Molte tangenti e poche condanne
 











Quanto costa la corruzione in Italia? E quali sono i suoi effetti collaterali sull’economia nazionale? Le statistiche, innanzitutto quelle rilevate dalla Corte dei conti, dicono che in Italia il conto delle mazzette, dalla pubblica amministrazione alla politica, dagli appalti al vigile che chiude un occhio sulla costruzione abusiva, viaggia attorno ai 60 miliardi di euro. E rappresenta la metà dell’intero fenomeno nell’Unione europea, misurato attorno ai 120 miliardi di euro: in pratica per ogni euro di tangenti che circolano in Europa, 50 centesimi riguardano il nostro Paese. Inoltre, in materia di lavori pubblici, il costo-corruzione per ciascuna opera si traduce in una salatissima tassa che fa lievitare il prezzo dell’opera del 40 per cento. Un fiume di denaro pubblico che poi pesa sul nostro debito e contribuisce a tenere alta la pressione fiscale.
Se dal rilievo del fenomeno lo sguardo di allunga alle possibilità di contrastarlo per viagiudiziaria, i numeri fanno veramente cadere le braccia. La battaglia contro l’illegalità diffusa e capillare appare persa in partenza. Nel 2011, a fronte di 60 miliardi di tangenti ci sono state condanne in primo grado per appena 75 milioni di euro e di 15 milioni di euro in appello. Con i tempi della giustizia italiana, sono soldi che non si riusciranno mai a recuperare. A conferma del fatto che la corruzione non è arginabile soltanto attraverso le sentenze dei tribunali. Piuttosto serve una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini sui danni che derivano da un uso così frequente delle mazzette. E anche in questo caso le statistiche aiutano a capire lo scoglio che abbiamo di fronte: la nostra mentalità, la porosità dei nostri comportamenti. Quasi il 20 per cento degli italiani confessa di avere ricevuto un’offerta o una richiesta di tangenti, mentre il 13 per cento dichiara di avere ceduto al pagamento illegale per accedere a un servizio pubblico: queste percentuali negli altripaesi europei non superano la soglia del 5 per cento.
Infine un danno indiretto, ma altrettanto pesante per il sistema Paese: le tangenti allontano gli investimenti degli stranieri. L’Italia, al momento è al posto numero 69 (nel 2010 eravamo al numero 67) nella classifica, su 182 nazioni, di Transparency International che misura la corruzione percepita. Bene: ogni punto in salita in questa classifica dei cattivi, in materia di legalità, si traduce in una diminuzione del 16 per cento degli investimenti esteri. Se sommate a queste cifre i danni della corruzione con i 100-120 miliardi di euro di tasse evase ogni anno, avete il totale che aiuta a capire perché l’Italia spreca la sua ricchezza e non cresce. Antonio Galdo-affaritaliani.it









   
 



 
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