|
|
Passera, quante balle in libertà |
|
|
|
|
|
|
|
|
Ottanta miliardi per la crescita! D’accordo che con titoli del genere molti giornali avranno anche travisato il senso delle parole di Corrado Passera. Ma chi glielo ha fatto fare al ministro di sparare al vento una simile cifra (oltre il 5 per cento del Pil) per cercare di dare più corpo e peso al suo Decreto Sviluppo? Va bene che il paese è stremato e che ha bisogno di iniezioni di fiducia, ma perché creare aspettative la cui fallacia potrebbe poi provocare ancor maggiore avvilimento? Oltre tutto con questa vanteria in tipico stile berlusconiano Passera ha finito per esporsi - ironia della sorte - a una pronta ritorsione proprio da parte del braccio destro del Cavaliere il quale ha commentato: "Io di miliardi ne vedo solo uno, gli altri 79 sono virtuali". E stavolta bisogna pure riconoscere che, miliardo in più o in meno, Angelino Alfano ha colto il punto. Insomma, sarebbe stato meglio per tutti, in particolare per un corretto e lealerapporto di comunicazione con i cittadini, che il ministro avesse detto la più semplice delle verità: con il bilancio che si ritrova lo Stato può mettere sul piatto pochi soldi, quei pochi cerchiamo di incanalarli in provvedimenti che possano stimolare un forte concorso dei capitali privati in modo da avviare un volano di investimenti tali da rilanciare la crescita. Se poi questo volano sarà di 80 piuttosto che di 40 miliardi e in quali tempi è qualcosa che nessuno oggi è in grado di prevedere con un minimo di affidabilità. Altrimenti far ballare grandi cifre dinanzi all’opinione pubblica è lanciare fumo negli occhi. E sarebbe un errore perché poi in questo Decreto cose buone non mancano. Per esempio, è ottima l’idea di aver alzato il tetto di spesa e le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie: "Quand le bâtiment va, tout va", si dice in Francia nel senso che il settore delle costruzioni ha una forte capacità di trascinamento su tutta l’economia. Altrettanto può dirsi delcredito d’imposta del 35 per cento sulle assunzioni di personale qualificato. Utile è anche il proposito di facilitare la raccolta di fondi per finanziare grandi opere con il prelievo ridotto al 12,50 per cento sulle relative emissioni obbligazionarie. Bene pure la fissazione di tempi più umani per la chiusura dei processi civili. Così, in effetti, si rimuovono ostacoli agli investimenti e se ne promuove la ripresa. Ma quanto e quando? Questa resta un’incognita. Si prenda il caso delle ristrutturazioni edilizie che hanno anche un sapore di compensazione dopo la stangata dell’Imu: le nuove agevolazioni sono davvero allettanti, ma in che misura ne vorranno approfittare i tanti italiani che la crisi sta spingendo a tenersi comunque stretti i propri risparmi? Analogo interrogativo può porsi per le assunzioni di personale qualificato: quali e quante aziende se ne avvarranno? Dubito, per esempio, che vorrà ricorrervi una grande impresa come la Fiat di Marchionne ormai avviata adabbandonare l’Italia lasciandosi alle spalle una scia di fabbriche desolate. In conclusione: il Decreto Sviluppo è sostanzialmente una scommessa. Il governo ha fatto bene a farla, ma dovrà essere pronto a facilitarne la riuscita cammin facendo con aggiornamenti e integrazioni. Quanto agli 80 miliardi sarà meglio che il ministro Passera ne riparli solo il giorno in cui l’obiettivo sarà almeno in vista. Massimo Riva
|
|