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Pd-Pdl-Udc-Sel, i reggicalze di Monti e dei mercati |
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Più si avvicina il voto e più i reggicalze di Monti tendono a restare al loro posto, benché dicano il contrario. A confermare questa tesi c’è la questione porcellum. L’impressione è che non si voglia voltare pagina ridando agli elettori il diritto di scelta dei propri rappresentanti seppur in condivisione con i collegi uninominali. La paura di ritrovarsi il M5S primo partito e magari con il 15% di premio di maggioranza frena ogni cambiamento. Oltretutto c’è la spina del rottamatore Renzi che la vecchia dirigenza del Pd vuole togliersi in modo indolore allontanando lo spettro delle primarie. Come abbiamo avuto modo di dire in altre occasioni il rottamatore fa paura per il semplice motivo che se dovesse battere Bersani per i notabili ci sarebbe solo il tempo di fare le valigie. E questo poi varrebbe anche per tutti gli altri che vegetano in Parlamento da oltre 30 anni. “La selezione della classe dirigente non è un concorso di bellezza” questal’ironica risposta di D’Alema ai damerini della nidiata Renzi. Il capo del Copasir è una vecchia volpe d’area che sa come fermare le nuove leve, magari con un bel calcio agli stinchi. “Il problema di Renzi è Renzi” aggiunge sarcasticamente l’ex segretario dei Ds “è sceso nell’agone non solo per rottamare ma per litigare con tutti: ha litigato con Bersani, con Vendola, con la Bindi e con Casini”. E soprattutto gli attacchi a quest’ultimo lo irritano particolarmente, anche perché si tratta di un suo pupillo. Da tempo infatti il leader centrista rientra nella strategia dalemiana. E guai a chi intralcia questa unione. Il messaggio è rivolto soprattutto a Vendola che in più di una occasione ha ribadito di non gradire la presenza di Casini, in quanto politicamente antitetici. Dalla questione delle nozze gay alle politiche del lavoro è chiaro che le distanze tra i due sono abissali e tali da non ipotizzare nessun tipo di matrimonio. Però le nozze con i fichi secchi si possono sempre fare. Eda questo D’Alema sta lavorando. La soluzione è bella che trovata: al voto ognuno per proprio conto per poi ritrovarsi tutti al banchetto di nozze. Ma non è affatto detto che la ricetta entri in gioco subito ovvero con le prossime elezioni. La cosa più probabile infatti non è legata alla vittoria sul campo della coalizione di centrosinistra ma ad una più che certa edizione dell’ammucchiata, con la sola novità di Vendola. E quindi i reggicalze di Monti o di un altro banchiere non saranno più tre ma quattro. D’altronde Casini è stato chiaro: larghe intese nel solco dei professori. E così anche lo sciupamaschi sarà costretto ad un menage insolito. Tornando alla riforma della legge elettorale anche Monti ha voluto dare un contributo, naturalmente sobrio. Il presidente del Consiglio si associa all’invito di Napolitano affinché i partiti partoriscano presto una buona legge. “All’estero -spiega- non interessa tanto sapere chi governerà dopo, ma se la politica in Italia recupererà ungrado di responsabilità e di capacità decisionale come quella che è necessaria per governare un paese moderno e uscire definitivamente da una situazione di crisi”. Certo se dobbiamo stare a questo ragionamento del Professore non possiamo che essere… in totale disaccordo. Se uscire dalla crisi s’intende fare carne di porco della dignità dei lavoratori e dei giovani allora non possiamo che stare su posizioni opposte. E criticare senza indugio tutte le sue politiche di rigore fin qui messe in campo e la sua corte di reggicalze centrosinistri e centrodestri. Altro che salvataggio e messa in sicurezza: disoccupazione in crescita, facilità di licenziare, salari al ribasso, tasse alle stelle e povertà a iosa. E poi hanno pure il coraggio di dire che l’esperienza andrà protratta anche nella prossima legislatura. L’unica cosa buona è che Napolitano è giunto a fine mandato, altrimenti anche sognare sarebbe impossibile. Però temiamo che il successore non sarà da meno, visti i nomi che sifanno. Comunque sia i mercati, almeno stando al pensiero montiano, gradirebbero una legge elettorale sobria per evitare una discontinuità con le misure lacrime e sangue messe in atto dal suo governo. Che si faccia o no la riforma della legge elettorale poco ci importa anche perché il pallino resterà sempre nelle loro mani e dei mercati non certo dei cittadini.michele mendolicchio
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