DOSSIER
SANITA’ PUGLIA: "Top Manager tra inefficienza, illeciti e sprechi da sballo...!!"
 











“La Puglia costruirà cinque grandi ospedali”. L’annuncio è stato dato direttamente dal governatore Nichi Vendola, durante una conferenza stampa della scorsa settimana. Esattamente venti giorni dopo un altro annuncio. Un po’ meno sfarzoso, visto che si trattava del taglio di ulteriori 800 posti letto in tutta la regione, dovuti alla seconda fase del Piano di rientro avviato due anni fa e non certo gradito da molti cittadini pugliesi che in diverse città si sono organizzati in comitati di protesta.
Già dal 2008, l’allora assessore Alberto Tedesco aveva previsto, nel Piano della salute, la costruzione di dodici nuovi ospedali. Dopo quattro anni, nei quali si sono avvicendati altri due assessori (Fiore e Attolini), la giunta ha lanciato una proposta per i primi cinque, la quale adesso sarà vagliata dalle conferenze dei sindaci per poi passare al ministero per la sottoscrizione dell’accordo. Secondo le stime ottimistiche della Regione, le nuove strutture non sorgerannoprima del 2016.
L’investimento supererà i 500 milioni. Fondi disponibili già dalla fine del 2008, quando due delibere del Comitato interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) stabilirono la ripartizione delle risorse alle regioni per l’edilizia sanitaria. Negli ultimi mesi, riunioni su riunioni tra l’assessore alla Salute Ettore Attolini, il titolare delle Opere pubbliche Fabiano Amati e gli organi tecnici per trovare un accordo sul numero di ospedali da costruire e sulle ubicazioni. Fino a quando, mercoledì scorso, la giunta ha sciolto i nodi e comunicato i dettagli dell’operazione.
La più grande tra le strutture previste sorgerà a Taranto. Alcuni mesi fa la Regione ha revocato il progetto di costruire un ospedale privato tramite una fondazione pubblica in partnership con il San Raffaele di Don Luigi Verzè. Abbandonata questa pista, fortemente caldeggiata da Vendola ma più che mai criticata non solo dagli oppositori del governatore, la giunta ha deciso di dirottarepiù di 200 milioni dei fondi disponibili per un nuovo ospedale pubblico da 700 posti letto, il quale andrà a sostituire i due attuali nosocomi Santissima Annunziata e Moscati.
Oltre al nuovo presidio tarantino saranno costruiti tre strutture da 350 posti letto ciascuna. Uno a Maglie (nel Salento); un altro ad Andria e un altro ancora lungo la direttrice Bari-Brindisi, probabilmente tra Monopoli e Fasano. Il più piccolo infine avrà 250 posti e sorgerà nella nuova provincia Bat. Questi posti letto non vanno ad aggiungersi all’offerta sanitaria della Regione, ma comporteranno solo una riorganizzazione dei servizi ospedalieri. E’ stato lo stesso assessore Attolini ad affermare che “con queste nuove strutture centralizzate sostituiremo almeno dieci o dodici ospedali”.
I posti letto, infatti, stanno vivendo la mannaia dei tagli dovuti al piano di rientro. La prima fase, avviata nel 2010, ha portato ad un taglio di 1400 posti, con la disattivazione di diciotto ospedali, i quali –secondo dati della Regione – “assorbivano solo il 3 per cento dei ricoveri”. La seconda è stata approvata con un regolamento emanato il 7 giugno scorso e ha previsto il taglio di altri 800 posti, di cui 370 pubblici, 130 negli Irccs privati e negli enti ecclesiastici più altri 300 nel privato accreditato e la chiusura di tre presidi.
Per tutti i presidi chiusi è prevista la riconversione in strutture di assistenza territoriale. Con questo metodo, Vendola intende cambiare completamente l’organizzazione della rete ospedaliera: grandissimi centri a servizio di ampie aree territoriali e riconversione in poliambulatori o consultori i piccoli ospedali cittadini. In questo modo, secondo la giunta, si superano le logiche campanilistiche che spingono ogni comunità a difendere l’ospedale cittadino.
Questo almeno sulla carta, perché anche la decisione sull’ubicazione dei cinque nuovi ospedali ha visto i membri della giunta sponsorizzare il proprio territorio. E non a caso, anche dopo lacomunicazione delle allocazioni, non sono mancate le proteste. Quelle mosse dai consiglieri regionali residenti in Capitanata, ad esempio, che hanno lamentato l’esclusione della provincia di Foggia dalla distribuzione dei nuovi plessi e sono stati protagonisti di un botta e risposta a suon di comunicati con l’assessore Attolini.(...)
-Formazione: stipula convenzione tra ASL FG e CERCAT di Cerignola -Al fine di garantire la formazione di Equipe valutative per il Dipartimento di Riabilitazione, in cui siano presenti tutte le figure professionali indispensabili per il lavoro multi-professionale, la Direzione Aziendale dell’Asl di Foggia ha ritenuto opportuno procedere alla stipula di una Convenzione con la Cooperativa Sociale Europea ESCOOP, Ente gestore CERCAT (Centro per l’Esposizione, la Ricerca e la Consulenza sugli Ausili Tecnici) di Cerignola.
