Enel, parte il processo al carbone 13 dirigenti sul banco degli imputati
 











Il carbone della centrale sui campi del Brindisino, Enel a processo: il pubblico ministero Giuseppe De Nozza firma il decreto di citazione diretta a giudizio dei 13 dirigenti e dei due titolari di ditte dell’indotto del colosso dell’energia imputati nel procedimento per getto pericoloso di cose, danneggiamento delle colture e insudiciamento delle abitazioni. Si tratta della prima inchiesta che coinvolge l’Enel arrivata a conclusione, dal momento che esiste un altro procedimento per far luce sulla morte di alcuni operai in cui quattro manager dell’azienda sono indagati con l’accusa di omicidio colposo e lesioni personali.
Prima udienza il 12 dicembre: lì alla sbarra finisce sostanzialmente il nastro trasportatore del carbone, e la polvere che ha avvelenato quattrocento ettari di terreni
a ridosso della grande centrale termoelettrica Federico II di Cerano, a pochi chilometri da Brindisi, saturi di arsenico, berillio e altri metalli pesanti.Sotto accusa i dirigenti - scrivono i comitati No Carbone, commentando la notizia della citazione diretta in giudizio - "imputati per aver, in concorso tra loro, dal 2000 sino ad agosto 2011, ognuno per la propria funzione, partecipato a un medesimo disegno criminoso, avendo scaricato, trasportato e stoccato milioni di tonnellate di carbone in un il carbonile scoperto di 125.000 mq, omettendo di adottare e comunque proporre soluzioni per scongiurare la ripetuta diffusione di polveri di carbone oltre il recinto aziendale. Soluzioni quali la copertura del parco carbone, la stabile chiusura del nastro trasportatore ed altri accorgimenti che potevano ridurre le dispersioni".
La vicenda ha preso il via dall’esposto dei contadini che si sono visti togliere i terreni, non più coltivabili. "Anche a Brindisi come a Taranto è la Magistratura a dover intervenire - scrivono nella loro nota i comitati ambientalisti - noi il 12 dicembre ci saremo e chiederemo la costituzione come parte civilecontro i responsabili di questo disegno criminoso e chiediamo che anche il sindaco e il presidente della Provincia, già dichiarati parti offese, si costituiscano parte civile. Se vogliamo evitare un caso Ilva anche a Brindisi, occorre chiedere e ottenere la conversione della centrale di Cerano a gas nei prossimi 5 anni".
Gli imputati chiamati a processo sono: Sandro Valery, 61 anni, di Tolfa; Calogero Sanfilippo, 56 anni, nato a Palermo; Luciano Mirko Pistillo, 53 anni, nato a Rovigo; Antonino Ascione 46 anni, nato a Portici; Vincenzo Putignano, 60 anni, nato a Massafra; Fausto Bassi, 41 anni, di Pistoia; Diego Baio, 53 anni, nato a Roma e residente a Galatina; Giammarco Piacente, 58 anni, di San Pietro Vernotico; Fabio De Filippo, 35 anni, di Vico Equense; Lorenzo Laricchia, 58 anni, di Bari; Giuseppe Varallo, 50 anni, di Brindisi; Massimo Distante, 52 anni, di Mesagne; Giovanni Madia, 48 anni, di San Giovanni in Fiore. Nel registro degli indagati ci sono anche i nomi di LucaScreti, 40 anni, di San Pietro Vernotico (titolare della ditta Nubile, addetta alla pulizia del nastro trasportatore) e Aldo Cannone, 59 anni, di Brindisi (titolare della ditta omonima adetta alla sistemazione del carbone presente nel parco unità business dell’Enel).
Quello della dispersione delle polveri minerali, è un problema che in questi giorni viene anche ricordato per lo stabilimento Ilva di Taranto. E le parti in campo stanno cercando una soluzione per intervenire spostando i parchi o alzare delle barriere in grado di proteggere in particolare il quartiere Tamburi dalle polveri.









   
 



 
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