Ciò che sta succedendo tra la Regione Puglia e il Governo nazionale la dice lunga sullo stato della democrazia in Italia,allorquando il Governo nazionale intende imporre il ritiro della legge pugliese che stabilizza i lavoratori precari della Sanità. Come cittadini attivi diciamo No e sosteniamo ogni forma di mobilitazione per restituire dignità e autonomia a scelte che vanno nella direzione della lotta agli sprechi, al "caporalato" in Sanità, ai comitati di affari. Esigiamo la costituzione e l’insediamento di un "Tavolo per la democrazia in Sanità", con una cabina di regia, di cui chiediamo di far parte, che metta all’ordine del giorno, quale priorità, percorsi democratici per la territorializzazione degli interventi socio-sanitari, la deospedalizzazione e la demedicalizzazione di interventi che in modo inappropriato finiscono nel circuito sanitario, invero inflazionandosi e reiterandosi a causa di impegni ancora inadeguati sul versante dellaprevenzione e della inclusione sociale. Vogliamo la realizzazione a livello regionale e di ASL e nei territori di: " Assemblee popolari degli Azionisti in Sanità" , specificando che gli azionisti sono solo i cittadini e i lavoratori che pagano con le tasse il Servizio sanitario (altro che gratuità!!!) Restituiamo democrazia alla Sanità, riappropriamoci del dibattito e delle decisioni sui bilanci, sulle scelte per affermare il Diritto alla Salute, che non appartengono ai soli "addetti ai lavori" .. Via Tremonti dal nostro territorio, non interferisca su scelte pugliesi, quali la stabilizzazione dei lavoratori in Sanità, che nulla hanno a che fare col suo "diritto di veto". Non siamo meridionali piagnoni e "sudditi", siamo cittadini attivi, ancorati alla Costituzione italiana, che per lorsignori è diventata carta straccia. Nel popolo c’è la convinzione che La Salute viene ... prima di ogni cosa .... .. essa non si costruisce se non si investe sulla pace, sulla convivenzacivile, sulla Giustizia Sociale .... LA SANITÀ AI SUOI AZIONISTI !! Giù le mani dalla stabilizzazione dei precari in Sanità!! Stava e sta a significare il fatto che "le scelte, le priorità e le questioni in agenda non possono prescindere dalla presa d’atto che ogni cittadino è socio proprietario, in quanto vero azionista pagante (con le tasse ... ) del servizio sanitario, con i diritti, i doveri e le responsabilità che ne derivano." Quindi i cittadini non devono più essere sudditi, bensì Padroni di Casa nel Servizio sanitario. L’Organizzazione Mondiale della Sanità(O.M.S.) ha più volte richiamato l’attenzione sul fatto che la salute è il risultato di aspetti macro e micro-sociali ed economici.nonchè politici, connessi, oltre alle condizioni geo-climatiche.in particolare alle problematiche lavorative.occupazionali, della disponibilità.fruizione della casa,delle condizioni di giustizia.legalità e di pace (o guerra) in cui vive una popolazione (o parte di essa). ALCUNIPUNTI IRRINUCIABILI,rivenienti dal quadro normativo vigente e dalle conoscenze di ordine epidemiologico e nosografico: LA FLESSIBILITÀ,IL LAVORO INTERINALE,LA PRECARIZZAZIONE ULTERIORE DEL RAPPORTO DI LA VORO,LA RIDUZIONE PROGRESSIVA DEL POTERE DI ACQUISTO DEL SALARIO,SONO IN ANTITESI CON L’AFFERMAZIONE DEL DIRITTO ALLA SALUTE,per le ovvie conseguenze sullo stato di benessere psico, fisico e sociale, sui rapporti micro (famiglia,aspetti della convivenza in senso stretto, della condizione intra-psichica " ) e macro-sociali(relazioni d’ordine culturale,sociale,che sottendono poi fenomeni di "egoismo" di gruppo,razzismo ... guerre). .. occorre investire in Puglia nella CASA DELLA SALUTE in ogni territorio!! La Casa della Salute, dimensionata su popolazione di 3.000-5.000 abitanti,compatibile coi processi partecipativi e di governo democratico,non,come in nel Piano regionale Salute della Puglia,per numeri di oltre 50.000 abitanti, deve essere priorità per ricomporre, qualeobiettivo condiviso,la frammentazione dei movimenti. La Casa della Salute non è meramente interna al Servizio sanitario,bensì nell’ottica del SNS,è condizione per la Comunità locale per decidere e governare i processi di liberazione da condizioni di sfruttamento,per obiettivi di salute contestualizzati. Essa va affermata e costituita,partendo anche da forme autogestite,imponendosi nei territori quale elemento costituzionalmente irrinunciabile per un popolo che vuole essere sovrano e Padrone di Casa . .. . occorre ancora affermare e realizzare: - standards uniformi dei servizi socio-sanitari territoriali, ambulatoriali e domiciliari; - OSPEDALI POCHI, MA ECCELLENTI ovvero integrati e in grado di rispondere ai bisogni di Assistenza, senza sottoporre i malati e i familiari a peregrinazioni tra un Ospedale e un altro, in quanto non adeguati a rispondere a patologie spesso interessanti più organi e necessitanti più competenze. NON