Il CERCAT, promosso dalla Città di Cerignola e finanziato dalla Regione Puglia – Assessorato alle Politiche Sociali, èrisultato, dopo apposita indagine conoscitiva sul territorio provinciale, unica struttura capace di fornire le competenze richieste.
La Convenzione offrirà molti vantaggi alla ASL FG, tra i quali l’ uniformità di valutazione per chi richiede la prescrizione di ausili tecnici e protesici di particolare impegno economico, un’alta tecnologia meccanica, elettronica ed informatica
quali, ad esempio, sistemi di mobilità e abbattimento delle barriere architettoniche, ed una razionalizzazione della spesa finalizzata alla valutazione dell’appropriatezza della prescrizione degli stessi ausili richiesti.
Mercoledì 4 Aprile, alle ore 10.30, il Direttore Generale dell’Asl di Foggia, Ing. Attilio Manfrini ed il Presidente dell’ESCOOP, Dott. Paolo Tanese, firmeranno la Convenzione alla presenza dell’Assessore Regionale al Welfare Elena Gentile. Durante la conferenza stampa saranno illustrati i contenuti della Convenzione e degli obiettivi.
Il Cercat di Cerignola, inaugurato il 5 febbraio2011 dall’assessore Gentile,il Centro per l’Esposizione, la Ricerca e la Consulenza sugli Ausili Tecnici - CERCAT avente sede a Cerignola.
Il CERCAT è una struttura promossa dal Comune di Cerignola, finanziata dalla Regione Puglia - Assessorato alle politiche Sociali attraverso il P.O. FESR PUGLIA 2007-2013, Asse III “INCLUSIONE SOCIALE E SERVIZI PER LA QUALITA’ DELLA VITA E L’ATTRATTIVITA’ TERRITORIALE” - Linea 3.2 “Programma di interventi per l’infrastrutturazione sociale e sociosanitaria territoriale” e gestita da ESCOOP- Cooperativa Sociale Europea.
Il CERCAT sviluppa servizi finalizzati a compensare la disabilità o la carenza di autonomia attraverso ausili tecnici o soluzioni per l’accessibilità.
La finalità del CERCAT è quella di dotare la Puglia di un centro che prenda in carico la persona con difficoltà nel movimento e con difficoltà nelle funzioni e la propria famiglia e li sostenga nella ricerca, acquisizione ed uso degli ausili che il proprio stato richiede.
IlCERCAT è un luogo di esposizione permanente di ausili tecnologicamente avanzati.
Il CERCAT svolge un’azione di assistenza e servizio verso
• la persona disabile: attraverso la individuazione, personalizzazione, prova e formazione all’uso degli ausili che il suo stato richiede;
• la famiglia: attraverso l’analisi, lo studio e la progettazione della casa in funzione delle esigenze della persona disabile;
• il Sistema Sanitario, prestando servizi utili a soddisfare il bisogno di autonomia espresso dai cittadini; le categorie professionali: ordine degli ingegneri ed architetti ai quali indirizzare percorsi formativi specifici relativi alla progettazione di ambienti (domestici e pubblici) indirizzati a persone con handicap;
• le organizzazioni di imprenditori edili ai quali indirizzare percorsi formativi specifici relativi alla costruzione di ambienti (domestici e pubblici) o all’adeguamento degli stessi al fine di ottimizzarne la fruizione da parte di persone conhandicap;
• la Società civile: verso cui indirizzare campagne di informazione e sensibilizzazione relative agli ausili esistenti sul mercato o in fase di sviluppo
ESCOOP, Ente gestore del Centro CERCAT, ha sottoscritto un protocollo di collaborazione con l’ENEA, il più importante Ente di Ricerca pubblico italiano finalizzato a:
 Realizzare progetti di ricerca nazionali ed internazionali per lo sviluppo di tecnologie volte a migliorare la qualità della vita di persone con ridotta autonomia
 Promuovere e diffondere le tecnologie sviluppate dall’ENEA e da altri enti a livello internazionale
 Scambiare informazioni relative alla ricerca e allo sviluppo di nuovi ausili a sostegno di minorati sensoriali, cognitivi e motori.
In accordo con FIAT Autonomy, il CERCAT ospita l’unico CENTRO DI MOBILITÀ per le Regioni Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Calabria. La struttura offre a tutti i disabili un aiuto concreto per risolvere i problemi relativialla guida e per testare vetture multiallestite adatte alle proprie capacità.
Il CENTRO DI MOBILITÀ è dotato del VCR (Verificatore di Capacità Residue), strumento utile per definire e calibrare il bisogno di ausili della persona in rapporto alla propria patologia.
