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Crisi. Il tormentone delle alleanze centrosinistre e centrodestre |
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Le prime piogge, tanto attese, si portano via l’afa ma non certo la crisi. Sono passati dieci mesi dall’insediamento del governo dei tecnici ma gli indici economici volgono tutti al ribasso. Le imprese chiudono, la disoccupazione aumenta, la precarizzazione cresce, i salari precipitano e lo spread resta alto. Eppure si continuano a decantare le lodi del Professor Monti e dei suoi allievi che come dice lo stesso Bonanni fanno cose che anche suo zio riuscirebbe a fare. Centrosinistri e centrodestri, invece, proseguono nel loro ruolo di camerieri: zittiti e redarguiti ora dal Colle ora da Palazzo Chigi. La speranza degli uni e degli altri è legata solo alla prossima scadenza elettorale, pensando ancora di poterla fare franca. E così il balletto delle alleanze domina le loro riunioni, sempre più deserte e per soli nonnini. Abbiamo aperto gli ombrelloni con il tormentone, nel centrosinistra, del menage a trois: Bersani, Casini e Vendola,mentre nel centrodestra con l’amletico dubbio del ritorno del Cavaliere. Il tormentone non solo resta ma ci toccherà pure sopportarlo fino alla prossima scadenza elettorale. La preoccupazione di queste coalizioni dell’uno e dell’altro schieramento sembra solo quella della conservazione per continuare a tenere le mani nella marmellata. Gli uni e gli altri sembrano solo preoccuparsi di dare all’esterno un messaggio di diversità che da anni ormai nessuno più vede. Bersani dice sì a Casini però poi sceglie Vendola nella prosecuzione del rigore montiano, benché lo sciupamaschi prometta una discontinuità qualora dovessero vincere; nel centrodestra si vive solo nell’attesa che Berlusconi sciolga la riserva sul suo ritorno in campo. Francamente che torni o che resti dietro le quinte poco ci importa, anche perché sul piano della credibilità si è dimostrato poco affidabile. Un giorno tuona contro l’euro e un minuto dopo ne tesse le lodi; un giorno critica il Colle e un secondo dopo ribadisce lasua vicinanza a Napolitano; un giorno parla di diversità dei programmi e un minuto dopo rimette la divisa da cameriere. Nel mezzo ci sta Grillo e il suo Movimento 5 Stelle, oltreché il partito di Di Pietro e la Lega. Fare politica sul web non significa affatto essere capaci di governare e di offrire una proposta alternativa. E le difficoltà che incontra la giunta di Parma retta dal grillino Pinzarotti confermano quanto sia facile criticare e quanto sia poi complicato governare. Il partito di Di Pietro appare come una sorta di specchio di cristallo pronto ad andare in mille pezzi al minimo urto. E poi appare poco credibile per via del suo zigzagare tra vendoliani, post-comunisti e post-democristiani. Oltretutto la sua opposizione al governo Monti sembra solo dettata dalla paura di perdere consensi a favore del M5S. Vendola poi mostra tutta la debolezza della proposta di centrosinistra nell’alleanza non alleanza con Casini. Come si può conciliare la proposta di chi vuole la prosecuzionedelle politiche montiane con chi dice di avversarle? Per non parlare poi della questione dei diritti civili e soprattutto delle politiche del lavoro che vedono su campi opposti centristi e vendoliani. Dalla resa di Berlusconi sono passati dieci mesi ma nulla è cambiato. Nemmeno il peso di Napolitano è venuto meno. Senza lo chef del Colle la portata lacrime e sangue di Monti non sarebbe mai passata. Non solo ha messo in riga Bersani e lo stesso Berlusconi ma ha costretto anche Vendola a trasformarsi in pecorella. Ogni portata poi è stata condita con il peperoncino europeo, facendo credere che quello nazionalista ci avrebbe portato ad una sete irrefrenabile. Eppure tutti gli indici economici sfatano questa leggenda europea. Non si capisce come si possa ancora dire che l’euro ci ha salvati. Da cosa? michele mendolicchio
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