SI PUÒ CURARE QUI IL CUORE, LÀ I POLMONI,ALTROVE .. RIANIMARE .... ; soprattutto vanno evitate e sanzionate le dimissioni selvagge; - Programma strategico di investimento su immobili e terreni di proprietà della ASL, da finalizzare a servizi da individuare, con le Associazioni dei cittadini, sulla base di priorità nei territori; - Programma integrato di utilizzo dei Fondi strategici, non solo quelli assegnati alla Sanità, ma anche alla Solidarietà sociale, allo sviluppo economico etc.,perché è blasfemo perdere e sprecare l’ultima occasione che abbiamo coi fondi europei 2007-2013 , quando urge "infrastrutturare" il nostro territorio, dal punto di vista dei cittadini e non di meri interessi corporativi, anche sul versante socio-sanitario e dei percorsi di prevenzione, promozione salute, tutela ambientale, sicurezza e protezione dei soggetti deboli; è drammatico riscontrare ancora oggi lo scollamento nella realtà (sulla carta è altra cosa ... effimera e falsa ... ) tra piani di zona, piani per la salute, piani perl’ambiente ... ; -programma di uso dei beni confiscati alla mafia per servizi, interventi che rispondano ai bisogni di occupazione che sono bisogni di Salute, come dice l’OMS; - - Programma che attivi un azionariato civico, con incentivi (non monetari) collegati a obiettivi di salute, ovvero di prevenzione , tutela ambientale, promozione della salute,inclusione sociale, protezione dei soggetti deboli, non meramente su indicatori di malattia: bisogna premiare chi previene, non solo chi cura, senza alcuna attenzione ai fattori di rischio e di malattia .... ; - attivazione di cabine di regia locali-"assemblee di azionisti", da coordinarsi con quella regionale, partecipate e condivise con le Associazioni di tutela dei diritti, almeno una in ogni ASL, articolandosi nei distretti e nei territori, con la logica della prossimità ai cittadini ai loro luoghi di vita e relazione; E’ auspicabile che LA REGIONE DEVE RISPONDERE AI BISOGNI DI SALUTE, DI TUTELA DEI DIRITTI DEICITTADINI, OVVERO DEI PADRONI DI CASA QUANTO SOPRA IMPONE UNO SCENARIO CHE: a) dia ulteriore impulso alla importante e positiva azione della Giunta regionale, impegnata a reinternalizzare i servizi sanitari, cosa che assicura ai malati e ai lavoratori condizioni di certezza e il superamento progressivo di condizioni di precarizzazione e privatizzazione, pur nelle mille contraddizioni; ciò risponde alla lotta contro gli sprechi e il malaffare che ruota intorno ai servizi esternalizzati; b) veda la attivazione di una CABINA di REGIA per la SALUTE con le Associazioni a tutela dei diritti, i Comitati di lotta, i Movimenti, che hanno "storia" radicata di impegno e lotta in Puglia.(...) Malasanità:speculazione, illeciti, clientelismo... Nuova bufera sulla Regione Puglia,Tedesco e altri 46 indagati Non c’è pace per il sistema sanitario pugliese. Dopo la conferenza stampa convocata ieri Nichi Vendola per comunicare la sua iscrizione nel registro degliindagati a causa delle accuse della ex Lady Asl Lea Cosentino, oggi è arrivata la svolta nell’indagine sugli accreditamenti delle cliniche private. Falsificavano i dati delle liste d’attesa. Segnalavano criticità laddove invece non ce n’erano. Non avrebbero pensato alla salute dei cittadini quanto piuttosto alle esigenze degli imprenditori che aprivano cliniche private. E’ questa la nuova accusa che la procura di Bari muove alla gestione della sanità pugliese negli ultimi anni: stamattina sono stati notificati 47 avvisi di conclusione delle indagini a politici, dirigenti dell’assessorato alla Sanità e imprenditori. Le accuse vanno a vario titolo dall’associazione a delinquere ai falsi. Tra gli indagati c’è l’ex assessore regionale alla Sanità, Alberto Tedesco, oggi senatore del Gruppo Misto, Mario Morlacco, ex dirigente dell’Ares, l’agenzia per la Salute, e Lucia Buonamico, dirigente del settore che si occupa per la Regione degli accreditamenti con le cliniche private. L’ipotesidi reato è che la giunta regionale abbia concesso convenzioni a strutture sanitarie che non ne avevano i requisiti, e la procura procede per associazione a delinquere. E che lo abbiano fatto sulla base di premesse false. La giunta sarebbe però stata indotta in falso dalle strutture regionali e da alcuni assessori compiacenti, tra cui appunto l’assessore Tedesco, che invece avrebbero avuto interessi all’accreditamento della clinica. L’inchiesta parte dalla clinica Kentron di Putignano, oggetto di una lunga inchiesta del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza coordinata dall’allora pm (oggi assessore) Lorenzo Nicastro. L’indagine, che partendo dall’imprenditore Ritella sfiorava i vertici del Partito democratico, aveva portato al sequestro e poi al dissequestro della clinica (che poi aveva ottenuto un nuovo accreditamento, avendo messo le carte a posto). Quell’inchiesta