Il CERCAT, strutturato su due piani, è suddiviso nei seguenti Spazi espositivi e di servizio:
a) Banco reception:
realizzato su due livelli, in maniera da renderlo praticabile per il visitatore su sedia a rotelle, oltre che per la persona normodotata.
b) Prototipo di Casa Domotica (accessibile ed intelligente): un prototipo contenente all’interno tutti i ritrovati che la tecnologia mette a disposizione della persona con bisogni speciali in tutti gli ambienti domestici: zona notte, cucina-soggiorno, bagno.
c) Area deficit visivi: è un ambiente dotato di strumentazione informatica specificamente dedicata a persone ipovedenti e non vedenti.
d) CENTRO DI MOBILITÀ FIAT Autonomy
e) Esposizione Sanitari edausili da bagno che affrontano e risolvono le esigenze della persona con problemi di movimento.
f) Esposizione sedie a rotelle ed altri ausili per la locomozione
g) area Montascale e servoscala
h) Esposizione strumenti per esigenze specifiche: piccoli ausili che contribuiscono a migliorare la qualità della vita nella quotidianità
i) Area dotata di strumentazioni utili a persone affette da disturbi dell’udito
j) Area prova ed addestramento: In un apposito spazio esterno è realizzata un’area per la prova e l’addestramento all’uso di auto multiallestite ed ausili per la locomozione
k) Sale formazione/riunione per circa 20 e 40 persone dotate di PC e videoproiettore
l) Auditorium che può ospitare circa 120 persone. (...)
-Attolini: ’Aumento del 20% per specialistica ambulatoriale tra 2010 e 2012-“Dal 2010 al 2012 si è registrato un incremento del 20% del monte ore dedicato alla specialistica ambulatoriale nei territori. In soli due anni si è passatida 17.545 ore a 21.108 ore di servizi erogati ai cittadini direttamente sui loro territori di riferimento. Più nello specifico, i picchi di aumento delle ore di specialistica ambulatoriale si sono registrati nelle provincie di BAT (54% con un monte ore complessivo che passa da 987 a 1.516) e Taranto (38% di incremento, si passa da 2.688 ore nel 2010 a 3.701 ore nel 2012)”. Lo ha comunicato l’assessore alla salute della Regione Puglia Ettore Attolini aggiungendo che “il potenziamento e l’aumento più consistente delle ore di specialistica ambulatoriale si è concentrato proprio in quei distretti interessati dalla prima fase di riordino ospedaliero che ha visto riconvertire quelle strutture ospedaliere con poca attrattività sui territori e che costituivano un eccesso di offerta ospedalierainsostenibile”.
Per Attolini “l’incremento costante del monte ore di servizi di specialistica ambulatoriale è uno dei dati che, insieme ad altri, meglio racconta gli sforzi dell’amministrazioneregionale indirizzati alla modernizzazione del sistema sanitario regionale, con l’obiettivo di dare ai cittadini risposte adeguate alle loro domande di salute, direttamente sui loro territori, senza ricorrere all’utilizzo inappropriato dei ricoveri. E’ la dimostrazione – ha aggiunto Attolini - che le risorse “liberate” dall’eccessivo ricorso ai ricoveri inappropriati possono essere utilizzate per l’implementazione di nuovi e più moderni servizi, a vantaggio dei cittadini e della tutela della salute. La Regione Puglia non ha investito risorse solo ed esclusivamente dunque per l’acquisto di infrastrutture e di dotazioni tecnologiche ma anche per offrire nuovi servizi ai cittadini, rafforzando il potenziamento della rete dei servizi e dei presidi territoriali”.
Per quanto riguarda i dati dianalisi della rete ospedaliera nel 2010 in Puglia, Attolini ha sottolineato che questi “hanno evidenziato come l’elevata ospedalizzazione e l’eccessiva disponibilità di posti letto nelle strutture,sia indice spesso di inappropriatezza dell’utilizzo dei presidi ospedalieri e dei ricoveri. Basti considerare che, sempre secondo i dati del 2010, tra i 20 DRG (raggruppamenti omogenei di diagnosi) per cui più frequentemente ci si ricovera in Puglia, 11 sono considerati dal Ministero della Salute “ad alto rischio di inappropriatezza se erogati in regime di ricovero”. Inoltre – ha spiegato Attolini - si è calcolato che circa il 24% dei ricoveri per acuti del 2010 avrebbe potuto essere trasferito in un setting non residenziale. Più nello specifico, è stato evidenziato che circa 195.000 ricoveri per acuti nel 2010 avrebbero potuto essere trattati con forme assistenziali differenti dal ricovero, e di questi, ben 139.000 avrebbero potuto usufruire di prestazioni ambulatoriali, senza il ricorso alposto letto. Un’organizzazione di questo tipo ridurrebbe il ricorso al ricovero come forma assistenziale predominante, e di conseguenza, contribuirebbe ad un consistente contenimento dei costi pertutto il sistema sanitario regionale oltre che essere più funzionale e più confortevole per i cittadini. Nel 2010 il tasso di ospedalizzazione per ricoveri acuti è stato di 199 ogni 1.000 abitanti; se fossero state utilizzate le altre forme di assistenza, più appropriate e funzionali rispetto alla ospedalizzazione, il tasso pugliese sarebbe sceso a 158 ricoveri per 1.000 abitanti”.
