"I padroni della Sanità..."
Gli Ospedali della Puglia: abusi,consumi costato milioni di euro
 











Nell’atto che ne decretava la nascita – nel 1990 – era scritto che si candidava ad essere il polo di eccellenza di una sanità all’avanguardia, il meglio che si potesse offrire. Non lo è mai stato. Non a causa della malasanità. Ma perché le sue porte, in 22 anni, non si sono mai aperte. E’ la storia del Nuovo Ospedale della Murgia in provincia di Bari: nel suo nome la prima contraddizione. Era nuovo 22 anni fa, quando ne fu approvata la costruzione. Non lo è più oggi visto che quella è la più grande struttura incompiuta della sanità del sud Italia e, forse, del Paese intero. 110 milioni di euro spesi in 22 anni per non entrare mai in funzione. Un lasso di tempo incredibile, nel quale si sono alternati sei presidenti di Regione, è cambiata la moneta in circolazione, sono cambiati i partiti ma la storia del polo sanitario no. E’ come fosse congelato.
L’ospedale si trova a metà strada tra il comune di Altamura e quello di Gravina, nel mezzo dellosplendido parco dell’Alta Murgia, tra paesi nei quali le comunità vivono prevalentemente di agricoltura. La struttura è divisa in tre lotti, due edifici gemelli da sette piani e uno centrale da cinque. Trecento i posti letto previsti. Doveva servire una intera zona alla quale non era stato offerto molto. La sua storia è un groviglio di problemi burocratici e politici. I primi finanziamenti sono stati approvati dal Consiglio regionale nel 1990: 8 miliardi nel primo triennio, 53 miliardi nel secondo, per un totale di 61 miliardi di lire. Nel 1996 arriva dal Parlamentino pugliese un nuovo stanziamento: altri 30 miliardi di lire. Il primo lotto viene bandito nel 1997 e consegnato sette anni dopo. Siamo al 2004, la moneta è cambiata; si stanziano nuovi fondi, 23 milioni 750 mila euro. Ma i lavori del secondo edificio non procedono più speditamente del primo. Bandito nel 2004 viene realizzato dopo un estenuante stop and go, durato anni. Non è la volontà politica a bloccare i lavori quantopiccoli e penetranti problemi di ordine burocratico.
Ci si ferma per un mese per le condotte dell’acquedotto da rifare, 150 giorni per attendere la prima variante, altri tre mesi per attendere la variante che non arriva e quando finalmente c’è, ci si riferma per sette mesi per la perizia di assestamento; altri quattro mesi per il maltempo e poi una pausa per richiedere i danni causati dal maltempo che si sono tradotti in un risarcimento alla ditta costato 140 mila euro dopo un accordo bonario. Si potrebbe continuare all’infinito. Il terzo lotto vive, invece, il passaggio di consegne tra l’allora presidente di Regione Raffaele Fitto e il suo successore Nichi Vendola. All’inizio si propende per snellire la pratica e accontentarsi di due edifici; ma poi si sceglie di andare avanti per dare un senso a quel progetto che parlava di “un grande ospedale all’avanguardia”.
Il terzo lotto viene bandito nel 2008; arrivano altri 21 mila 470 euro. Non è finita. Nel 2010 la Giunta regionalericava dal bilancio 10 milioni di euro per poter mettere riparo al deterioramento dei materiali che nel corso dei 15 anni di lavori, ha inevitabilmente colpito gli edifici. La struttura ha una sua forma; si inizia a parlare di inaugurazioni e di porte che si aprono. Ma dietro l’angolo c’è un altro ostacolo. L’esperienza del terremoto dell’Aquila insegna che un ospedale è all’ avanguardia anche quando resiste a qualsiasi scossa. Quello di Altamura non lo è. Una beffa; una struttura ancora da inaugurare è già vecchia al punto che bisogna correre ai ripari e procedere agli adeguamenti sismici e antincendio. Questo significa una nuova emorragia di denaro pubblico: 3 milioni e 500 mila euro per il primo intervento, 5 milioni previsti per il secondo. Quando saranno ultimati i lavori, si dovrà bandire la gara per l’acquisto delle forniture costate 10 milioni di euro. I cittadini sembrano non far più caso alla struttura che col suo silenzio è entrata ormai a far parte del paesaggio. Pochichiedono quando aprirà perché, del resto, la risposta è la stessa da 20 anni: “Forse a fine anno”.Mary Tota
ospedale Vito Fazzi di Lecce - L’inchiesta dell’ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva,condotta dalla pm della Procura di Bari Desiree Digeronimo, riguarda una transazione da 45 milioni di euro mai portata a termine tra la Regione Puglia e il Miulli. L’accordo sarebbe servito a chiudere un contenzioso amministrativo da 80 milioni. Il Miulli aveva presentato ricorso al Tar per chiedere il ripiano dei 42,6 milioni di disavanzo maturati dal 2002 al 2007. L’ospedale sosteneva di essersi indebitato per costruire la nuova grande sede con fondi propri (76 milioni fino a fine 2008) perchè non aveva potuto utilizzare i fondi pubblici destinati all’edilizia sanitaria. In pratica il Miulli sosteneva che le spese sarebbero state maggiori rispetto ai rimborsi della Regione per le prestazioni sanitarie.
Pochi minuti dopo il take derll’Ansa, arriva la replica di Vendola. “Ribadiscola mia totale assoluta estraneità a fatti che sono al di là di ogni mia immaginazione”. E ancora: “Qualche ora fa ho ricevuto la notifica di una richiesta di proroga di indagini da parte del gip di Bari. Si tratta di un procedimento penale del quale non avevo mai avuto alcuna notizia. Dal tenore dell’atto non sono in grado di capire ciò che mi sarebbe addebitato, ma, considerati i nomi coinvolti, deduco che si tratti di questioni relative all’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti. Sono rammaricato di aver ricevuto solo oggi questa notizia – prosegue – perché se la stessa mi fosse stata comunicata appena ventiquattrore prima, come è nel mio costume, avrei potuto informare la stampa e l’opinione pubblica in una unica soluzione”. “Quanto al merito, se per il professor Sardelli mi si addebita di aver fatto vincere il migliore – prosegue Vendola – qui per davvero non riesco ad immaginare nulla che possa riguardarmi, e tuttavia riserverò a questo secondo appuntamento, come nel mio stile enella mia cultura, il medesimo impegno e la medesima serenità che si deve al lavoro della Magistratura. Spero che la vulgata del non c’è due senza tre non mi riproponga l’ulteriore amarezza di nuove comunicazioni per addebiti che sento sinceramente e convintamente molto lontani dal mio modo di essere”.
Nel frattempo dentro le pieghe, e le piaghe, della sanità d’Apulia tocca registrare situazioni ospedaliere non positive,a causa di mancanza(dicono) del pubblico denaro.
Per quale motivo presidente e giunta regionale scelgono di tagliare il capitale professionale e umano ( vedi il licenziamento di  dirigenti medici,infermieri... E perchè non utilizzano i 60 milioni di euro deliberati il 10 agosto 2010 in favore del San Raffaele del Mediterraneo?

 









   
 



 
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