non era però mai stata chiusa ed è finita, dopo l’andata di Nicastro, sulla scrivania dei pm FrancescoBretone e Marcello Quercia. Il fascicolo è stato ripreso, incrociato con stralci dell’indagine effettuata dai carabinieri che si erano occupati del senatore Tedesco, aggiornato in alcuni punti. E l’indagine è rinata tanto da raccontare in maniera assai efficace - dicono gli investigatori - il reale intreccio tra politica e macchina amministrativa. Un intreccio che ha permesso a imprenditori privati di arricchirsi alle spalle delle casse regionali e spesso della salute dei cittadini. L’avviso è firmato dal procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno e dai sostituti Desirè Digeronimo e Francesco Bretone, gli stessi che si sono occupati dell’inchiesta sul presidente Vendola. E’ coinvolto anche un luogotenente della Guardia di finanza. Al senatore Tedesco, nella sua precedente qualità di assessore alla sanità della Regione Puglia, la pubblica accusa contesta i reati di abuso d’ufficio, falso e truffa in relazione all’accreditamento della struttura sanitaria ‘Giovanni Paolo II’ della societàKentron; di abuso d’ufficio (assieme al genero Elio Rubino, amministratore di una società della famiglia Tedesco) in relazione ad un “ingiusto vantaggio patrimoniale” procurato alla ‘Cbh-Città di Bari Hospital spa’ che gestisce a Bari le case di cura ‘Mater Dei’, ‘Santa Rita’, ‘La Madonnina’ e ‘Villa Bianca‘. Sono sei in tutto, però, le società che secondo l’accusa hanno beneficiato, senza averne i requisiti, delle procedure amministrative della Regione Puglia per il rilascio di vari provvedimenti autorizzativi sanitari: accreditamento al Servizio sanitario regionale, verifica del fabbisogno del progetto imprenditoriale, autorizzazione a realizzare le strutture, erogazione delle prestazioni socio-sanitarie, trasferimento della sede e determinazione delle fasce di qualità dei servizi prestati. I provvedimenti regionali hanno provocato danni per milioni di euro alle casse della Regione. Delle sei imprese si parla nell’avviso di conclusione delle indagini notificato oggi dalla Guardiadi Finanza a 47 indagati, tra cui – come detto – il senatore Alberto Tedesco (ex Pd ora al gruppo Misto), l’ex senatore Francesco Carella (Verdi-Ulivo dal 1994 al 2006) nella sua qualità di dirigente della sanità foggiana, ad imprenditori, dirigenti e funzionari della Regione Puglia. Le società coinvolte sono: la ‘Cbh-Città di Bari Hospital’ di Modugno (Bari), la Kentron di Putignano (Bari), la Spgs srl di Bari, il Gruppo Villa Maria di Lugo (Ravenna), la Gestione e management sanitario (Gms) di Adelfia (Bari) e le Case di Cura Riunite Villa Serena e Nuova San Francesco di Foggia. Tra i dirigenti coinvolti c’è anche Lucia Buonamico, responsabile del settore programmazione e gestione sanitaria della Regione Puglia. Quest’ultima – secondo l’accusa – ha gestito in maniera “clientelare” le procedure amministrative e di autorizzazione all’esercizio e/o di accreditamento al Ssr di alcune sanitarie. Le scelte di Buonamico – secondo la procura – hanno orientato gli impegni di bilancioregionale per la sanità privata in Puglia verso imprenditori amici della dirigente, ai danni del Fondo sanitario regionale. Secondo la Guardia di Finanza, Buonamico (assieme ad altri pubblici ufficiali) era asservita agli interessi imprenditoriali di alcuni soggetti, in totale spregio dei principi di trasparenza, di buona e corretta amministrazione della cosa pubblica. b.m.
TUTTI GLI INDAGATI Lucia Buonamico, 63 anni; Francesco Ritella,38 anni; Alberto Tedesco,62 anni; Mario Morlacco,63 anni, Leonardo Loparco, 65 anni; Francesco Carella,60 anni; Angela Rocco Colonna,42 anni; Michele Conversano,55 anni; Giuseppe Copertini,44 anni; Giovannantonio Daddabbo,65 anni; Salvatore De Giorgi,62 anni; Maria Stella De Giorgi,32 anni; Silvio De Pascale,61 anni; Aurelio Zaccaria Di Taranto,60anni; Pasquale Faccioli, 59anni; Giovanni Iannucci,58 anni; Antonio Mancino,50 anni; Domenico Massaro,56anni; Luigi Mastronuzzi,57 anni; Riccardo Matera,52 anni; Matteo Murro,62 anni; Domenico My,60 anni; Giovanni My,34 anni; Piernicola Pellegrino,61 anni; Francesco Pollice,57 anni; Roberto Rizzi,48 anni; Pasquale Sanpaolo,64 anni; Michele Santamato,37 anni; Fulvia Tamma,61 anni; Paolo Vincenzi,49 anni; Graziano Antonio Pallotta,46 anni; Gioacchino Fanelli,41 anni; Giovanni Colaianni,51 anni; Mario Cappiello,65 anni; Giuseppe Impedovo,60 anni; Giovanni Nardone,66 anni; Giuseppe Carrieri, 41 anni; Francesco Longo,41 anni; Nicola Pansini, 59 anni; Alessadro Calasso, 63 anni; francesco Lippolis,57 anni; Libero Rignanese,67 anni; Bartolomeo Lofano,58 anni; Giovanni D’Alessadro, 60 anni; Paolo Giulio Telesforo, 62 anni; Elio Rubino, 39 anni; Max Paganini, 64 anni