“In definitiva - ha detto ancora una volta Attolini - i dati ci raccontano come la salute non passi solo ed esclusivamente attraverso il ricorso all’utilizzo degli ospedali e del ricovero, ma anche attraverso l’implementazione della sanità territoriale. Per questo è stato necessario rimodulare l’offerta ospedaliera in termini di razionalizzazione e riqualificazione dell’offerta, procedendo parallelamente alpotenziamento dell’assistenza sanitaria nei territori e della rete dei servizi territoriali, cominciando proprio dalle sedi degli ospedali riconvertiti dalla prima fase del riordinoospedaliero”.(...)
-Ospedali Riuniti senza ostetriche e infermieri- "I turni sono massacranti" non ce la fanno più, in più occasioni lo hanno detto, ed ora tornano a gridarlo con la speranza che qualcosa si muova. Ritmi insostenibili, reparti sguarniti, turni massacranti agli ospedali riuniti laddove la pianta organica è ferma ad una decina di anni fa, mai rimpolpata se non in rari casi e le rotazioni sono state l’unico escamotage per cercare di attenuare il disagio. «Ne va dell’assistenza, della qualità del lavoro, del servizio in corsia che una volta veniva garantito senza se e senza ma», gridano oggi i sindacalisti delle sigle più disparate operanti:il segretario territoriale Fsi, il segretario provinciale NurSind Foggia Achille Capozzi, Giampietro Giuseppe. Così hanno preso carta e penna ed hanno inviato l’ennesimo grido d’allarme: «Con la speranza che stavolta la direzione generale del policlinico non rimanga sorda agli appelli», dicono.
«Le scriventiorganizzazioni sindacali - dicono nella nota inviata anche a Vendola - in più occasioni hanno evidenziato, sia per iscritto che verbalmente, gravi emergenze che espongono a rischi sia l’utente che il personale. Ormai è noto alla direzione della grave carenza di personale infermieristico, tecnico, ostetrico, al punto che risulta assolutamente impossibile programmare turni di lavoro al minimo della sicurezza;la direzione, concentrata essenzialmente sulle prossime nomine. La riorganizzazione delle attività operatorie effettuate dalla direzione di presidio con il servizio infermieristico qualche anno fa ha prodotto positivamente: riduzione del numero di ore di lavoro straordinario, riduzione del numero di giornate in pronta disponibilità del personale. Infatti conseguentemente a tale riorganizzazione, si registrò anche un incremento del numero di interventi operatori, riduzione delle liste di attesa, e dei tempi di degenza, tutto a favore della qualità dell’efficienza e quindi dell’utenza.Da un paio di anni però stiamo assistendo al gioco del massacro poiché il numero di infermieri è stato ridotto rispetto al numero presente al momento della riorganizzazione, sono aumentate il numero di giornate di pronta disponibilità ed il personale viene sottoposto a turni estremamente stressanti, tanto che si registra un incremento delle giornate di malattia. Tutto a danno dell’utenza.La Direzione si attiva ad aprire nuove strutture e a pensare ad aprirne di ulteriori, che già pongono in ginocchio la organizzazione del personale, si veda ad esempio la nuova struttura di Rianimazione dove il personale lavora in condizioni di stress ormai da mesi.Dopo tanti sacrifici i dipendenti aspettano le tanto sognate ferie per potersi rilassare ma ciò sarà estremamente difficile dovendo prevedere turni di lavoro con una singola unità infermieristica in servizio. Significa che dopo quindici giorni di calendario di ferie (compreso i festivi), al rientro ci si dovrà sobbarcare immediatamente deiraddoppi di turno e quindi come se i dipendenti non fossero mai stati in ferie.Il personale in servizio presso l’Azienda Ospedaliera OO.RR. di Foggia si è visto attribuire una fascia economica dopo ben 3 anni, diversamente da quanto stabilito dal contratto di lavoro e da quanto accade nella vicinissima Azienda ASL di Foggia; quindi personale della stessa qualifica sottoposto a lavoro maggiormente stressante guadagna molto meno di un pari collega in servizio presso la vicinissima Azienda ASL. E’ questo il sistema premiante? Pertanto, nel preannunciare lo stato di agitazione del personale che il giorno 28 maggio farà sentire la propria protesta in un sit in presso l’ingresso degli Uffici Amministrativi, la F.S.I. ed il Nursind chiedono a questa Direzione quanto segue: assunzione di infermieri per il numero di posti vacanti nell’attuale vigente ed approvata dotazione organica; immediata riformulazione della dotazione organica del personale di assistenza (infermieri, tecnici, ostretriche,OSS, Ausiliari) in rapporto alle reali esigenze organizzative delle attività che questa Azienda è chiamata a fronteggiare; pagamento delle spettanze al personale chiamato a svolgere lavoro straordinario entro il mese successivo a quello effettuato e non già dopo 4 mesi, se tutto va bene; ripristino delle giornate di pronta disponibilità al personale entro i limiti stabiliti dal Contratto di Lavoro (6 giorni al mese pro-capite); ricontrattazione di un piano organizzativo delle Sale Operatorie secondo le attuali risorse; programmazione del piano delle ferie senza che questi comporti una riduzione del personale presenti nel turno di lavoro; attribuzione di una fascia retributiva al personale escluso dall’ultima attribuzione; saldo produttività anni 2008-2009-2010-2011 ed acconto anno 2012 così come da contrattazione integrativa».(...)
