Che le alleanze di questi giorni, centrosinistri e centrodestri, siano molto traballanti questa è una verità assoluta. Ci si muove per aggregare partiti ed esperienze poco attinenti fra loro in vista delle prossime politiche di primavera. Quello che sta accadendo nel centrosinistra è abbastanza emblematico di come certe realtà politiche siano inconciliabili fra loro. Casini e Vendola tanto per intenderci sono agli antipodi. Non solo sui diritti civili dove l’uno non vede l’ora di celebrare i matrimoni omosessuali, mentre l’altro li considera incivili. Ma anche sul rigore, sui tagli sociali e sulle grandi riforme, come quella delle pensioni e quella del lavoro con flessibilità e precarietà a pioggia. Dopo l’abbraccio con Bersani e l’accettazione della convivenza sotto lo stesso tetto con i centristi, è arrivato attraverso internet il dissenso e la rabbia del suo elettorato. E così lo sciupamaschi è stato costretto subito ad invertire la rotta,lasciando intendere che l’unione civile è solo con Bersani e non con Casini. Ma è troppo tardi, anzi la toppa è peggio del buco. “Nella casa del centrosinistra non c’è l’Udc”, ha assicurato Nichi, e ha aggiunto che “Casini potrà essere solo un nostro avversario, mai un alleato”. Brutto affare, davvero. Il pensiero dalemiano va in tutt’altra direzione rispetto a quello vendoliano. Lo sciupamaschi finge il dietrofront ma in effetti ha accettato l’abbraccio dei centristi. La sua è solo una posizione opportunista per non perdere una parte del proprio elettorato che vive nei movimenti. Stavolta sarà davvero difficile far digerire ai movimenti il menage con Casini. Qualora dovesse persistere questa pantomima delle alleanze è quanto mai prevedibile anche la contestazione di Vendola. E non si tratta solo di scelte inconciliabili fra loro ma anche del fatto, ancor più grave, del futuro appoggio ad un Monti bis. Sarà difficile poi cavarsela con dei distinguo come nel casodell’abbraccio con Casini, perché a quel punto arriveranno le uova marce e le zucchine. E la posizione dell’Udc lascia pochi dubbi alle interpretazioni vendoliane. “Invito i partiti che sostengono il governo Monti a impegnarsi meno in polemiche e nel disegnare scenari pre-elettorali e più a rimboccarsi le maniche per rafforzare l’azione dell’Esecutivo”. Sarà difficile fare il solito giochino del partito di lotta e di governo. Un Monti bis con Bersani, Casini e Vendola sarà la tomba di quest’ultimo. “La giornata di ieri -spiega il centrista- ha dimostrato che l’Europa ci sarà, potrà esserci e potrà darci una mano solo pagando pesanti prezzi alla nostra sovranità nazionale e continuando in un doloroso programma di risanamento”. E infine ammonisce che è con questi problemi che i partiti devono fare i conti, non con argomenti da teatrino della politica. E il piddino Franceschini è ancora più chiaro: “Un’alleanza che vada oltre il nostro campo”. Non sono dichiarazioni diun Pincopallino qualsiasi ma del capogruppo alla Camera del Pd. E quando precisa che “Casini ha fatto una legislatura all’opposizione” contribuendo in modo determinante alla caduta di Berlusconi, nessuno ha storto il naso né nell’area vendoliana né in quella piddina. “Qui -aggiunge- non si parla di cambiare il nostro campo, che resta quello dei progressisti, Sel compresa, ma di fare un’alleanza di una legislatura con un pezzo di moderati e riformisti”. Insomma si parla di patto di legislatura tanto per tornare a Palazzo Chigi. Solo che si tratta di giochi di alleanza difficilmente accettabili dai cosiddetti movimenti, linfa non solo di Vendola ma anche di Di Pietro. Chiamarlo patto di legislatura o menage à trois cambia davvero poco. La verità è che si prospetta un’unione anomala tra Bersani, Casini e Vendola. E i problemi del Paese non è che si possano risolvere con i matrimoni gay.michele mendolicchio
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