più frequentemente sulle prime pagine dei giornali.
Pensiamo ad esempio a casi di interventi chirurgici tecnicamente errati e dannosi, ad una terapia non idonea o addirittura nociva, con conseguenze irreparabili per il paziente.
Martedì 20 settembre 2011 presso la struttura Don Uva di Foggia,si è verificato danno irreversibile alla signora  B.L. sottoposta a” fisioterapia”. Nel frattempo l’addetta ai lavori si allontanava dal servizio, causando “scottature gravi “alla paziente.
“Il dott. Rizzi responsabile del servizio e il dott.Russo Rosario Arturo debbono assumersi le responsabilità del caso , sia sul piano penale che civile”. 
La Casa divina provvidenza è un ente ecclesiastico, fondato nel 1922, che nel 1946 ottiene il riconoscimento della personalità giuridica della Congregazione delle suore “Ancelle dellaDivina Provvidenza”, con sede a Bisceglie. In ottant’anni, con l’obiettivo di dedicarsi -alla cura, all’assistenza, alla riabilitazione delle persone nelle quali è presente una compromissione delle facoltà intellettive superiori-, l’ente ha raggiunto -una articolazione organizzativa- ampia. Foggia e Potenza, le altre sedi. A presiedere il cda, la madre superiora dell’ordine, gli altri membri sono indicati dagli ambienti vescovili.
Tanto più che le strutture ricevono l’accreditamento per le prestazioni offerte, secondo un tariffario più alto che in altre regioni, per un complessivo annuale di 22 milioni di euro..
Eppure, a sentire la Casa divina provvidenza, la situazione non è così serena: il privato chiede anche alla Regione di adeguare e aumentare le tariffe, migliorare gli accreditamenti, fornire aiuti. (...)Mic. Ben.
Si è tenuta oggi in Presidenza la riunione della task force per l’occupazione, che si è interessata al caso della “Casa della Divina Provvidenza”, ente consedi a Bisceglie e Foggia che si occupa della riabilitazione psichiatrica. L’ente è in crisi, e ora tocca trovare soluzioni per i dipendenti, soluzioni che potrebbero passare attraverso l’utilizzo di ammortizzatori sociali per parte del personale, al fine di evitare l’immediato fallimento.
La riunione è durata circa tre ore, compresa una parentesi che i sindacati hanno utilizzato per discutere le proposte. Al termine si è deciso che in attesa della convocazione presso il ministero, che si stima possibile entro metà mese, l’azienda s’impegni a fornire entro venerdì 4 un documento che aggiorni per categoria il personale in esubero, che fissi i criteri per la cassa integrazione straordinaria e che fornisca elementi concreti per la riduzione della spesa. Le parti si incontreranno mercoledì 9 senza l’intervento della Task force regionale, per esaminare la possibilità di presentarsi al Ministero con un accordo già pronto. ”Sono almeno tre settimane – ha spiegato l’assessore al Welfare,Elena Gentile, che ha presieduto oggi la riunione – che stiamo affrontando la vertenza della Casa della Divina Provvidenza, con continue riunioni, nel tentativo di ricercare ogni utile soluzione per affrontare la crisi. Incontriamo continuamente i consulenti dell’azienda, i sindacati e i tecnici: stiamo affrontando un tema di non facile soluzione su un tavolo che non è solo regionale, ma nazionale vista la necessità di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Ci impegniamo a definire nel più breve tempo possibile una proposta utile con l’accordo di tutti”. Infine, è emerso oggi che grazie all’accordo con l’assessorato alla Sanità per la riqualificazione di parte del personale, gli esuberi si sono già ridotti da circa seicento a circa cinquecento unità.(...)
Alle case di cure riunite Villa Serena e Nuova San Francesco, istituto privato accreditato di Foggia, hanno fatto quasi il pieno di parti cesarei: 95,45 per cento. Non sono riusciti a fare di meglio al San Camillo di Taranto, fermiall’80 per cento. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità i cesarei non devono superare la soglia del 15 per cento del totale delle nascite. È anche dai dati delle Asl pugliesi che si capisce perché l’Italia è terza al mondo nella classifica che vede al primo posto il Messico e al secondo il Portogallo.
Numeri di un’emergenza che una campagna nazionale si ripropone di ridurre a livelli accettabili. Perché non è vero che il cesareo sia il metodo più sicuro, né che i vantaggi siano superiori: si tratta comunque di un intervento chirurgico con tempi di degenza e ripresa più lenti. Per intenderci, negli altri paesi europei le percentuali variano da un massimo del 20% in Estonia e Francia a un minimo del 13% in Olanda. L’Italia è al 40%. Una corsa cominciata negli anni ’80, quando le percentuali di cesarei nel nostro Paese si attestavano appena al 12%.
Scorrendo i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ci si accorge del solito divario tra nord e sud: si vadal 23% del Friuli al 28% del Veneto. Il record è della Campania con il 62%, seguita da Sicilia (53%) e Molise (48,4%). La Puglia è quarta con il 46,7% (su 37mila parti, 17mila sono cesarei). Da quest’anno però il Dief (documento di indirizzo economico e finanziario)
regionale ha stabilito che in nessun ospedale si deve superare la soglia limite del 36%, pena il dimezzamento del cinquanta per cento dei rimborsi dai ricoveri.