-Reparti chiusi per ferie è emergenza ospedali-Sarà lunga e difficile l’estate sul fronte della sanità nel territorio barese. Al pianodi rientro si aggiunge l’ormai tradizionale sforbiciata estiva. Il personale, già molto carente, si riduce ulteriormente tra luglio e agosto a causa delle ferie. Per questo molti reparti della Asl barese vengono accorpati o subiscono tagli di posti letto, almeno fino al 30 settembre. Il Di Venere dal primo luglio è passato da 280 a 175 posti letto, riducendo il 25 per cento di tutta la sua disponibilità.
Situazione pesante anche al San Paolo dove tra pneumologia, chirurgia generale, ortopedia e medicina generale (che è stata accorpata con la fisiochinesiterapia), sono stati tagliati 53 posti letto. In cardiologia i medici sono stati "sfrattati" dalla stanza a loro disposizione per ricavarne una degenza. I problemi maggiori sono in chirurgia generale che è passata da 32 a 20 posti letto. Qui il sovraffollamento è all’ordine del giorno e nelle stanze da quattroposti si stringono anche sei pazienti.
Anche al Policlinico di Bari sarà un’estate difficile. Una quindicina i reparti che,a turno e per trenta giorni, chiuderanno i battenti. Previste, come di consueto, anche le chiusure degli ambulatori con prestazioni ordinarie e programmate.
Ma il fronte si allarga anche alla provincia. Particolarmente difficile il quadro che viene fuori dal San Giacomo di MonopoliConversano dove da qualche giorno, secondo una nota di protesta inviata da Cgil, Cisl e Uil, la direzione sanitaria del presidio cerca
di tappare le carenze di personale richiamando i dipendenti dalle ferie. Non va meglio nel nord ovest barese.
L’ospedale di Corato, stando a quanto dicono alla Asl, è riuscito a gestire una modesta riduzione dei posti senza accorpamenti. La maggior parte dei tagli si è verificata nel reparto di medicina generale. Mentre a Terlizzi l’unica fusione è quella di medicina con pneumologia. Non peggiora, ma neanche migliora, la situazione all’UmbertoI di Altamura e a Gravina. Le altre attività distrettuali invece hanno conservato tutte le loro funzioni senza subiretagli.
Ai piani alti della Asl Bari si giustifica la sforbiciata estiva con l’esiguità di risorse a disposizione: "Non possiamo negare a un personale già stanco e usurato almeno qualche giorno di ferie" dice Sabino Brudaglio, direttore sanitario del Di Venere. Gli risponde a stretto giro Antonio Mazzarella, responsabile Cgil medici Bari: "Purtroppo i pazienti e le malattie non vanno in ferie. Mi viene il terrore a pensare che in alcuni ospedali si riducano i posti letto anche in ortopedia, particolarmente importante nei mesi estivi. Abbiamo già superato il limite del collasso delle strutture e i pronto soccorso sono al collasso".
I pronto soccorso sono infatti la parte più avanzata del "fronte sanità" e per questo sono le unità operative che subiscono maggiori difficoltà soprattutto con l’aumento delle cosiddette patologie estive: disidratazioni, colpi di sole,scompensi cardiaci e insufficienze respiratorie. Il direttore sanitario del San Giacomo di Monopoli, AlessandroSansonetti, è chiaro: "Abbiamo dovuto rinforzare il pronto soccorso. Ora sono a disposizione undici medici per coprire anche il territorio di Conversano. Ma dobbiamo coprire un’utenza spaventosa dal punto di vista numerico. Ci sono colonne di ambulanze che scaricano i pazienti".
Problemi al Di Venere al San Paolo e al pronto soccorso del Policlinico, dove sono quasi raddoppiati gli interventi su anziani disidratati, ma anche giovani con colpi di sole. A Molfetta lavorano solo sette medici, ma ne servirebbero il doppio, così come ad Altamura e Gravina dove ci sono solo tredici medici per entrambi gli ospedali. antonello Cassano (...)
-A processo 56 dipendenti Asl di Brindisi-Tutti a processo. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Brindisi Paola Liaci ha rinviato a giudizio 56 dipendenti della Asl Br1 per truffa ai danni del Sistema sanitario nazionale. Secondo l’accusa del procuratore capo Marco Dinapoli medici, infermieri e personaleamministrativo in quota alla struttura ospedaliera di via Dalmazia facevano timbrare i cartellini ai colleghi o alle donne delle pulizie per poi disertare gli ambulatori. Negli orari di lavoro, regolarmente retribuiti, i dipendenti frequentavano palestre, accompagnavano i figli a scuola, e in qualche caso, andavano a lavorare nei propri studi privati. Effetto collaterale dell’assenteismo elevato al rango di sistema nella “repubblica indipendente di via Dalmazia” (l’espressione è del procuratore Dinapoli), liste d’attesa abnormi, fino a 426 giorni per un esame senologico.