Sanita’: Cassazione, Tedesco promotore malaffare in Puglia Sarebbero «gravi» gli indizi dicolpevolezza con riferimento all’accusa di essere a capo di una organizzazione a delinquere che lottizzava la sanità pubblica in Puglia, a carico dell’ex senatore del Pd, ora passato al gruppo misto, Alberto Tedesco. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza 9117 della Cassazione. I supremi giudici confermano anche la «pericolosità sociale di Tedesco», per il rischio di recidiva, e la necessità di misure cautelari. - Secondo la Cassazione, «la cessata carica di assessore regionale alla sanità (ricoperta durante la prima giunta Vendola, ndr) non ha fatto venir meno il pericolo di recidiva», dal momento che Tedesco «continua a mantenere relazioni e rapporti con burocrati e funzionari rimasti all’interno dell’amministrazione sanitaria grazie anche al suo rilevante ruolo politico di senatore della Repubblica». Aggiunge inoltre la Suprema Corte, confermando la richiesta di arresti domiciliari formulata dal Tribunale del riesame di Bari lo scorso 18 aprile - su ricorso delpm, mentre il gip aveva chiesto la misura per il meno grave reato di corruzione - che il rischio di reiterazione dei reati è rappresentato soprattutto «dai dimostrati collegamenti e interessi che l’indagato ha con la «Aesse Hospital», società operante nel settore della sanità e facente capo alla famiglia Tedesco». - Per quanto riguarda l’accusa di essere a capo, con «frenetica ingerenza», di una «rete che coinvolgeva manager, imprenditori e dirigenti», la Cassazione ritiene che il Tribunale del Riesame di Bari abbia «coerentemente motivato» sui «gravi indizi», dimostrando, allo stato degli atti, «l’esistenza di un contesto associativo, capeggiato da Tedesco, finalizzato all’acquisizione della gestione e del controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici per la realizzazione di profitti e vantaggi ingiusti, anche a favore di imprenditori utilizzati per sostenere la propria campagna elettorale».(...) FOGGIA: – la Asl non paga, io ricorro allamagistratura Dura la vita imprenditoriale in queste condizioni; snervante la condizione di chi attende di essere pagato, ma non vede il becco di un quattrino complici ritardi e inerzie di una burocrazia lenta e farraginosa; deludente e mortificante l’idea di uno stato di crisi aziendale non perchè si finirà in default ma perchè gli altri sono inadempienti. Semplicemente non pagano. E non serve sbraitare per ottenere il dovuto. Sono queste le considerazioni o meglio le constatazioni amare in un contesto peraltro di criticità che hanno spinto nei giorni scorsi uno dei più noti rappresentanti della sanità privata. Tito Salatto ad esternare la delusione. Così a nome dell’Aiop, l’associazione italiana della sanità privata, Tito Salatto ha scritto lettere a destra e manca: sindacati, prefetto, Asl, presidente del Tribunale e chi più ne ha più ne metta per rendere tutti partecipi di uno stato di cosa che determina una sola parola: crisi. Non solo economica, main manieraevidentemente indotta, anche occupazionale; una incertezza sotto punti di vista che determina tagli ma soprattutto una sola parola ed uno stato d’animo: delusione. Cosa sta succedendo, dottor Salatto «La solita storia: la Regione ha la volontà di stipulare i nuovi contratti (da tempo scaduti) e pagare velocemente i fornitori, anche con transazioni; il nuovo direttore generale della Asl di Foggia si è impegnato e si impegna a pagare anche gli arretrati, poi tutto si arena… In che senso? «Che i tecnici non “muovono le carte, fatto salvo per alcuni». Discriminazioni? Perché? «Non lo so forse esistono delle priorità nella crisi a vantaggio della trasparenza.Chi è il reale “capo” della tecnocrazia? Chiediamo alle Organizzazioni sindacali di difendere anche i dipendenti delle strutture sanitarie private». E allora? «Non ci suicideremo. L’unica nostra sicurezza sarà ricorrere alla magistratura penale e a quella civile per i danni.E che dire dei ritardiautorizzativi conconseguenti accreditamenti che hanno colpito i soliti noti? Si continuerà così? Si sono fatti ulteriori controlli per autotutela come fu per alcuni? Le Case di Cura desiderano solo equità, trasparenza e giustizia. Abbiamo appreso che alcuni agivano senza le necessarie autorizzazioni». Un sistema che non garantisce… «Non si riesce ad ottenere il dovuto anche dopo sentenze civili e dispositivi della giustizia amministrativa.La Regione paga la ASL, ma la ASL non paga le strutture private ospedaliere pur avendone i mezzi e nonostante siano stati effettuati i controlli dovuti. Mancano i saldi 2011, nessun acconto per il 2012, nessun tetto di spesa, nessun raccordo con la rappresentanza ufficiale dell’associazione più rappresentativa datoriale AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata)». Difficile andare avanti… «Le Case di cura private pagano dipendenti, contributi, fornitori, tasse