I matrimoni gay mettono in imbarazzo il Pd
 











La crisi dei partiti è dettata principalmente dalla perdita di sovranità. Da anni non decidiamo più su nulla per paura delle bacchettate di Bruxelles, della Bce e degli organismi internazionali. Ed anche per questo i Paesi, tra cui l’Italia, precipitano verso il baratro della povertà, del degrado e dell’incapacità a dare risposte di dignità nel lavoro e nel sociale. Le condizioni in cui versa il Paese sono penose, con un livellamento verso il basso di tante categorie del mondo del lavoro costrette ad accettare condizioni salariali miserrime per restare agganciati alla vita.
Non per niente la Bce nella sua ultima uscita di questi giorni ha chiesto ai governi europei una riduzione delle retribuzioni e un maggior ricorso alla flessibilità. E tutti zitti. Come ci si può poi presentarsi dinanzi agli elettori? Eppure succede che Pdl, Pd, Udc, Fli, Sel e Idv si presentino alla riscossione come niente fosse. Tra le diverse proposte non c’è quasi nessunadifferenza se non formale, eppure vogliono far credere di essere totalmente antitetici. Centrosinistri e centrodestri sono attraversati da tanti problemi e divisioni d’identità che non riescono più a venire a capo di nulla. Prendiamo la questione delle nozze gay. Su questo scoglio il Pd rischia di inabissarsi, come confermato dal recente scontro all’assemblea del partito. E’ bastato un documento di una minoranza per far traballare tutta la macchina organizzativa del partito. La convivenza tra anime cattoliche direttamente collegate alla Cei e quelle post-comuniste rischia di saltare per aria proprio su una bomba che divide. E rischia soprattutto di saltare l’abbraccio tra progressisti, rappresentati da Bersani e D’Alema e moderati, nel segno di Casini. Nel disegno dei dalemiani c’è da tempo l’accordo con i centristi, per togliere legna al camino del Cavaliere. Ma gli accordi si basano sulla intelligenza di ognuno di non andare a toccare temi scottanti. Per Casini come per tutta l’areadi ex diccì che sono dentro il Pd, rappresentati dalla Bindi e da Fioroni, il tema delle nozze gay resta un tabù. E tale deve rimanere. Altrimenti i voti dei cattolici vanno altrove, verso la sponda del Cavaliere. E il progetto di Casini finirebbe a gambe all’aria. “Su temi eticamente sensibili non si creeranno alleanze politiche: i parlamentari devono essere liberi di esprimersi secondo coscienza”, questa la posizione del leader dell’Udc. Pur condividendo il riconoscimento per i diritti delle coppie conviventi vede come una scelta impossibile la via che porta al matrimonio gay. “Su questo non sono previsti cambi di rotta né oggi né domani”. E questo vuol dire che fare le nozze con i fichi secchi diventa praticamente impossibile. Alludiamo a Vendola che nonostante dica di voler restare legato a Di Pietro, nel bene e nel male, resta nell’orbita del Pd. Ma centristi e vendoliani non possono stare sotto lo stesso tetto, avendo sui temi etici idee totalmente avverse. Per Casini lo scontrotra le diverse anime all’interno del partito di Bersani sarà fondamentale per le alleanze future. E’ chiaro che il riconoscimento delle nozze omosessuali non potrà che portare su strade contrapposte.  
Per il centrista una prevalenza della linea bersaniana potrà portare ad alleanze tra progressisti e moderati ma in caso di aggancio al radicalismo vendoliano e dipietrista tutto sfumerà. Insomma, il matrimonio tra Bersani e Casini rischia di saltare per colpa dei carri omosex.michele mendolicchio

 









   
 



 
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