Ogni prestazione ospedaliera è classificata nei cosiddetti Drg (Raggruppamenti omogenei di diagnosi), tabelle che stabiliscono il costo e il relativo compenso per l’ospedale che ha erogato la prestazione. Oggi il Drg è di circa 2mila e 400 euro per il cesareo e di 1.400 per il fisiologico. Non stupisce quindi che il numero maggiore di cesarei sia effettuato dalle strutture private accreditate, quelle cioè che devono fare profitto. Ma anche negli ospedali pubblici si supera la soglia del 50 per cento: è il caso del Di Venere (62%), o del presidio ospedalierodi Ostuni-Fasano-Cisternino (68%).
Eppure ci sono strutture come Altamura-Gravina-Grumo in cui la percentuale è ferma al 31%. Nel Policlinico di Bari la tendenza è in diminuzione, passando dal 47% di quattro anni fa al 43% dell’anno scorso. Ma la soglia del 36% è ancora lontana. Uno dei temi al centro dell’ultimo congresso della Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia) tenutosi a Palermo pochi giorni fa è stato proprio l’eccessivo ricorso al cesareo al sud, causato dalla differenza dei rimborsi. Come ha ricordato anche Nicola Surico, presidente del Sigo, "l’appello è di equiparare subito i Drg, perché il numero così elevato di cesarei nelle strutture accreditate, soprattutto al sud, è dettato solo dal lucro".(...)
L’inchiesta sugli accreditamenti delle cliniche private non è terminata. E punta ancora una volta alla Kentron, la clinica di Putignano già al centro di un’indagine della procura di Bari non ancora chiusa. I carabinieri  -  su ordine dei sostitutiprocuratori Desirée Digeronimo, Francesco Bretone e Marcello Quercia  -  hanno acquisito la delibera di giunta del 21 aprile del 2009 con la quale la Regione ha concesso l’accreditamento alla clinica. Gli investigatori hanno anche chiesto il certificato di agibilità della clinica rilasciato dal comune di Putignano e un verbale degli ispettori della Asl di Bari datato 19 marzo 2009.
La Kentron (che si occupa principalmente di riabilitazione e fisioterapia) è stata, a partire dal 2007, al centro di una lunga indagine condotta dall’allora pm (oggi assessore regionale) Lorenzo Nicastro, insieme con il collega Roberto Rossi (oggi al Csm) che vede indagati alcuni imprenditori e dirigenti della Regione, tra cui la responsabile dell’ufficio accreditamenti della Regione, Lucia Buonamico.
La clinica era stata sequestrata dai carabinieri del Nas nel 2008 dopo aver ricevuto l’anno precedente la convenzione regionale alla vigilia di Natale. Secondo i magistrati era stata concessa laconvenzione "nonostante dovessero essere ancora ultimati molti lavori indispensabili per rendere la struttura una costruzione idonea allo svolgimento dell’attività di riabilitazione" scrivevano allora i pm. Dopodiché l’indagine è continuata a lungo, si è estesa ad altre cliniche e più in generale ai sistemi di accreditamento e la Guardia di Finanza ha consegnato tempo fa l’informativa finale insieme con quattro faldoni di materiale, in particolare intercettazioni telefoniche.
Proprio quelle conversazioni potrebbero ora incrociarsi con il lavoro svolto dai tre pm  -  Digeronimo, Bretone e Quercia, al quale è stato assegnato ufficialmente il fascicolo della Kentron dopo l’andata di Nicastro e Rossi  -  su quello che hanno definito "un sistema clientelare" della sanità pugliese. Il pool di magistrati sostiene infatti che un gruppo di potere, in parte riconducibile all’assessore Tedesco e in parte ad altri esponenti della vecchia giunta, avessero indirizzato (perinteressi personali ed elettorali) alcune scelte strategiche della sanità pugliese: appalti negli ospedali, nomine dei direttori generali e dei primari ma anche appunto gli accreditamenti delle cliniche private e le transazioni con gli enti ecclesiastici. Nello stesso fascicolo sono finiti i rapporti tra l’assessore Tedesco e il gruppo Cbh e anche la transazione milionaria che la Regione ha firmato con l’ospedale Miulli di Acquaviva delle fonti.
Anche in questo caso l’indagine si è basata su incroci tra le carte acquisite dai carabinieri negli uffici della Regione e una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali. Sulla Kentron, per esempio, agli atti c’è anche una telefonata del presidente Nichi Vendola del novembre del 2007, seppur indiretta. Il telefono intercettato è quello dell’ex vice presidente regionale Sandro Frisullo. La giunta aveva appena approvato il primo accreditamento per la Kentron e l’esponente del Pd chiama uno dei fratelli Ritella, i titolari della clinica,per fargli i complimenti. Lo stesso farà Vendola, al quale Frisullo passerà il telefono. La telefonata è stata trascritta in forma sintetica e allegata al fascicolo.(...)Foschini









   
 



 
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