e banche che senza contratto non sono disponibili ad ulteriorianticipazioni. Per quantosopra rappresentato, il Gruppo Salatto dichiara dunque lo stato di crisi aziendale con immediata sospensione degli stipendi, lì dove necessario, sino all’ottenimento dei suoi diritti per salvare le aziende del Gruppo medesimo». Irrevocabilmente deciso? «Non vedo e non vediamo altre vie d’uscita se non il ridimensionamento. Ma è ora che qualcuno si muova. Non è solo uno sfogo questo, ma anche un appello» (...) Sanita’: truffa a Ssn, Nas Bari arresta 4 ginecologi I carabinieri del Nas di Bari hanno posto agli arresti domiciliari quattro ginecologi specializzati nella cura dell’infertilita’: secondo l’accusa, negli ambulatori medici ’San Luca’ di Bari, ’Pro.Andros’ di Barletta e ’Amalthea’ di Lecce attestavano false diagnosi di patologie per le quali le aspiranti mamme potevano fruire dei farmaci occorrenti a carico del servizio sanitario. Per tutti l’accusa e’ di truffa aggravata allo Stato e falso. E se le diagnosi e le conseguenti cure erano del tuttofalse, veri risultavano invece i rimborsi agli istituti privati, che ammonterebbero a circa 200.000 euro. E’ questa la cifra che i quattro operatori sanitari avrebbero indebitamente ottenuto a danno dello Stato. Nel corso delle indagini sono stati effettuati capillari controlli sulle aspiranti mamme, che negli anni sono state curate nelle tre cliniche, e sulle patologie ad esse diagnosticate, che hanno fatto emergere l’esistenza di un sistema truffaldino adetta degli investigatori ben collaudato. L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore Michele Dentamaro, mentre l’applicazione delle misure cautelari è stata disposta dal gip Michele Parisi. Ai domiciliari sono finiti Franco Causio, in servizio anche al Policlinico e nel centro di procreazione assistita San Luca di Bari, dove lavorarava anche Teresa Leonetti e Simona Geusa. L’altro arrestato è Edoardo Di Naro. (...) SANITA’ PRIVATA "DALLA CASTA DELLA POLITICA... AI DEVASTANTI SOPRUSI DELLA PUBBLICAAMMINISTRAZIONE" Firmavano delibere, attestavano il falso, truccavano i documenti. Sono i pubblici ufficiali finiti sotto indagine. Ventinove i nomi di funzionari della Regione Puglia e dipendenti delle Asl, iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Bari nell’inchiesta sugli accreditamenti illeciti al sistema sanitario pugliese. Un vero e proprio esercito di tecnici super potenti. Erano i manager pubblici infatti che riuscivano a pilotare provvedimenti, a proporre emendamenti legislativi, a falsificare certificati per accontentare imprenditori e politici amici. Ovviamente in cambio di regali e favori. Soprattutto assunzioni di parenti e amici. Ma in qualche caso la guardia di finanza registra anche uno scambio di soldi, una mazzetta da 4500 euro; il regalo di una borsa Louis Vuitton da 940 euro; il recapito a domicilio di un cestino di salumi emiliani con un "culatello" pregiato. Ma i dirigenti infedeli pronti a vendersi sono ancora di più se si contano anchei funzionari pubblici, sia dipendenti della Regione Puglia sia del Comune di Bari, indagati nell’inchiesta sui parcheggi interrati e sugli appalti vinti dal gruppo Degennaro. La loro complicità, secondo gli investigatori, era ripagata, a seconda dei casi, con un soggiorno di una settimana in un resort sullo Jonio, l’acquisto di un appartamento con lo sconto, la richiesta di un posto auto nel parcheggio interrato, l’iscrizione del figlio all’università Lum, lavori di ristrutturazione in casa. Bisognava insomma soddisfare tutte le esigenze. Il numero dei tecnici sotto inchiesta sale così a oltre 50. Sulla carta sono lavoratori pubblici ma nei fatti somigliano molto più a dipendenti privati. Ci sono i dirigenti responsabili del settore gestione e programmazione sanitaria della Regione Puglia Lucia Buonamico, Domenico My e Fulvia Tamma e il dirigente delle politiche per lo sviluppo rurale della Regione Puglia, Gennaro Russo. E sono coinvolti dirigenti medici e revisori dei contidelle Asl, funzionari dello Spesal e tecnici di prevenzione. I nomi sono talmente tanti che anche la Regione Puglia ci vuole vedere chiaro e per questo l’ufficio personale ha inviato una richiesta alla procura di Bari per conoscere ufficialmente la lista dei dipendenti indagati. Anche se, fino a sentenza, non potrebbero essere adottati provvedimenti disciplinari o amministrativi. Il rischio però, come già avvenuto nel caso del ciclone Degennaro abbattutosi sugli uffici tecnici del Comune di Bari, è che ci sia una paralisi amministrativa a più livelli. "Il settore Programmazione e gestione sanitaria dell’assessorato alle Politiche della salute - annotano i finanzieri nell’informativa finale sugli accreditamenti - è pervaso dal malcostume e da una totale assenza di senso di responsabilità per l’amministrazione della cosa pubblica, in