I presunti assenteisti, che fin dal primo momento hanno risolutamente negato le accuse formulate aloro carico, finirono nella retata dei carabinieri del Nas di Taranto e di Brindisi a novembre 2010. Gli investigatori avevano piazzato delle telecamere di fronte alla macchinetta marca-tempo, di cui gli indagati erano naturalmente all’oscuro.  I filmati immortalarono due dipendenti dell’azienda di puliziavincitrice dell’appalto presso la Asl, cariche di una mazzetta di almeno 15 badge, mentre si davano la pena di timbrarli
uno ad uno, conto terzi. Filmati di fronte ai quali una delle principali indagate, la 57enne Concetta Convertino, scelse di chiudere i conti in sospeso con la giustizia a caldo dell’operazione. La donna, addetta alle pulizie, confessò di avere preso in consegna i badge di un consistente numero di medici e infermieri che le chiedevano di timbrare al posto loro, confermando le accuse della procura. La 57enne è stata condannata a un anno e sei mesi a seguito di patteggiamento.
Punta di diamante del “fenomeno di assenteismo di allarmante entità” censuratodal gip Eva Toscani, stando all’impianto accusatorio, era rappresentata dal medico responsabile del servizio di radiologia Giuseppe Carella, che pare si recasse nello studio privato proprio nelle ore di servizio alla Asl. “La gravità della condotta ascrivibile al Carella è evidenziata dalla inaccettabile lunghezzadei tempi d’attesa per effettuare esami presso il distretto dal quale l’uomo dipende”, scrisse il gip Toscani nella ordinanza di custodia cautelare che fece finire il medico ai domiciliari. Pare inoltre che il radiologo dirottasse i pazienti inchiodati alle paralizzanti attese della Asl, proprio verso lo studio privato del quale era socio.(...)
-Stop contratti Asl, prezzi troppo alti-Il governo ha convocato per lunedì 2 luglio alle 9 imprese e sindacati sul provvedimento della spending rewiew. Lo si apprende da fonti sindacali.
Addio prezzi troppo alti per l’acquisto di beni e servizi da parte delle Asl, che in questi casi saranno obbligate a rinegoziare i contratti. In caso di mancato accordo, le aziende potranno recedere dai contratti senza penali. Lo prevede un emendamento Idv al dl spending review approvato in commissione alla Camera.
Una volta che le Asl abbiano inviato la richiesta di rinegoziazione di una fornitura a causa di prezzi troppo alti devonotrascorrere 30 giorni - si legge nell’emendamento approvato con il consenso dei gruppi di maggioranza e del governo durante l’esame del dl spending review in commissione alla Camera - prima di poter recedere dal contratto senza incorrere nella penale. "Si stanno riscontrando - dice il vicepresidente dell’Idv Antonio Borghesi e primo firmatario della proposta - diversità enormi di prezzi per gli stessi prodotti. Ora invece le aziende saranno obbligate a pagare il giusto e questo avrà un impatto molto importante. Si tratta inoltre - sottolinea - di un meccanismo contro le attività legate alla corruzione e alla criminalità organizzata". Qualora "emergano - si legge nel testo dell’emendamento - differenze significative dei prezzi unitari, non giustificate da particolari condizioni tecniche o logistiche delle forniture, le aziende sanitarie sono tenute a proporre ai fornitori una rinegoziazione dei contratti che abbia l’effetto di ricondurre i prezzi unitari di fornitura ai prezzi diriferimento" e senza che "ciò comporti modifica della durata del contratto". In caso di mancato accordo, le Asl "hanno il diritto di recedere dal contratto senza alcun onere a carico delle stesse.(...)
-Sanita’:truffa ai danni dell’ASL e corruzione, sequestrati beni-I carabinieri del Nas di Bari hanno sequestrato beni mobili e immobili e conti correnti per un totale di 470 mila euro a tre funzionari della Asl di Foggia e a tre imprenditori, indagati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla truffa e al falso ai danni dello Stato.
Sabino Inchingolo di Andria, ex commissario Asl (domiciliari)
Sabino Conte e Nicola Marinaro, funzionari dell’area Patrimonio Asl Foggia
Nazario Di Stefano ex impiegato Asl
Gli imprenditori Vincenzo Nuzziello, Domenico Bigucci (domiciliari) e Stefano Frongia, Giovanni Gianluca Bruno (domiciliari).
Nel corso delle indagini sarebbe emerso che ad affare concluso gli arrestati avrebberopercepito il 20% dell’ammontare complessivo della spesa. Oltre a regali, soggiorni e pranzi in hotel di lusso e ristoranti di lusso.
Il sequestro, disposto dalla Procura di Foggia, fa seguito ad un’operazione che il 7 giugno scorso aveva portato all’arresto di 10 persone per gare di appalto ’pilotate’. I sequestri sono stati eseguiti in Puglia, Marche ed Emilia Romagna.(...)
-Piano di rientro pugliese: Fitto risponde a Vendola-Dopo una la prima analisi sull’impostazione della seconda fase del Piano di rientro in sanità, iniziano i primi attacchi e le proteste del mondo politico (...e non solo) nei confronti delle scelte adottate dal governo regionale pugliese guidato da Nichi Vendola.
