A Palazzo Chigi si è discusso dell futuro dello stabilimento e quello dell’intera città. Sull’attività incombe lo spettro del sequestro dell’area a caldo dopo i risultati delle due perizie che mettono in relazione le malattie record e le emissioni dell’Ilva. Ma non tremano solo i quasi 12 mila operai di Taranto. L’effetto domino sul blocco delle produzioni metterebbe a rischio, hanno spiegato i vertici dell’azienda, tutti gli stabilimenti del colosso siderurgico italiani. La questione ambientale, però, non è più rinviabile. La Regione Puglia ha varato due giorni fa una legge anti-inquinamento nella speranza di evitare i sigilli della magistratura - che tra l’altro ha introdotto la valutazione del danno sanitario (Vds) - e gettato sul piatto qualcosa come 100 milioni di euro per le bonifiche. Il governatore Vendola, anche lui a Roma insieme a una delegazione di parlamentari pugliesi e rappresentanti delle istituzioni locali, chiede al governo altri200 milioni. Quella di oggi, ha spiegato Clini, "è stata una discussione molto approfondita sullo stato dell’arte". "Abbiamo concordato, le amministrazioni centrali e la Regione, di lavorare insieme - ha spiegato Clini - anche con le amministrazioni locali avendo tre obiettivi: la piena utilizzazione delle risorse già disponibili, attraverso anche la rapida finalizzazione di tutte le procedure in corso che riguardano le bonifiche ambientali; l’individuazione di obiettivi e progetti per ampliare il campo degli interventi (anche tecnologici) per il risanamento ambientale dell’area di Taranto anche con progetti aggiuntivi con il finanziamento di risorse attraverso i fondi strutturali e il piano operativo nazionale ricerca e competitività; ci siamo confrontati sulla possibilità di coinvolgere l’azienda Ilva, le altre imprese del territorio e le organizzazioni sociali e sindacali per questo programma di riqualificazione area". "Entro la prossima settimana - ha detto Clini - elaboreremoun protocollo d’intesa o un accordo quadro che identifichi gli obiettivi e i programmi, che venga sottoscritto dalle amministrazioni centrali, dalla Regione e dagli enti locali, che identifichi nella Regione e cioè nel presidente della Regione la cabina di regia delle operazioni condivise. Lavoreremo - ha assicurato - perché questo accordo sia condiviso da Ilva e dalle imprese in maniera tale che gli obiettivi di risanamento e riqualificazione ambientale del territorio facciano parte anche della strategia di questo grande gruppo industriale. Al tavolo istituzionale erano presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, il ministro dell’ambiente Corrado Clini, il sottosegretario del ministero sviluppo economico Claudio De Vincenti, i dirigenti del Ministero della coesione territoriale guidato da Fabrizio Barca, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il presidente della provincia di Taranto Giovanni Florido, il Sindaco di Taranto Ippazio Stefano,i parlamentari Raffaele Fitto, Nicola Latorre, Ludovico Vico, Antonio Nessa e Salvatore Ruggeri.Il problema ambientale, i rischi per la salute, lo spettro del sequestro che getta nel panico 11.634 operai a Taranto e la possibilità che il blocco dello stabilimento pugliese paralizzi l’attività di tutti gli impianti d’Italia, che dipendono dalle produzioni joniche. La crisi dell’Ilva rischia di contagiare l’intero Gruppo e i lavoratori tremano. Per questo, con il premier Monti, nell’incontro decisivo per il futuro dello stabilimento e dell’intera città, ci saranno anche i leader nazionali dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, oltre al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, dopo il varo della legge regionale finalizzata ad abbattere l’inquinamento e a salvare l’acciaieria dai sigilli giudiziari, visti i risultati delle perizie che associano le malattie alle emissioni. Ma non sono solo i fumi dell’Ilva a preoccupare, c’è anche la questione delle barriere per le montagne di mineraliche oggi come oggi non esistono, nonostante le promesse. Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, ricordando come in discussione ci sia ancora l’autorizzazione di impatto ambientale (l’Aia) concessa un anno fa, la cui pratica è stata riaperta. Nel frattempo, si pensa ai cittadini. Con il piano di risanamento del quartiere Tamburi, a ridosso del gigante, dove i bambini - visti i livelli di inquinamento - non posso, da ordinanza del sindaco, neanche giocare per strada. Il consiglio regionale approverà all’unanimità la legge antinquinamento: riguarda le "aree a elevato rischio ambientale" di Brindisi e Taranto, devastate dalle polveri sottili, stabilisce per le aziende l’introduzione della Valutazione del danno sanitario (Vds), impone alle stesse aziende di pagare i danni, prevede una condanna pesante nei confronti di chi si ostina a non rispettare le nuove regole del gioco giacché "l’autorità sanitaria dispone la sospensione dell’esercizio dellostabilimento". Ieri la proposta di legge ottiene il via libera della quinta commissione (Ecologia), dove accettano di spalancare le porte agli emendamenti proposti dall’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro per evitare che i sei articoli fossero bollati come incostituzionali. Preziosa al riguardo, è la collaborazione del ministro Corrado Clini, "che avrebbe tutto il diritto di denunciarmi per stalking" scherza il governatore Nichi Vendola: "Letteralmente assediato da noi, è stato sempre disponibile, di giorno e di notte, di sabato e di domenica". La gara con il tempo che vede destra e sinistra vestire i panni dei "carissimi amici", ha un obiettivo: tentare di convincere i giudici tarantini a non scrivere una sentenza destinata a dare una spallata all’Ilva, sotto processo con l’accusa di disastro ambientale. Se il verdetto dovesse materializzarsi perfino nel giro di qualche ora, si ritroverebbero a stare con le braccia incrociate, dalla sera alla mattina, almeno 5mila operai. Sonoquelli impiegati all’interno della cosiddetta area "a caldo", indicata come la fonte di tutti i guai (di salute) del capoluogo ionico. Vendola è chiaro: "Non possiamo interferire nell’operato della magistratura", ma vogliamo dimostrare che "la classe politica non ha l’intenzione di nascondere la testa sotto la sabbia ". Del resto, aggiunge, "nel momento in cui sono stati acclarati i dati sulla diossina, abbiamo varato la legge anti-diossina, è andata nella stessa maniera per la legge anti-benzoapirene". Adesso tocca a quella "per la tutela della salute, dell’ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti". Nessuno sa, tuttavia, se lo sforzo legislativo convincerà gli inquirenti a fare marcia indietro: il pericolo è che possa essere ordinato il sequestro del pachiderma metalmeccanico "senza licenza d’uso". Da Confindustria Taranto, si schierano: "Un eventuale provvedimento giudiziario drastico, provocherebbe una sorta di effetto domino per la miriade di attivitàlegate all’acciaio". L’altra faccia della medaglia, è il "faccia a faccia" col governo Monti perché finalmente "si possano fare i conti col passato, con decenni e decenni di inquinamento sistematico della realtà tarantina". L’ex Italsider era pubblica fino al 1995, quando spuntò il gruppo di Emilio Riva. Le operazioni di bonifica sono costose: 300 milioni di euro, per cominciare. La Regione getta sul piatto 100 milioni, ma chiede che il doppio di questa cifra sia a carico dello Stato. Vendola: "Giovedì a Palazzo Chigi vogliamo sapere quanti soldi hanno intenzione d’investire e quale sarà il programma di massima dei lavori di riqualificazione. Già avevo raccontato al premier del resto, che il disastro di Taranto è paragonabile al terromoto dell’Emilia Romagna". Della delegazione del Tacco faranno parte anche i parlamentari Raffaele Fitto, Nicola Latorre, Ludovico Vico, Pasquale Nessa. Si ritrovano a Bari perché li mette insieme "come un buon padre di famiglia" il presidentedell’assemblea, Onofrio Introna. Latorre (Pd): "Attendiamo risposte precise per scelte che non sono più rinviabili". L’ex ministro pdl Fitto: "Nessuno può permettersi di far cadere in ginocchio l’economia ionica ". Le uniche voci fuori dal coro sono quelle di Michele Rizzi (Alternativa comunista): "L’Ilva va espropriata" e di Angelo Bonelli (Verdi): "Bisogna convertire un modello produttivo basato sulla diossina". I segretari generali di Cgil, Cisl,Uil e Ugl, hanno ricevuto una convocazione per le 11, inviata dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà. L’attenzione per il siderurgico di Taranto è ora tutta spostata sul vertice con il premier Mario Monti, la Regione, enti locali di Taranto, parlamentari pugliesi e i ministeri dell’Ambiente, dell’Economia, dello Sviluppo economico e della Coesione territoriale. Con loro, ci saranno dunque anche i leader sindacali, vista la delicatezza del momento, con 11.634 operai che rischiano il posto di lavoro. Bonificadel territorio tarantino e riduzione degli inquinanti attraverso una nuova legge, quella approvata con voto unanime dal consiglio