totale spregio delle regole e dei principi di probità, imparzialità e trasparenza, è in questo ambiente che distinti comitati di affarihanno trovato le condizioni ideali per insinuarsi, ramificarsi sino al punto da condizionare il corso e l’esito delle procedure amministrative di autorizzazione e accreditamento al sistema sanitario regionale delle strutture sanitarie private". Girava a bordo di una potente Audi A8, aveva un ufficio in pieno centro a Bari, sedeva in tribuna d’onore allo stadio e amava viaggiare. A reddito zero. Il "faccendiere" Francesco Ritella, il numero uno della società Kentron, non dichiarava alcun reddito. Eppure sulla carta risultava socio di molte società. Non solo la sanitaria Kentron S. r. l. ma anche aziende nel settore dei supermercati e delle carni. L’imprenditore 39enne di Putignano ricopriva anche la carica di presidente della società di calcio del Noci. Ma per il fisco risultava senza reddito. Incredibile ma vero. E’ quanto emerge dall’informativa finale dell’inchiesta sugli accreditamenti sanitari illeciti, redatta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Bariche traccia un profilo dettagliato del "piccolo Tarantini". Anche Ritella come Gianpi definito "faccendiere". Aveva legami con i politici locali e nazionali, di destra e di sinistra; conosceva i grandi imprenditori e aveva amicizie con funzionari pubblici e anche finanzieri. Insomma Ritella aveva tessuto una ricca rete di relazioni che gli avrebbe consentito di fare affari. "E’ faccendiere con conoscenze nel mondo politico e dell’alta finanza - lo descrivono i militari - il dominus La dolce vita di Ritella è costellata di amicizie, di viaggi, di regali. Prima fra tutte quella che vantava di avere con il presidente dei DS Massimo D’Alema a cui l’imprenditore barese avrebbe fatto anche un regalo di Natale. Una rete di relazionie di contatti con le "sfere alte" utile per ottenere favori. Era un meccanismo collaudato quello che il manager della Kentron Francesco Ritella aveva messo in piedi. Così il numero uno della società sanitaria di Putignano. L’informativa finale consegnatadalla guardia di finanza di Bari traccia nel dettaglio i rapporti dell’imprenditore barese con politici di tutti i livelli. A partire dal senatore Alberto Tedesco, all’epoca assessore regionale alla sanità, al presidente dei Ds Massimo D’Alema. "Si aveva modo di sondare il contesto relazionale in cui si muoveva il Ritella - annotano i finanzieri - veniva ascoltato colloquiare amichevolmente con Mauro Masi, Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri; prendere accordi con la moglie del vicepresidente della Regione, Sandro Frisullo, per il viaggio di fine anno a Barcellona; incontrarsi con Giuseppe Fortunato segretario di D’Alema al Ministero degli Esteri". E ancora, scrivono i militari, Ritella "ha occupato in tribuna d’onore allo stadio olimpico di Roma posti riservati a nome del Presidente dei Ds per assistere alla partita di Champion League Roma vs Manchester United". Insomma la rete di contatti era consolidata. A dimostrarlo ci sarebbero anche alcuneintercettazioni tra la dirigente regionale Lucia Buonamico e suo genero. "Una cosa comunque è certa - dice la donna al telefono - che quello che dice Francesco poi un po’ alla volta si verifica, Francesco appartiene alle sfere alte allora il Ds proprio il Ds non il Partito Democratico...". Poi raccomanda al genero di avvicinare sempre più Ritella, in modo da poter contare, una volta terminati gli studi, su un appoggio politico per la sua carriera nella dirigenza sanitaria pubblica "Tu sbrigati a laurearti, secondo me se prendi un master in management sanitario poi, non devi mai tu che sei giovane, allontanarti da Francesco mai! Ti devi sempre più avvicinare... per gli ovvi motivi che sappiamo!". Massimo D’Alema si dichiara "completamente estraneo" agli addebiti della informativa nei suoi confronti emersa nell’inchiesta sugli accreditamenti sanitari in Puglia, sottolineando come si tratti di "vecchia informativa di polizia, elaborata da alcuni esponenti della guardia di finanza, conla quale si cerca di coinvolgermi in vicende dalle quali sono totalmente estraneo e di cui non so nulla". "Tale informativa, d’altro canto - ha sottolineato D’Alema - non ha dato luogo ad alcuna iniziativa giudiziaria, data la sua vaghezza e infondatezza, né io sono stato mai ascoltato neppure come teste nelle indagini sulle vicende citate". Firmavano delibere, attestavano il falso, truccavano i documenti. Sono i pubblici ufficiali finiti sotto indagine. Ventinove i nomi di funzionari della Regione Puglia e dipendenti delle Asl, iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Bari nell’inchiesta sugli accreditamenti illeciti al sistema sanitario pugliese. Un vero e proprio esercito di tecnici super potenti. Erano i manager pubblici infatti