Il procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi ha ufficializzato le richieste di rinvio a giudizio per gli indagati nel procedimento sull’utilizzo di munizioni all’uranio impoverito all’interno del poligono militare di Quirra. Complessivamente saranno venti gli indagati che si dovranno confrontare con la fase dell’udienza preliminare. Momento in cui qualcuno potrebbe decidere di evitare l’eventuale dibattimento accedendo ai riti alternativi. Nella lista della Procura figurano – e non poteva essere altrimenti - i generali e gli ex comandanti che si sono avvicendati negli anni alla guida della grande struttura Interforze di Perdasdefogu e del distaccamento a mare di Capo San Lorenzo, nel territorio di Villaputzu: i generali Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Carlo Landi e Valter Mauloni, i colonnelli Gianfranco Fois e Francesco Ragazzon, il tenente Walter Carta. Le attività degli inquirenti hanno riguardato anche il sistemadei controlli ed i tanti consulenti incaricati da ministero della Difesa e Nato. Indagini scientifiche ritenute in larga parte lacunose dal pm Fiordalisi. Per questo motivo sono stati rinviati a giudizio anche professori e ricercatori universitari. Nell’ultima fase delle indagini è stato poi coinvolto il primo cittadino di Perdasdefogu, Walter Mura. Sindaco accusato di non aver dato un adeguato peso agli allarmi sulla tutela della salute dei propri cittadini. Un aggiramento del principio di cautela che, in sostanza, riguarda anche i massimi vertici della Difesa. Le accuse formalizzate dalla Procura ogliastrina vanno da omissioni dolose, favoreggiamento, falso ideologico in atto pubblico e addirittura ostacolo aggravato alla difesa del disastro ambientale nel Poligono. I magistrati ritengono che l’elevato numero di morti sospette nei comuni intorno al demanio militare sia da ricollegare direttamente agli esperimenti ed alle esercitazioni svolte per decenni nelle strutture di Quirra.“Giochi di guerra” in cui sarebbero state utilizzate anche munizioni camiciate con uranio impoverito, dato rilevato anche dalla Commissione d’inchiesta straordinaria del Senato durante numerose audizioni e sopralluoghi. Alle detonazioni dei proiettili si sarebbe poi aggiunto lo smaltimento illegale di diversi tipi di rifiuti speciali. Proprio durante le indagini, gli uomini del Corpo forestale della Sardegna hanno rinvenuto e disseppellito sostanze chimiche sotterrate in delle fosse realizzate all’interno dei confini del Poligono. Una declinazione della “tutela ambientale” sicuramente molto discutibile. Ieri, il procuratore di Lanusei è stato convocato da Rosario Costa, presidente della Commissione d’inchiesta del Senato. Organo inquirente di Palazzo Madama desideroso di far luce sulle condotte dell’apparato militare a prescindere dall’esito del processo sardo. Un lavoro utile ad evitare “leggerezze” in futuro. Intanto, anche grazie ai lavori della Commissione, sta lentamentecambiando l’atteggiamento del dicastero della Difesa nei confronti del personale militare esposto ad isotopi radioattivi. Se prima ci si trincerava dietro la “mancanza di evidenze scientifiche” in grado di giustificare un legame diretto tra uranio impoverito e linfomi, oggi, si approva una modifica delle Disposizioni regolamentari in tema di ordinamento militare per favorire il riconoscimenti di indennizzi e riesaminare le domande precedentemente rigettate. Tornando all’inchiesta di Lanusei, la società di Sgs ha lamentato la nullità della richiesta di rinvio a giudizio per i suoi due chimici iscritti nel registro degli indagati. La società denuncia un “atteggiamento prevenuto da parte del procuratore Fiordalisi nei confronti di Sgs ed è inoltre gravemente lesiva dei diritti della difesa, in quanto, a norma del codice di procedura penale, dalla messa a disposizione degli atti d’indagine devono trascorrere venti giorni per consentire agli indagati di esercitare il proprio diritto alladifesa: al contrario, l’ultimo atto è stato notificato ai chimici Sgs soltanto nove giorni dopo. Di conseguenza questa richiesta di rinvio a giudizio è nulla e gli indagati ne chiederanno l’annullamento davanti al giudice per le indagini preliminari”. Il dibattimento si annuncia ricco di perizie e consulenze di parte. La vicenda è delicatissima.Matteo Mascia
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