regionale, che introduce la valutazione del danno sanitario (Vds): questa la strategia messa in campo a livello istituzionale e politico pugliese per mandare un segnale alla magistratura, pur senza interferire nell’attività. L’obiettivo è cercare di evitare quella prospettiva che in molti a Taranto ritengono ormai imminente, ovvero il sequestro di una serie di impianti dell’Ilva a conclusione dell’inchiesta della Procura per disastro ambientale colposo e doloso che vede indagati i vertici della aziendali, fra cui gli ex presidenti dell’Ilva, Emilio e Nicola Riva, e l’ex direttore del siderurgico tarantino, Luigi Capogrosso (Nicola Riva e Capogrosso si sono dimessi dagli incarichi nei giorni scorsi). Molta importanza viene data a Taranto all’aspetto delle bonifiche ambientali in quanto, si osserva, l’inquinamento evidenziato anche dalle perizie dellamagistratura deriva da oltre 50 anni di industrializzazione pesante e l’Ilva, prima di essere privatizzata dall’Iri nel 1995 e ceduta al gruppo privato Riva, è appartenuta allo Stato attraverso l’Iri e la Finsider. Cento milioni è la dote che la Puglia ha dichiarato di mettere a disposizine per le bonifiche di Taranto: l’impegno è stato assunto dal presidente Vendola nei giorni scorsi. Regione e parlamentari pugliesi chiedono ora al Governo di stanziare altri 200 milioni in modo da fornir al piano delle bonifiche una prima dote finanziaria. Non solo. "Il blocco dell’area a caldo del sito Ilva di Taranto metterebbe a rischio il futuro dell’intero Gruppo siderurgico in Italia e non solo quello inerente allo stabilimento pugliese". E’ questa la posizione inequivocabile del "management" dell’Ilva espressa a Milano ai sindacati metalmeccanici come riferiscono Mario Ghini ed Antonio Talò, rispettivamente segretario nazionale e di Taranto della Uilm. Nel capoluogo lombardo le segreterienazionali dei metalmeccanici di Uil, Cisl e Cgil hanno incontrato Bruno Ferrante e Fabio Riva, presidente e vicepresidente del gruppo siderurgico per esaminare le conseguenze derivanti dalle decisioni in itinere della magistratura sull’attività produttiva dello stabilimento Ilva di Taranto. "La Uilm - hanno ribadito Ghini e Talò - ha espresso una forte preoccupazione sul fatto che una decisione fortemente invasiva della magistratura possa avere ripercussioni occupazionali devastanti non solo nell’area tarantina ma in tutto il territorio nazionale. Sosterremo la necessita di coniugare attività industriale con la prevenzione e sicurezza ambientale attraverso regole chiare e trasparenti per salvaguardare una parte del settore industriale fondamentale per l’intero sistema economico del Paese". In una nota, Cgil, Cisl e Uil, le tre sigle nazionali esprimono forte preoccupazione per le prospettive del sito industriale tarantino e per le possibili ripercussioni su tutto il gruppo. "Abbiamochiesto all’azienda - scrivono i sindacati - di dare continuità al confronto con le organizzazioni sindacali di categoria, affidando a quest’ultimo un ruolo preventivo rispetto a decisioni aziendali che potrebbero essere assunte. Riteniamo importante e strategico l’impianto ionico per il sistema industriale. Per questo è indispensabile che, a partire dal tavolo convocato dalla Presidenza del Consiglio, il Governo coordini tutte le iniziative finalizzate al consolidamento e allo sviluppo del settore siderurgico, strategico per ogni ragionamento di politica industriale. Cogliamo - concludono - con favore l’approvazione unanime della nuova legge regionale con le norme antinquinamento in caso di rischi per la salute". "Il momento economico è difficile - ha commentato invece Fabio Riva - e le incertezze legate alla situazione di Taranto rendono il momento estremamente delicato. L’incontro con i sindacati è servito per condividere i possibili scenari che riguardanoil futuro dell’Ilva. Un incontro schietto che, mi auguro, possa aiutarci a trovare le soluzioni migliori". "Vogliamo che il lavoro con i sindacati - ha aggiunto Bruno Ferrante - non sia occasionale ma un metodo di lavoro nell’ambito delle rispettive prerogative e responsabilità. E siamo già d’accordo che ci rivedremo quando le decisioni dell’autorità giudiziaria saranno note. Viviamo una fase difficile e abbiamo bisogno di lavorare con equilibrio e chiarezza di obiettivi. L’Ilva non è contro Taranto - ha spiegato il Presidente Ferrante - ma appartiene alla storia della città e questa storia va protetta perché è l’unica via per tutelare il territorio, i lavoratori dell’Ilva, a Taranto, a