E dopo l’inevitabile "botta e risposta" fra Ettore Attolini (assessore alle politiche della Salute della Regione Puglia) e Rocco Palese (capogruppo PdL alla Regione Puglia) è Vendola a puntare il dito contro l’ex governo Berlusconi, accusandolo di essere stato causa dell’attualesituazione sanitaria in Puglia.
Ma a tutto questo Raffaele Fitto proprio non ci sta... ed è immediata la sua risposta,“Se la questione non fosse tanto seria, farebbe quasi simpatia il tentativo del Presidente Vendola di incolpare il Governo Berlusconi della chiusura degli ospedali pugliesi”.
“Finora - continua Fitto - avevo preferito osservare in silenzio, ma oggi il Presidente Vendola, chiamando in causa il precedente Governo, chiama in causa anche me. Spero non intenda tornare ai tempi delle rissose contrapposizioni, che non alimenterò, perché finiscono con l’oscurare il merito della questione. Nel solco, invece, di quel proficuo rapporto di leale collaborazione istituzionale che faticosamente abbiamo instaurato negli ultimi anni, ritengo utile partecipare da oggi ad un dibattito sereno su questi quasi otto anni in cui la sanità pugliese è stata purtroppo segnata da incongruenze, inefficienze ed inadempienze anche su intese Stato – Regioni che la Puglia (a differenza peresempio della Toscana citata dal Presidente) a Roma condivideva e firmava ma poi sul territorio non applicava. Per confrontarci serenamente e istituzionalmente, come io intendo fare da oggi bisogna partire da questo. Con una nota a margine: il Presidente Vendola invita i Consiglieri regionali a non fare i capipopolo".
Infine conclude Fitto, "Ha forse rimosso dalla mente quegli anni della sua carriera politica immediatamente precedenti all’elezione a Governatore? Oppure fa mea culpa invitando i Consiglieri a far tesoro dei suoi errori di allora?”.(...)
-’Le contraddizioni di Vendola’-“Quello che sta accadendo in questi giorni nell’ambito della sanità pugliese, con il piano di riordino ospedaliero messo in atto dalla Giunta regionale, ci conferma, ancora una volta, l’enorme contraddizione della politica portata avanti dal Presidente Nichi Vendola.
Vendola non esita ad avallare un piano di riordino certo poco oculato, per non dire scellerato, contro il quale nonsolo l’opposizione in Consiglio regionale, ma tutti gli operatori della sanità, medici, dirigenti sanitari e soprattutto i cittadini stanno alzando, finora inascoltati, la propria voce.
Al taglio indiscriminato di reparti o interi nosocomi, poi, non fa nemmeno da bilanciamento l’apertura di nuovi ospedali, cosa sulla quale la giunta regionale finora non si è affatto pronunciata. E pensare che Vendola usò, nella sua campagna elettorale, come cavallo di battaglia, proprio i tagli alla sanità previsti dal precedente Governo Fitto per lanciarsi in una svenevole e, già allora, poco credibile, crociata a favore degli ospedali e dei diritti del malato.
Ora ci si accorge che, a distanza di più di sei anni, la scelta fatta dall’allora presidente Fitto era buona e giusta. E l’incoerente Vendola non solo ritorna sui propri passi ma vara un piano molto peggiorativo rispetto a quello previsto dal suo predecessore. Al netto di tutte le scelte sbagliate e delle inchieste che hanno coinvolto lasua giunta, quella della sanità nella nostra regione, per il governo Vendola, è una telenovela infinita”.(...)
-Le mosche volano tra i bisturi la sala operatoria chiude per bonifica-Sala operatoria chiusa per mosche. La singolare invasione di insetti è avvenuta all’ospedale Bonomo di Andria dove in queste ore squadra di tecnici specializzati è al lavoro da questa mattina per risolvere l’inconveniente.  "La piena attività delle sale operatorie sarà ripristinata in 24 ore", assicura una nota ufficiale della direzione generale della Asl Bt.
"Abbiamo predisposto che i tecnici lavorino anche nella notte se necessario - spiega il direttore generale Giovanni Gorgoni - la notizia della presenza delle mosche in sala operatorie ci è stata data alle 11 di ieri mattina e siamo intervenuti immediatamente". L’intervento è infatti stato disposto dopo che ieri il direttore sanitario della Asl, Antonio Sanguedolce, ha compiuto un sopralluogo con i responsabili dell’areatecnica aziendale. "Abbiamo avviato una inchiesta interna per verificare quanto accaduto - precisa Gorgoni - e per definire le responsabilità pregresse e su modi e tempi di allerta, questa direzione è intervenuta in maniera tempestiva per risolvere il problema".
Sono due le sale operatorie che restano operanti al Bonomo, una riservata alle urgenze e l’altra agli interventi programmati. "L’impossibilità ad attivare più sale operatorie - conclude il direttore generale - deriva dalla carenza su tutta l’azienda, ormai nota, degli anestesisti per il blocco delle assunzioni, dai prossimi giorni, tra l’altro, ogni richiesta di personale dovrà essere autorizzata dalla giunta regionale".(...)