che riuscivano a pilotare provvedimenti, a proporre emendamenti legislativi, a falsificare certificati per accontentare imprenditori e politici amici. Ovviamente in cambio di regali e favori. Soprattutto assunzioni di parenti e amici. Ma inqualche caso la guardia di finanza registra anche uno scambio di soldi, una mazzetta da 4500 euro; il regalo di una borsa Louis Vuitton da 940 euro; il recapito a domicilio di un cestino di salumi emiliani con un "culatello" pregiato. Ma i dirigenti infedeli pronti a vendersi sono ancora di più se si contano anche i funzionari pubblici, sia dipendenti della Regione Puglia sia del Comune di Bari, indagati nell’inchiesta sui parcheggi interrati e sugli appalti vinti dal gruppo Degennaro. La loro complicità, secondo gli investigatori, era ripagata, a seconda dei casi, con un soggiorno di una settimana in un resort sullo Jonio, l’acquisto di un appartamento con lo sconto, la richiesta di un posto auto nel parcheggio interrato, l’iscrizione del figlio all’università Lum, lavori di ristrutturazione in casa. Bisognava insomma soddisfare tutte le esigenze. Il numero dei tecnici sotto inchiesta sale così a oltre 50. Sulla carta sono lavoratori pubblici ma nei fatti somigliano molto più adipendenti privati. Ci sono i dirigenti responsabili del settore gestione e programmazione sanitaria della Regione Puglia Lucia Buonamico, Domenico My e Fulvia Tamma e il dirigente delle politiche per lo sviluppo rurale della Regione Puglia, Gennaro Russo. E sono coinvolti dirigenti medici e revisori dei conti delle Asl, funzionari dello Spesal e tecnici di prevenzione. I nomi sono talmente tanti che anche la Regione Puglia ci vuole vedere chiaro e per questo l’ufficio personale ha inviato una richiesta alla procura di Bari per conoscere ufficialmente la lista dei dipendenti indagati. Anche se, fino a sentenza, non potrebbero essere adottati provvedimenti disciplinari o amministrativi. Il rischio però, come già avvenuto nel caso del ciclone Degennaro abbattutosi sugli uffici tecnici del Comune di Bari, è che ci sia una paralisi amministrativa a più livelli. "Il settore Programmazione e gestione sanitaria dell’assessorato alle Politiche della salute - annotano i finanzierinell’informativa finale sugli accreditamenti - è pervaso dal malcostume e da una totale assenza di senso di responsabilità per l’amministrazione della cosa pubblica, in totale spregio delle regole e dei principi di probità, imparzialità e trasparenza, è in questo ambiente che distinti comitati di affari hanno trovato le condizioni ideali per insinuarsi, ramificarsi sino al punto da condizionare il corso e l’esito delle procedure amministrative di autorizzazione e accreditamento al sistema sanitario regionale delle strutture sanitarie private". (...) Ospedale Lastaria: nuova bozza al massacro Da qualche ora gira alla Regione Puglia una nuova bozza di riordino del sistema ospedaliero, in attesa di essere sottoposta prima all’incontro fissato per domani tra l’assessore alla sanità Ettore Attolini con i capigruppo delle forze politiche che hanno votato il piano di rientro finanziario (Pd, Sel, Puglia per Vendola, Socialisti, Idv e l’Udc) e poi direttamente allaGiunta per le decisioni finali. L’ennesimo documento in questa drammatica roulette che ormai da mesi coinvolge il nosocomio lucerino è un vero e proprio bagno di sangue, con reparti soppressi e altri fortemente ridimensionati, quasi azzerati. Il numero finale di posti letto che scenderebbe a poco più di 70 a fronte degli attuali 127, con quindi oltre metà dei tagli (90 previsti in tutta la provincia) attribuiti alla sola Lucera. Secondo le prime indiscrezioni trapelate, nello specifico, a compensazione di un non meglio specificato “potenziamento delle attività territoriali” el’attivazione di 8 posti letto in Oncologia, sarebbero dismessi gli interi reparti di Cardiologia (compresa Utic) e Ostetricia e Ginecologia, mentre ci sarebbero le magre conferme di Medicina Generale che però scende da 32 a 24 posti, Ortopedia che crolla da 16 a 4, Chirurgia che viene ridotto da 24 a 4, Oculistica con i 4 e Psichiatria con i suoi 15, ma questi ultimi due sono in day-hospital. Ovviamentesi tratta di un’ipotesi che anche in simili occasioni passate è stata definita “non ufficiale e soggetto a modifiche”, sebbene abbia già provocato una seconda fase di mobilitazione territoriale a difesa di un presidio che serve una popolazione di circa 100 mila abitanti, tra comuni pugliesi e campani. La questione promette di sbarcare ancora una volta nel Consiglio comunale fissato per oggi pomeriggio stesso, dove verranno discusse eventuali altri azioni da compiere prima della sentenza definitiva sulle sorti del Lastaria. r.z.