Genova e negli altri stabilimenti, e naturalmente l’ambiente e la salute. È il momento dell’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Per noi significa responsabilità, oggi e domani, nel fare impresa, nel tutelare i posti di lavoro e nell’essere presenti nella vita delle comunità in cui operaIlva. I sindacati ci hanno chiesto quali saranno le conseguenze qualora la procura decidesse di sequestrare alcuni impianti a Taranto - ha concluso Ferrante - ma oggi è presto per dare delle risposte. Certo l’avverarsi di alcuni scenari potrebbe mettere in dubbio l’esistenza dell’Ilva. Io mi auguro che le recenti azioni della società siano un segnale di serenità per tutti a garanzia della continuità della collaborazione con le istituzioni e con Taranto". "Ci sono state informazioni aggiuntive sulle emissioni degli impianti per questioni che erano rimaste aperte nella procedura" di Via (valutazione dell’impatto ambientale) "e di conseguenza abbiamo riaperto la procedura per affrontare queste tematiche". Lo ha spiegato il ministro dell’ambiente, Corrado Clini, al termine dell’audizione in commissione ambiente alla Camera. Si tratta, ha aggiunto Clini, "di un’integrazione" perché "lì c’è un problema aperto che riguarda valutazioni diverse che si leggono sui giornali sulla procedura diAia (autorizzazione integrata ambientale) e qui lo verifichiamo nel merito". Le problematiche di Taranto, ha concluso il ministro "non sono connesse solo agli impianti ma anche ai depositi di materiali che al momento non sono regolamentati al livello europeo". In pratica, nella sua audizione, Clini ha puntato l’attenzione su problematiche come quelle dei parchi minerali, messi più volte sotto accusa per le polveri che piovono sul centro abitato e in particolare sul rione Tamburi, il quartiere di Taranto che convive con le ciminiere della grande fabbrica dell’acciaio. In ragione di queste problematiche il ministro ha fatto riferimento alla riapertura della procedura Aia concessa al gigantesco impianto siderurgico il 4 agosto dello scorso anno. Per tre anni consecutivi nel popoloso rione sono stati superati i limiti di concentrazione per il benzo(a)pirene ed è stato oltrepassato il numero di superamenti ammissibili di concentrazione massima giornaliera di pm10. Il piano prevede unariduzione delle emissioni e delle attività dello stabilimento nei giorni critici, dovuti alle condizioni metereologiche. "Nei cosiddetti ’Wind Days’ - è stato spiegato dal direttore dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato - dovranno essere ridotte le operazioni di caricamento, sfornamento e spegnimento di un 10% dell’attività di cokeria Ilva e ridotta la movimentazione dei materiali stoccati all’esterno, filmare o bagnare in maniera doppia rispetto al solito le materie prime, ridurre del 50% la velocità dei mezzi su pista all’interno degli stabilimenti e, infine, di ridurre del 10% il flusso di massa di emissioni in aria per gli inquinanti. Il piano prevede che le aziende provvedano alla completa copertura degli stoccaggi esistenti all’aperto". "In attesa che ciò avvenga - ha aggiunto Assennato - gli accumuli di materiale dovranno essere delocalizzati in zona lontana dal centro abitato e dalla strada che separa il rione Tamburi dallo stabilimento Ilva o ridotti del 19% rispetto allagiacenza media del 2011 allo scopo di limitare l’altezza massima dei cumuli e la conseguente asportazione di polveri per l’azione del vento". Ulteriori interventi - è stato spiegato - sono previsti sulla circolazione dei veicoli pesanti nell’area. Previste misure anche per le emissioni relative alle attività portuali per la cui riduzione si è auspicata l’elettrificazione delle banchine per il funzionamento dei sistemi a navi ferme. Si muove anche Confindustria Taranto che ha tenuto una riunione straordinaria della giunta. Il presidente Enzo Cesareo ha chiesto l’intervento del presidente nazionale di Confindustria, Giorgio Squinzi, evidenziando la preoccupazione degli imprenditori pugliesi per un sequestro giudiziario dell’Ilva che avrebbe gravi ripercussioni economiche e occupazionali qualora venisse attuato, essendo l’Ilva di Taranto il 20% dell’export pugliese e rappresentando, con i suoi 12mila occupati diretti, una delle piu grandi aziende industriali italiane. Confindustria Taranto ha anche chiesto un coinvolgimento della rappresentanza imprenditoriali ai diversi tavoli che n questi giorni si stanno occupando dell’Ilva di Taranto.
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