Il Consiglio dei ministri impugna il bilancio della Puglia. Deciso il ricorso alla Consulta sulla legge regionale n. 18 del 3/07/2012 che tratta l’assestamento e "la prima variazione al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2012". Secondo il governo - si legge nel comunicato - la legge contiene "disposizioni in contrasto con il piano di rientro dal disavanzo sanitario e con i principi in materia di ordinamento della finanza pubblica e, pertanto, viola l’art. 117, Comma 3, della Costituzione". Si tratta del passaggio sui cosiddetti "destabilizzati", ossia quei circa 800 tra medici e paramedici in tutta la Puglia per i quali era stata decisa la conferma in corsia per altri sei mesi. Una deroga per la quale la Regione si è battutta - vista la ’fame’ di personale medico negli ospedali, anch’essi falcidiati dalle misure di contenimento della spesa - forte dei 149 milioni di risparmi ottenuti attraverso i tagli. Gli articoli impugnaticonsentivano ai direttori generali di prorogare i contratti a quasi un migliaio di persone fondamentali per mandare avanti la sanità regionale gravemente colpita dalla carenza di personale e dal blocco del turn over imposto dal piano di rientro. E visti i forti risparmi, la Regione aveva anche derogato ai limiti imposti per le singole Asl: regionalizzando le somme a disposizione, sono state ammesse alle proroghe sui contratti anche le aziende sanitarie che, in base ai propri conti, non avrebbero potuto confermare i medici. Al taglio di posti letto si nasconde la costruzione di cinque grandi ospedali, la decisione della Regione Puglia, presa un mese fa. E’ quanto emerge dall’allegato ad una delibera approvata in giunta questi giorni e inviata al ministero per la firma dell’accordo. Questa volta la sforbiciata sarà decisamente lieve e indolore, visto che con la disattivazione di quattordici strutture e l’apertura dei cinque nuovi nosocomi il bilancio finale sarà di cinquanta postiletto in meno. Nulla a che vedere, quindi, con i 2200 posti persi a seguito delle due fasi del Piano di rientro, avviato due anni fa di concerto col governo Berlusconi e concluso all’inizio dell’estate con il nuovo esecutivo tecnico. Solo cinquanta posti in meno, quindi, che però confermano che lo standard di posti letto per mille abitanti in Puglia, restando fermo a circa 3 e mezzo, si attesta al di sotto di quello previsto dalla spending review. Il provvedimento del Governo, definito da Vendola stesso “ammazza Italia” aveva infatti portato lo standard a 3,7 per mille, a scapito dei 4 previsti dal Patto per la salute 2010-2012. Secondo la Regione è un modo per iniziare a prepararsi a quelli che saranno i nuovi tagli previsti nei prossimi dieci anni, visto che proprio “il prossimo decennio – si legge in delibera – è individuato come scenario temporale per la completa realizzazione del piano di investimenti”. Addirittura già dal 2013, quando sarà approvato il nuovo Patto per lasalute, la soglia potrà arrivare a circa il 3 per mille. Intanto con la delibera di giunta è stato reso noto il numero esatto di posti letto per ognuno dei nuovi ospedali assieme all’ammontare esatto degli investimenti. I fondi derivano da due delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica e sono disponibili già dalla fine del 2008, ovvero da pochi mesi dopo l’approvazione del “Piano Tedesco”, provvedimento con il quale la giunta aveva manifestato l’intenzione di costruire in Puglia dodici nuovi nosocomi. In questi giorni non mancheranno i primi tagli di nastro anticipati. Già domani mattina è prevista la conferenza stampa di presentazione del primo ospedale, quello che sorgerà in Valle D’Itria. Con una dotazione di 299 posti letto, per un investimento totale di 72 milioni di euro, sarà costruito a ridosso del tratto di statale che unisce la Provincia di Bari e quella di Brindisi, per la precisione tra le città di Monopoli e Fasano. A presenziare allaconferenza sarà proprio Fabiano Amati, assessore alle Opere pubbliche, di origine fasanese. Assieme all’assessore, ci saranno i sindaci di Monopoli, Fasano, Polignano, Conversano, Alberobello, Cisternino e Locorotondo, comuni che rappresenteranno il bacino d’utenza della nuova struttura. Puntuali sono arrivate anche le polemiche. Il consigliere del Pdl Gianfranco Chiarelli ha diffuso una agenzia del Consiglio Regionale in cui lamenta il mancato invito alla conferenza del sindaco di Martina Franca, città limitrofa al territorio cui l’ospedale farà riferimento. “Imbarazzante – si legge nella nota – apprendere della mancata convocazione. Nonostante ogni sforzo della sinistra di negare l’evidenza, il rischio della chiusura dell’ospedale di Martina Franca è molto più che un semplice timore. Nonostante le promesse elettorali, assistiamo oggi al suo progressivo depotenziamento che lascia ipotizzare una volontà politica della regione di giungere alla definitiva chiusura”. L’opposizioneha quindi promesso di dare battaglia in caso di chiusura dell’ospedale di Martina Franca, circostanza che, almeno dalle notizie diffuse fino a questo momento, non sembra nei piani della Regione. Per far spazio al nuovo ospedale della Valle d’Itria, infatti, ad essere disattivate saranno le strutture di Monopoli e Fasano, per un totale di 227 posti, cui si aggiunge quella di Conversano già chiusa con l’ultimo Piano di rientro. Nel nord della Bat, Andria, Canosa e Corato lasceranno spazio al nuovo Ospedale di Andria, che avrà 375 posti e costerà 90 milioni di euro. Come già era noto, l’investimento più significativo sarà dirottato su Taranto, dove il nuovo “San Cataldo” avrà 715 posti letto e sostituirà il SS. Annunziata e il Moscati, oltre che la struttura di Grottaglie. Ben 214,5 milioni di euro, per un ospedale concepito dopo la decisione di revocare il progetto di costruire il polo San Raffaele in partnership con la fondazione che fu di don Verzè. A soccombere in favore delnuovo ospedale del Nord Barese, invece, saranno Trani, Bisceglie, Molfetta e Terlizzi. La nuova struttura avrà 281 posti e costerà 67 milioni. A concludere il piano, ci sarà l’ospedale del Sud Salento, che con i suoi 387 letti sostituirà i nosocomi di Galatina e Scorrano, per una spesa di 93 milioni di euro. Bilancio finale: 2057 posti letto nuovi e 2107 posti soppressi. Sommati a quelli persi con i piani di rientro degli ultimi due anni, la sforbiciata totale arriva a 2250 unità. E con le indiscrezioni che circolano su quelli che saranno gli standard previsti dal nuovo Patto della Salute nel 2013, sembra che i tagli non finiranno qui.
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