(...) Sanità Foggia: 10 arresti tra funzionari pubblici e imprenditori I carabinieri del Nas di Bari hanno arrestato 10 persone tra dirigenti medici, funzionari, imprenditori e dipendenti di aziende operanti nel settore delle apparecchiature biomedicali ritenuti responsabili dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla truffa ed al falso. Le misure cautelari sono state disposte dal Giudice per le IndaginiPreliminari presso il Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura delle Repubblica che ha diretto le attivita’ investigative dei carabinieri del Nas. Il danno a carico del Servizio Sanitario Nazionale, finora accertato, e’ di un milione e mezzo di euro. Un taglia-aghi del costo di 1,92 euro veniva pagato 463. Dispositivi medici costosissimi venduti e mai utilizzati, anzi spesso mai consegnati, cifre gonfiate anche del 250%, mazzette superiori a 140 mila euro pagate con assegni, bonifici, viaggi in lussuosi alberghi e vacanze. I carabinieri del Nas hanno scoperto una maxitruffa che ha visto coinvolte, a vario titolo, dieci persone tra funzionari dell’Asl di Foggia ed imprenditori. Un giro d’affari che si aggira intorno al milione e mezzo di euro. Cinque persone finite in manette ed altrettante ai domiciliari, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla truffa e al falso. Coinvolti nell’inchiesta Sabino Inchingolo,all’epoca dei fatti subcommissario all’Asl, Sabino Conte e Nicola Marinaro, funzionari dell’area patrimonio dell’Azienda sanitaria foggiana e Nazario Di Stefano, accusato di aver emesso ordini falsi e già coinvolto in precedenti inchieste dello stesso tenore. Nella bufera giudiziaria anche tre imprenditori del campo biomedico: Vincenzo Nuzziello, Stefano Frongia e Giovanni Gianluca Bruno. Renato Milione e Chiara Di Lella, invece, sono stati accusati di riciclaggio per aver messo a disposizione conto correnti bancari per ricevere le mazzette. L’inchiesta portata avanti dalla Procura di Foggia ha fatto scoprire un giro d’affari per l’acquisto di dispositivi "Taglia aghi" e per la fornitura di sistemi informatici di telemedicina per i reparti di cardiologia degli ospedali di Cerignola, San Severo e Lucera. Apparecchiature mai utilizzate ed ancora imballate. Pagate 250 volte in più rispetto al prezzo di mercato. I "tagli aghi" risultavano consegnati alle Isole Tremiti,dove però non erano mai arrivati. Un’indagine da manuale, coordinata dal sostituto Antonio Laronga, che non ha utilizzato intercettazioni, ma si è avvalso solo di pedinamenti e della documentazione contabile per scoprire il malaffare. Sono state perquisiti anche gli studi di 5 primari e le sedi di tre aziende del settore sanitario, due delle quali ad Urbino. Col rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica, la corte dei conti non più tardi della scorsa settimana, aveva lanciato l’allarme corruzione nella sanità. Ed ecco la conferma giungere dalla Capitanata: una sorta di ‘Sistema Foggia’ pare oramai incalzare a passi da gigante, con analogie sempre più numerose con le ‘imprese’ di Giampaolo Tarantini, con gli appalti truccati e con le megatruffe al sistema sanitario nazionale. Prima dell’operazione odierna, i carabinieri del Nas di Bari avevano visitato l’Asl più di una volta: a dicembre avevano eseguito 6 misure cautelari nei confronti di 2 medici, 3 dirigentid’azienda ed un funzionario, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falso e truffa ai danni del servizio sanitario nazionale, con un giro d’affari di circa 240mila euro. Le indagini videro coinvolti ancora una volta il dirigente dell’area patrimonio dell’Asl Nazario Di Stefano, un primario ed uno pneumologo oltre ai dirigenti di due aziende nazionali. Il sistema per truffare il servizio sanitario prevedeva che i medici specialisti prescrivessero l’acquisto di ventilatori polmonari: ciò che insospettì i carabinieri fu che venivano richiesti non solo i dispositivi, ma erano indicati marca, modello e case produttrici. In questa maniera venivano favorite illecitamente due aziende del settore, la Medicair Italia e Vitalaire Italia. I prezzi dei ventilatori preventivati nelle prescrizioni, inoltre, erano sempre superiori a quelli di listino, senza contare che quelle apparecchiature venivano acquistate senza alcuna gara d’appalto. Primaancora di quel blitz, l’avviso di garanzia all’allora direttore generale dell’asl, Ruggiero Castrignanò, accusato di favoreggiamento nei confronti di un indagato per peculato. A marzo dello scorso anno lo stesso Di Stefano ed altre tre persone figurarono in un giro di appalti truccati per l’acquisto di attrezzature per marchiare i ferri delle sale operatorie, mentre altre tre furono accusate a maggio di falso e truffa aggravata ai danni del servizio sanitario nazionale, per aver presentato fatture per servizi mai prestati o differenti dalle attività contenute nelle determine dirigenziali. a cura di michelangelo benvenuto
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