Puglia, allarme per i reati ambientali "Le mani delle mafie su rifiuti e animali"
 











Aumentano i reati connessi al ciclo illegale del cemento, il racket degli animali, le discariche abusive di pneumatici fuori uso, mentre nella regione sono in lieve diminuzione - ma sempre ai primi posti - gli illeciti sul ciclo dei rifiuti. In sostanza Bari, Foggia e Lecce sono fra le prime dieci province italiane per illegalità ambientale secondo il rapporto annuale “Ecomafia 2012” presentato in conferenza stampa da Legambiente nella sede della Direzione regionale a Bari. I dati pugliesi sono stati commentati dal presidente di Legambiente, Francesco Tarantini, alla presenza di Antonio Laudati, Procuratore della Repubblica di Bari e di Lorenzo Nicastro, assessore alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia.
Presentato oggi in tutte le regioni d’Italia, il volume “Ecomafia 2012” racchiude tutte le storie e i numeri sulla criminalità ambientale con la prefazione di Roberto Saviano, dedicato a Falcone e Borsellino e a tutte le vittime degliattentati mafiosi.
“Pur rimanendo stabile al quarto posto nella classifica generale delle illegalità ambientali, con 3.345 infrazioni accertate - ha dichiarato Tarantini - la nostra regione peggiora sia sul fronte del ciclo illegale del cemento con un incremento del 20% (1.040 persone denunciate e 683 infrazioni accertate) sia nel racket degli animali, una delle novità in questo nuovo rapporto”. In questo settore infatti la Puglia passa dal quinto al terzo posto con 909 infrazioni accertate, 890 persone denunciate e 406 sequestri effettuati,
raggiungendo addirittura un più 81% rispetto allo scorso anno. Bari è addirittura al terzo posto con 361 infrazioni accertate, Foggia al settimo posto e Lecce all’ottavo. L’addestramento e il combattimento tra cani restano maggiormente radicati nel barese e nel foggiano, mentre rimane diffuso in tutta la regione il fenomeno delle corse clandestine di cavalli, un business quasi interamente sotto il controllo della criminalitàorganizzata.
Sempre in questo senso, la Puglia, insieme a Campania e Molise, è la regione che registra il maggior numero di casi di macellazione clandestina, spesso destinazione finale di equini utilizzati nelle corse clandestine. Anche il mattone selvaggio imperversa e le costruzioni spuntano ovunque, nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico o idrogeologico e soprattutto sui litorali, entrano nella “top ten” delle province italiane anche Bari, all’ottavo posto con 165 reati e il 17,9% in più rispetto al 2010, e Foggia, al nono posto con 157 illeciti e il 57% in più rispetto a due anni fa. Lecce registra in questo caso il dato più amaro, dal sesto passa al quinto posto con 229 infrazioni accertate, 413 persone denunciate e 131 sequestri effettuati.
Un dato in calo è quello del ciclo illegale dei rifiuti, la Puglia scende infatti al terzo posto, dopo la Campania e la Calabria. I reati commessi per quello che oggi viene definito l’oro nero del terzo millennio sono in calo delcirca del 30% rispetto allo scorso con 421 infrazioni accertate, 441 persone denunciate e 250 sequestri effettuati. Il primato in questo caso lo detiene la provincia di Bari, seguita da quella di Lecce e Foggia. Invece, dati da record e mai registrati per il tacco d’Italia riguardano lo smaltimento dei pneumatici fuori uso, con 28 discariche sequestrate. Soprattutto dal porto di Taranto continuano a partire illecitamente rifiuti diretti in Asia. Non ci sono novità invece per quanto riguarda il settore delle rinnovabili e anche sul fronte dell’archeomafia, la Puglia resta stabile al decimo posto nonostante sia una tra le regioni italiane con un ricco patrimonio artistico e archeologico, sono stati infatti registrati 41 furti.
Per l’assessore Nicastro la Puglia non è maglia nera per quanto riguarda l’illegalità ambientale: “Contrariamente a quello che i dati possono rappresentare, non mi sembra il caso di parlare di “maglia nera”. Oggi la Puglia ha una “maglia rosa” o “gialla”, asecondo i punti di vista e per fare un riferimento al “Giro di Francia”. Questo per dire che la nostra regione ha un sistema di controllo dei reati ambientali che funziona meglio rispetto alle altre regioni d’Italia. I dati del rapporto annuale di Legambiente non vogliono dire che in Puglia si commettono più reati contro l’ambiente, ma significa che le forze dell’ordine e le procure lavorano maggiormente e con più sinergia”.
Per Laudati i dati statistici possono avere varie possibilità di lettura. L’essere sempre ai primi posti non porta benefici e il problema non è solo nelle pene e nelle sanzioni che alleggeriscono la gravità di questi reati stimolando l’illecito: “Non basta fare o migliorare una legge - ha dichiarato Laudati -, il problema è di carattere culturale e si nutre di mancanza di sensibilità, per questo i reati aumentano”. L’esempio per dimostrare che si tratta di un problema culturale lo ha reso parlando proprio delle condizioni degli uffici giudiziari di Bari:“L’ufficio che deve tutelare l’ambiente, la legalità e l’urbanistica, è quello che si trova nella struttura più illegale, più contro l’ambiente, più contro la salute di tutte. È una contraddizione tipica del nostro territorio, capace di grandissime risorse e energie, ma anche di cadute verticali”









   
 



 
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