-Attolini, Puglia: diminuisce la mobilità passiva in sanità-L’assessore alle Politiche della Salute, Ettore Attolini, ha diffuso la seguente nota sulla mobilità passiva: “Un’analisi accurata sui dati della mobilità passiva della regione Puglia ci restituisce una fotografia certamenteconfortante, in quanto i viaggi fuori regione, cosiddetti viaggi della speranza, per ricorrere alle cure e all’assistenza sanitaria sono ormai in costante dal 2007. E questo è certamente merito di un articolato processo di ristrutturazione della rete dei servizi sanitari più omogenea e più rispondente alle necessità di salute dei cittadini. Un risultato di questo tipo è anche il frutto di uno studio puntuale e costante, su base scientifica, delle cause che spingono i cittadini a cercare risposte alle domande di salute fuori dal proprio territorio.
Abbiamo già da tempo individuato le cause strutturali principali, così come ci sono noti i “Drg” (raggruppamenti omogenei di diagnosi) per i quali i cittadini preferiscono il ricovero fuori regione. Ci sono territori in Puglia, ad esempio, che soffrono di carenze di alcune discipline specifiche che nel corso degli anni hanno condizionato l’andamento della mobilità passiva, costringendo i cittadini a cercare risposte adeguate siaall’interno della stessa regione, in altre province, che in strutture ospedaliere extraregionali. Su questo aspetto siamo impegnati già da tempo e il Piano di riordino della rete ospedaliera può rappresentare una grande opportunità per tappare quelle falle che il nostro sistema sanitario presentava”.
Secondo Attolini “un effetto positivo del potenziamento della rete dei servizi, ad esempio, lo si vede chiaramente nell’andamento della mobilità passiva per la cura di patologie come i tumori: la mobilità per questo tipo di patologie va riducendosi costantemente negli ultimi cinque anni, dal 2006 al 2010, passando da 13.266 a 12.177 ricoveri fuori regione. Una riduzione del 9% dei ricoveri di mobilità passiva per patologie neoplastiche, a fronte di una riduzione dei ricoveri complessivi fuori regione del 6%. Un altro dato molto interessante riguarda la mobilità passiva extraregionale per le prestazioni specialistiche di Pet Tac: nel 2006 i pugliesi che si recavano fuori regione perquesto tipo di prestazioni diagnostiche, fondamentali per la cura delle patologie neoplastiche, erano 5.520, e le prestazioni erogate in Puglia erano appena 308; mentre nel 2010 si sono registrate 4.273 prestazioni per cittadini pugliesi in ospedali non pugliesi, a fronte di 10.266 prestazioni nelle strutture pugliesi. Un abbattimento della mobilità passiva del 23% dovuto all’implementazione di una rete di Pet tac pubbliche sul territorio pugliese, a partire dal 2007. Ricordo, infatti, che fino al 2006 la Puglia era sprovvista di Pet tac pubbliche, oggi invece la Puglia ne conta ben 5, più un’altra che entro qualche mese sarà a disposizione della Asl Lecce, soddisfacendo il 70% della richiesta di prestazioni, a fronte del 5% nel 2006”.
“Va specificato – prosegue l’assessore - che esistono diversi tipi di mobilità passiva. Innanzitutto, ci sono quote di mobilità per patologie di elevatissima complessità, per cui i cittadini preferiscono rivolgersi a strutture di eccellenza pressochéuniche sul territorio nazionale; del resto un fenomeno analogo si verifica anche all’interno della nostra regione, nella quale 10 ospedali coprono oltre la metà della domanda di salute, esercitando una forte attrazione per i cittadini di tutto il territorio pugliese. C’è poi un’altra quota di mobilità che riguarda prestazioni di bassa complessità, ovvero prestazioni che potrebbero essere erogate nelle strutture pugliesi in condizioni di sicurezza, con livelli di qualità dei servizi adeguati e con tempi d’attesa per i ricoveri in linea con la media nazionale. In questi casi la mobilità si configura come fenomeno che fa aumentare i costi del sistema sanitario, senza però modificare la qualità dell’assistenza sanitaria. Va pure precisato che una quota di tale mobilità è verosimilmente dovuta a prestazione erogate a cittadini che risultano residenti in Puglia, ma che lavorano o studiano in altre regioni, un fenomeno quindi, rispondente ad altre cause e non all’offerta di prestazioni nellestrutture regionali”.
“Tuttavia – conclude - la mobilità passiva per prestazioni di bassa complessità è una problematica su cui si sta sviluppando una profonda riflessione a livello nazionale, con proposte di correttivi che sono al vaglio della Commissione degli assessori regionali alla Salute e di uno dei tavoli tecnici che sono stati istituiti presso il Ministero della Salute per la elaborazione del Nuovo Patto della Salute 2013-2015. E’ chiaro, quindi, che non si tratta di un problema che riguarda solamente la Puglia, ma coinvolge tutte le regioni italiane e in molti casi, investe direttamente il rapporto fra l’offerta pubblica e l’offerta privata. Questa mattina l’Assessorato e l’Ares hanno incontrato alcuni rappresentanti dell’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) proprio per mettere a punto uno studio di dettaglio sulla mobilità passiva e sulle strategie per il suo contenimento.


 









   
 



 
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